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La Pma, la Lombardia e i problemi causati dal Covid

di Gregorio Mammì

13 SET - Gentile direttore,
oggi si torna a parlare del tema della Procreazione Medicalmente Assistita per l’annuncio dello sbarco a Milano della fiera dell’utero in affitto. Un evento che ha l’unico merito di aver riportato all’attenzione della stampa un argomento che riguarda un aspetto molto personale, delicato e importante della vita delle famiglie lombarde.

Come Movimento 5 Stelle lo abbiamo sempre seguito nelle sedi istituzionali cercando di migliorare in ogni modo l’infrastruttura sanitaria perché Lombardia con i suoi 54 centri accreditati e registrati dall’Istituto Superiore di Sanità e il progetto di Banca dei gameti dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda si colloca come un’eccellenza a livello nazionale. Merita dunque la nostra attenzione come rappresentanti delle istituzioni.

Non mancano però i problemi e i primi sono legati alla pandemia. In Lombardia le liste di attesa si sono allungate a dismisura e oggi chi si rivolge ai nostri centri specializzati si sente rispondere che prima di un anno e mezzo non c’è posto in nessuna struttura. E si parla solo dell’accesso alle liste d’attesa: per avere la speranza di aver un figlio l’attesa dura anche quattro anni, abbattendo così le possibilità di un buon esito delle procedure.

Ma sono criticità a cui un sistema organizzato per dare il meglio delle proprie possibilità può dare risposte soddisfacenti. Ecco perché fin da subito ci siamo occupati delle sue fondamenta cercando di proporre soluzioni e miglioramenti: un esempio è la nostra dipendenza dall’estero per il rifornimento di gameti e la carenza di donatori. Con un Ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle a luglio in sede di assestamento del bilancio regionale abbiamo chiesto proprio di “prendere le opportune iniziative al fine di incentivare centri fornitori di gameti all’interno dei confini nazionali, anche promuovendo le opportune iniziative di sensibilizzazione sul tema della donazione”. L’Amministrazione regionale non lo ha approvato, ma noi insisteremo perché pensiamo a un sistema nazionale che per avere un futuro deve potersi basare su radici italiane.

Un altro esempio di basi da cui partire potrebbe essere una razionalizzazione dei criteri di accreditamento di cliniche e centri specializzati: al momento non esistono indicatori per controllare il tasso di successo e insuccesso dei cicli di PMA per ciascun centro, servirebbe dunque capire se le regole necessitano di una revisione. Stabilire chi può essere accreditato infatti è una decisione molto delicata soprattutto quando mancano alcuni elementi che mi pare siano fondamentali come un indice di successo o insuccesso delle procedure legate ai singoli centri accreditati o le professionalità presenti in un centro.
E sempre per parlare delle radici su cui fondare il nostro sistema, devo sottolineare il paradosso della mancanza di una statistica sull’infertilità maschile: gli esami di questo genere rientrano sotto il cappello amministrativo delle prestazioni di urologia, scorporare questi dati potrebbe dunque essere una strada per avere un ulteriore strumento per pensare e realizzare le migliori politiche sul tema. Con questo scopo abbiamo provato a muoverci in questa direzione promuovendo uno screening sull’infertilità maschile, ma l’Amministrazione regionale ha bocciato anche questa proposta.
 
Un altro miglioramento sarebbe un efficientamento della diagnosi pre-impianto che ancora sconta difformità inaccettabili per una Regione come la Lombardia. E un miglioramento del sistema di rimborso delle prestazioni sanitarie: oggi non c’è distinzione tra chi compra gameti e chi effettua le diagnosi e segue i cicli, quando basterebbe scorporare il costo dei gameti da quello delle prestazioni sanitarie per permettere un più efficace utilizzo delle risorse messe a disposizione da Regione.

E infine bisognerebbe parlare una volta per tutte di embrioni: secondo la legge, devono essere conservati secondo regole precise, ma oggi è impossibile sapere nel dettaglio quanti siano, dove e come vengono crioconservati perché manca un censimento generale. Un altro aspetto su cui dovremo lavorare a livello istituzionale per poter consolidare la nostra infrastruttura sanitaria.

Il lavoro insomma è tanto, ma noi siamo pronti ad affrontare questa sfida oggi come lo siamo stati negli anni scorsi: sappiamo dove agire e il costante rapporto con gli operatori sanitari ci permette di avere una visione completa e dettagliata del tema. Speriamo che non ci manchi l’appoggio e l’ascolto dell’Amministrazione regionale di centrodestra, perché almeno a parole si sono sempre dichiarati difensori dei valori della famiglia come valore e elemento del corpo sociale. Questo è il momento in cui possono dimostrarlo con i fatti.  
 
Gregorio Mammì
Consigliere regionale della Lombardia del Movimento 5 Stelle

13 settembre 2021
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