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Il terapista occupazionale nella riabilitazione post ictus

di G.Casu, C.Parone

26 MAR - Gentile Direttore,
AITO e la sezione Terapisti Occupazionali della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN) si impegnano a valorizzare le raccomandazioni cliniche basate sull’evidenza per la persona con disabilità derivante da ictus cerebrale. Nei prossimi giorni, verranno inviate le raccomandazioni alle Direzioni Sanitarie, con l’invito a metterle in pratica a partire dall’inserimento della figura dei Terapisti Occupazionali (TO) negli organici delle strutture.
 
Quando si discute il fabbisogno, auspichiamo che Regioni, Università e Ministeri considerino quanto evidenziato dalla ricerca, per consentire, con l’incremento del numero dei TO, non solo un risparmio in termini economici, ma anche una riduzione del carico assistenziale alle famiglie e una migliore definizione dei percorsi riabilitativi con l’obiettivo di raggiungere una qualità di vita migliore per le persone con esiti di ictus.
 
E’ stato recentemente pubblicato il manuale “Clinical Pathways in Stroke Rehabilitation”, ad accesso libero, raccolta di raccomandazioni cliniche basate sull’evidenza, edito da Thomas Platz.
 
Nel testo è esplicitato che la riabilitazione per l'ictus inizia nell'ambito dell'assistenza acuta e in molti casi accompagna la persona per tutta la vita. Si svolge in vari contesti sanitari, dall'unità di cure intensive, alla struttura di riabilitazione, alla clinica ambulatoriale, alla comunità e al domicilio. Per affrontare la disabilità complessa che può derivare dall’ictus cerebrale, è essenziale un team interdisciplinare di professionisti con competenze complementari. Le discipline principali nella maggior parte delle unità di riabilitazione per ictus dovrebbero includere neurologia e medicina riabilitativa, infermieristica, terapia occupazionale, fisioterapia, logopedia e gestione dei casi/lavoro sociale (Teasell et al. 2016[1]). La riabilitazione per l'ictus ha migliori risultati quando è svolta in team (Stroke Unit Trialists'Collaboration 2013[2]).
 
In un contesto iperacuto, il team di assistenza deve includere almeno un medico con esperienza nella riabilitazione dell'ictus, il logopedista, il fisioterapista, il terapista occupazionale e l’infermiere, tutte figure specializzate nella cura dell'ictus (Boulanger et al.2018[3]). In questa fase, l'obiettivo principale della riabilitazione dovrebbe essere quello di prevenire complicazioni precoci e valutare la sicurezza e la fattibilità della mobilizzazione precoce (Coleman et al. 2017[4], Winstein et al.2016[5]).
 
La riabilitazione dell’ictus dopo la stabilizzazione clinica è il livello successivo di assistenza. Come descritto nel manuale, in questa fase, gli interventi dovrebbero essere interdisciplinari, intensivi, stimolanti e adattati alle esigenze individuali dei pazienti. Il team deve decidere se è possibile una dimissione sicura in casa o se il paziente deve essere trasferito in una struttura specializzata per continuare la riabilitazione multidisciplinare integrata. Per un funzionamento ottimale gli autori raccomandano, tra l’altro, che lo spazio fisico e l'ambiente siano adeguati al numero di pazienti che la struttura può accogliere e che il team multidisciplinare includa tra le categorie di personale i Terapisti occupazionali. La struttura deve avere aree terapeutiche dedicate, ad es. per fisioterapia, terapia occupazionale e logopedia, ed inoltre è consigliato uno spazio per servizi di rete sociale e per il reinserimento della comunità.
 
I rapporti ideali tra personale e paziente non sono stati valutati in modo ottimale e differiscono in vari contesti. Si consiglia di considerare il rapporto di non più di 10 pazienti per terapista occupazionale.
 
Anche la struttura ambulatoriale deve essere progettata per offrire una riabilitazione multidisciplinare. I pazienti devono avere accesso a tutte le terapie e agli interventi necessari. Tra i servizi disponibili deve essere incluso quello di terapia occupazionale al fine di apprendere la gestione delle attività proprie della quotidianità e favorire la ripresa lavorativa.
 
Una volta che i pazienti sono stati dimessi a casa, è importante continuare con la riabilitazione, integrando la riabilitazione guidata dalla famiglia con l'assistenza ambulatoriale o la Riabilitazione basata sulla comunità (RBC), che può essere più efficace nell'affrontare la “partecipazione”: questioni come il ritorno al lavoro e l'accesso alla comunità, o utilizzando il monitoraggio tramite la tecnologie informatiche o app dedicate.
 
È importante stabilire una rete adeguata di sorveglianza al fine di prevenire il declino nel tempo dello stato funzionale e del livello di partecipazione dei sopravvissuti all'ictus. La ricerca raccomanda un supporto di assistenza a lungo termine e un programma di riabilitazione sostenuta per i pazienti con ictus, che può essere fornita tramite centri di assistenza primaria nella comunità.
 
Gabriella Casu
Rappresentante Terapisti occupazionali SIRN
 
Christian Parone
Presidente AITO
 
Note:

[1]Teasell R, Foley N, Hussein N, Speechley M (2016b) The elements of stroke rehabilitation. In: Teasell R, Foley N, Hussein N, Speechley M (eds) Evidence-based review of stroke rehabilitation, 17th edn. London, Ontario, Canada, Sockit Solutions

[2]Schünemann H, Brożek J, Guyatt G, Oxman A (2013) GRADE handbook for grading quality of evidence and strength of recommendations. The GRADE Working Group. Updated October 2013. 


26 marzo 2021
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