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Se la spending review si fa sul diametro dei piatti della mensa

di Calogero Spada

10 APR - Gentile Direttore,
è da qualche tempo che giornalmente sentiamo parlare e leggiamo (anche in QS) di “regionalismo differenziato” ed ancora stentiamo a capire bene, tra differenti versioni, di cosa si tratti. Muovendo le orme da quanto già posto alla attenzione in un precedente contributo, vorrei analizzare fenomeni più ordinari, sotto gli occhi di tutti gli attori coinvolti a vario titolo nelle attività sanitarie, che pure sono “variati localmente” e che per analogia vorrei riunire nell’appellativo di “aziendalismo differenziato”, con esso intendendo la spasmodica ricerca e studio di cervellotici sistemi di pseudo spending review che le Aziende Ospedaliere vogliono insistere a sviluppare.
 
E così ei servizi mensa si passa, con la scusa di ottimizzare le tanto evocate “grammature”, dall’utilizzo generalizzato del piatto piano da 32 cm a quello da 24, dalla presenza alla assenza del dessert, dalla sempre più ristretta gamma di bevande (per legge tutte analcoliche) fino alla semplice acqua.
 
Nei servizi di pulizie si passa a “sistemi certificati” in titolo, ma di fatto sempre più sbrigativi ed inefficaci, (tutte le operazioni sono effettuate a “olio di gomito” senza alcun apparecchio elettrico), con carichi di lavoro sempre maggiori e turni stressanti per gli operatori.
 
Possiamo anche aggiungere che nei servizi interni, non ancora ceduti a chicchessia, pur di non includere nei piani organizzativi aziendali strategici una opportuna equipe di dirigenza sanitaria, non si riescano nemmeno ad organizzare turnistiche di lavoro rispettose della normativa vigente.
 
Qualcuno domanderà: ma i sindacati? Le RSU? Sveliamo subito come operano.
Per quanto alle seconde, ammesso che trovino del tempo da dedicare al di fuori delle proprie vitali lotte intestine, praticamente sono degli assenti cronici, ed ora che cominciano a capirci qualcosa di cosa dovrebbero fare (sussistendo il numero legale), è ora di nuove elezioni.
 
Per quanto ai primi, distinguiamo, durante le sedute di trattativa, due sottocategorie: i parlatori e gli elementi di arredo. Mentre i secondi restano muti come una cintura di asteroidi alla periferia di un sistema solare con al centro i rappresentanti strategici, i primi, con funzione di pianeti rocciosi o gassosi, parlano trovando ogni possibile obiezione alle proposte del “Re Sole” Azienda.
 
Tutto ciò però soltanto nella prima seduta, perché nella seconda tutti, parlatori e complementi d’arredo cessano ogni attività/stazionarietà e firmano i piani Regali, ovviamente a testo invariato rispetto alla prima seduta. Come in ogni sistema planetario che si rispetti, vi sono anche i casi di pianeti e planetesimi (per il più instabili o ribelli) che per strani ed imperscrutabili giochi gravitazionali, sono “espulsi dal sistema” … invece tutti gli altri possono continuare a “gravitare” nel sistema del Re Sole Azienda.
 
Alla fine, però, i lavoratori non capiscono come mai, malgrado i risultati vantati dalle varie sigle sindacali, abbiano la più netta sensazione che, tra l’aumento dei carichi di lavoro e la turnistica da decathlon (se sbagli ritardando o anticipando anche soltanto una timbratura, magari anche semplicemente cambiando la postazione marcatempo, addio a RAR, vestizione, incentivi ed indennità di turno), tutto continui inesorabilmente a peggiorare …
 
Qualcuno adesso obietterà: cosa c’entrano tutte queste cose con i pazienti e con la salute pubblica?
 
Risposta: alla fine tutto ciò si ripercuote proprio sui servizi destinati ad entrambi. Non bisogna essere dei top manager per capire che il sistema salute è un vero e proprio ecosistema: se tutti stanno bene, tutti possono avere garanzia di continuare a star bene.
 
Ai dirigenti generali delle aziende sanitarie ed ai loro diretti collaboratori dovrebbe giungere il messaggio che non è possibile scambiare una logica (peraltro anche solo apparente, perché l’economia collegata è invece da capogiro) di risparmio corrosivo tendente a zero per una ottimizzazione della spesa (se investi in concreto zero, hai zero) e che l’articolo 32 della Costituzione Italiana vale anche per i cittadini impegnati a vario titolo nella tutela della stessa salute pubblica: non si può produrre salute pubblica a scapito di una parte di essa. 
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS
Specialista TSRM in Neuroradiologia


10 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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