Medici precari. Le proposte Fismu
di Emanuele Cosentino
10 APR -
Gentile Direttore,
il nostro obiettivo dovrebbe essere cancellare la parola “precario” dal vocabolario della sanità. Da diverse settimane si sono ormai sprecati giudizi, programmi, critiche su cosa e come fare a gestire quella galassia che costituisce il precariato medico in tutta l’Italia, una situazione potenzialmente esplosiva, più generazioni di medici tra i 30 e i 50 anni circa, che lavorano da anni nel SSN e per il SSN senza certezza per il futuro, e che rende altrettanto complicato l’ingresso dei medici più giovani.
Associazioni, Sindacati, Autorità, Società scientifiche e movimenti politici sono intervenuti a dire la propria spesso mettendo dei paletti, più o meno giustificabili, nell’interesse e/o a difesa (?) di un presumibile “proprio orticello”.
E allora…. Abbiamo carenze per circa 25mila medici, c’è da capire il reale impatto di quota 100, e rimangono circa 10mila medici nell’imbuto formativo che progressivamente, di anno in anno, tendono ad aumentare.
Non ci vuole molto ad immaginare la progressione delle azioni con cui è possibile rendere tutti soddisfatti:
1. Consentire, anche attraverso uno specifico esame di idoneità, a tutti i medici convenzionati a tempo determinato, prevalentemente medici dell’Emergenza Sanitaria Territoriale ma anche della Continuità Assistenziale (cosiddetti “equivalenti”), con almeno ventiquattro mesi di anzianità continuativa il passaggio a tempo indeterminato, andando a coprire almeno solo una piccola parte delle gravissime carenze presenti in tutte le regioni, dove spesso si è andati oltre le convenzioni con contratti sinceramente improponibili.
2. Consentire a tutti i medici convenzionati a tempo determinato, con meno di 2 anni di anzianità continuativa la frequenza in soprannumero al CFSMG.
3. Rivalutare in maniera adeguata e in termini prospettivi il numero degli Accessi al CFSMG, attraverso una seria analisi statistica dei fabbisogni regionali, considerando anche l’istituzione della nuova Medicina Penitenziaria, che dovrebbe comunque avere un percorso affine ma differenziato per le specifiche caratteristiche di tale branca.
4. Riformare e prevedere un corso parallelo per l’Emergenza Sanitaria Territoriale magari con incremento delle ore previste soprattutto in termini di attività pratiche e di affiancamento formativo.
5. Incrementare di almeno un terzo il numero degli accessi alle Scuole di specializzazione, soprattutto per quelle afferenti all’Emergenza-Urgenza, e rivalutare quello relativo ad altre Scuole in termini di prospettive attraverso una seria analisi statistica dei fabbisogni e inserendo la fase professionalizzante già dal secondo anno di frequenza delle stesse.
6. Consentire ai medici dell’Emergenza Sanitaria Territoriale con almeno cinque anni di anzianità, attraverso specifico esame di idoneità, il passaggio a Dirigenza Medica, al fine di garantire una continuità del sistema e supportare in questa fase transitoria i Pronto soccorso in eterna carenza di personale.
7. Consentire ai medici che ricoprono mansioni diverse rispetto a quelle originarie, a seguito di inabilità conseguita, una diversa modalità contrattuale che ne consenta il pieno e ordinato utilizzo, finalizzato a garantire i servizi ai cittadini.
Questi provvedimenti, che sottoporremo, come Fismu, ai Ministri interessati, alle parti e ai decisori politici, alle altre OO.SS. e alle Regioni, dovrebbero essere in grado nel giro di due anni di restituire sicurezza e stabilità al sistema, certezze e prospettive a medici giovani e meno giovani, e conseguentemente una sanità migliore ai cittadini.
Troppa è la confusione e senza certezze e prospettive, tutti lavorano male. Cancelliamo insieme la parola “precario” dal vocabolario della sanità.
Emanuele Cosentino
Dirigente Nazionale Fismu - Area 118 - Emergenza-Urgenza Convenzionata
10 aprile 2019
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