Etica e pluralismo. Un master per approfondire i problemi in modo adeguato
di Maurizio Mori
14 GEN -
Gentile direttore,
nel discorso al corpo diplomatico accreditato in Vaticano del 7 gennaio 2019, papa Francesco ha sottolineato l’importanza che l’Onu ricopre nella politica internazionale per il mantenimento della pace nel mondo che oggi è minacciata da svariati fattori, alcuni dei quali derivanti dalla rinascita di atteggiamenti di chiusura connessi ai nuovi sovranismi o nazionalismi.
Per rimediare ha avanzato una proposta richiamando esplicitamente il discorso tenuto a New York, al Palazzo di Vetro, il 4 ottobre 1965 da Paolo VI, primo papa recatosi in visita all’Onu (ricevuto da Amintore Fanfani) e proclamato Santo proprio da Francesco lo scorso anno. In questa prospettiva ha sottolineato l’importanza della diplomazia multilaterale, la quale si basa sul “primato della giustizia e del diritto: «Voi – diceva Papa Montini – sancite il grande principio che i rapporti fra i popoli devono essere regolati dalla ragione, dalla giustizia, dal diritto, dalla trattativa, non dalla forza, non dalla violenza, non dalla guerra, e nemmeno dalla paura, né dall’inganno»”.
Fin qui, l’impostazione del discorso di papa Francesco sembrava essere azzeccata e difficilmente criticabile. Infatti, pochi giorni prima, il 10 dicembre 2018 si era celebrato il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che costituisce la Carta fondatrice dell’Onu stesso, e nel 2019 ricorre il 30° anniversario della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, una delle proposte Onu più influenti: circostanze a favore della scelta fatta.
Eppure, organi di stampa hanno criticato la scelta fatta perché l’Onu sostiene la globalizzazione e impone ideologie anti-nataliste: diffonde la contraccezione e il controllo delle nascite (aborto), pratiche che negli ultimi tempi sono giustificate col catastrofismo ecologico e l’allarmismo sui cambiamenti climatici. Insomma l’Onu sarebbe organizzazione anti-vita e quindi non avrebbe dovuto essere additata a esempio dal papa.
Come si vede, questioni di bioetica restano al centro di dibattiti più ampi e generali che coinvolgono organizzazioni che in qualche modo strutturano la nostra esistenza. Ma è vero che l’Onu promuove il controllo delle nascite? E in che forma? Che relazioni ci sono tra il controllo delle nascite e la promozione della salute riproduttiva delle persone? È un bene che si promuova la salute riproduttiva, o questa è nozione fittizia? Esistono i diritti riproduttivi? E fino a dove si estendono?
Sono questi problemi che richiedono una certa attenzione e che non possono essere risolti in poche battute. Per approfondirli in modo adeguato, forse non basta la ricerca estemporanea in internet, ma si richiedono momenti più strutturati e dedicati. Un Master in bioetica può offrire un’occasione capace di dare quell’impostazione di base sulla scorta della quale sviluppare le proprie considerazioni in autonomia.
Quest’opportunità viene accresciuta dal
Master in Bioetica, Pluralismo e Consulenza Etica promosso dall’Università di Torino, che propone come centrale l’impostazione aperta al pluralismo delle prospettive etiche. In altre parole, attraverso il confronto critico delle diverse posizioni, si vogliono offrire gli strumenti concettuali per sollecitare l’elaborazione di una propria posizione. Anche sui rapporti tra diritti umani e bioetica ci sono posizioni diverse, che saranno attentamente esaminate: un motivo in più per prendere in considerazione quest’opportunità.
Maurizio Mori
Direttore del Master in Bioetica, Pluralismo e Consulenza Etica - Università di Torino
14 gennaio 2019
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