Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Venerdì 22 NOVEMBRE 2024
Lettere al direttore
segui quotidianosanita.it

La sanità convenzionata non riduce le liste d’attesa

di Nick Sandro Miranda

14 GEN - Gentile Direttore,
in occasione dei 40 anni dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale desideravo esternare un pensiero. La legge del 23 dicembre del 1978 n.833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, non è stata solo una riforma del servizio sanitario, ma un vero e proprio progetto sociale. Essa prevedeva una presa in carico della salute nella sua totalità spaziando, forse unico paese al mondo, nei vari ambiti dei determinanti della salute (sociale, comportamentale, ambientale, alimentare, lavorativo).
 
Oggi però a prevalere sono i determinanti commerciali della salute. I loro portatori d’interesse, consapevoli di agire in un mercato potenzialmente infinito, condizionano i media, quando non li detengono. Ne deriva una narrazione a senso unico che plasma le menti. Inoltre, tramite i loro gruppi di pressione condizionano le decisioni politiche che sempre più favoriscono la sanità “integrativa” (in realtà sostitutiva). Tuttavia, a fronte di una sempre maggiore privatizzazione della sanità, le proposte salvifiche si stanno rivelando ingannevoli e si ritorcono contro i loro propugnatori.
 
Un esempio è la promessa di ridurre le liste d’attesa. In Lombardia, regione che più di altre esternalizza i servizi, le liste d’attesa sono sempre più lunghe.
 
Si tratta della conferma che la sanità, a partire da quella “convenzionata”, non riduce le liste d’attesa semplicemente perché aumenta il consumismo sanitario. E non si riduce neanche la spesa sanitaria complessiva, come d’altronde dimostrato nei paesi dove prevale la sanità “integrativa”.
 
A questo Paese serve una politica illuminata che prenda atto della realtà: la sanità integrativa (di fatto sostituiva/duplicativa) non risolve i problemi, li peggiora.
 
A questo Paese serve informare i cittadini in maniera onesta. Ad esempio, quanti sono i cittadini a conoscenza del fatto che il benefit del welfare aziendale sostituisce l’aumento dello stipendio penalizzando l’ammontare del TFR e del monte pensione? Se ne fossero consapevoli, non aderirebbero con tanto entusiasmo alla proposta del datore di lavoro che ne trae il vantaggio fiscale. I sindacati dei lavoratori sono consapevoli di questo autogoal?
 
Nick Sandro Miranda

14 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Lettere al direttore

lettere al direttore
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy