I giovani medici, la ‘Quarta riforma’ e la speranza nel futuro
di E.F. Tibaldeo, E. Pompili, A. Savi (Medici per il futuro)
18 NOV -
Gentile direttore,
come componenti dell’associazione “medici per il futuro”, un gruppo di giovani impegnato a capire i problemi della nostra professione e del nostro futuro, traiamo spunto dall’ultima pubblicazione
(La Quarta Riforma) del Prof. Cavicchi (uno dei più importanti intellettuali del panorama attuale in ambito sanitario) e vorremo condividere con Lei, le nostre riflessioni.
“La Quarta Riforma” è stata definita un break through cioè un pensiero che per la sua forza intellettuale “rompe” soprattutto le false certezze del “senso comune”.
Il prof. Cavicchi si batte da tempo contro il senso comune della sanità e questo è il suo (nostro) vero nemico da sempre (come dimostrano i suoi libri: la trilogia cioè il libro bianco, rosso e verde o “il pensiero debole della sanità” o ancora “il riformista che non c’è”) e suggerisce a noi giovani che bisogna essere “eretici” (dal greco Hairetikos: colui che è capace di scegliere; da Aireo: scegliere, Online Etymology Dictionary) nel senso che bisogna saper scegliere e decidere le condizioni per esprimere la nostra professione.
Pertanto vorremmo che la nostra professione fosse fondata sul valore dell’autonomia e quindi su quello della scelta.
Ne “la questione medica” si è spiegato come il medico odierno rischi di non poter più scegliere cosa sia adeguato al malato, perché costretto ad attenersi ad un rigido procedurismo che mette in secondo piano la complessità del paziente e l’autonomia del medico stesso, inoltre ci siamo resi conto che nessuno pensa a noi in termini di futuro (come mai un libro che dovrebbe essere stato scritto da medici è invece scritto da un outsider?), e la cosa più sconcertante è che nemmeno noi giovani lo facciamo.
La tendenza generale è di lottare per procura con la speranza o l’illusione che qualcuno arrivi e ci tolga le castagne dal fuoco in extremis.
Noi siamo sia responsabili che vittime di questa situazione, perché ci consegnano in mano un futuro incerto e conviviamo, per scelta o passività, con il mantenimento di uno Status Quo che ci mantiene prigionieri nel presente e abbiamo come unica preoccupazione quella di tirare a campare e di tutelare gli interessi di chi è sistemato nel sistema (magari con la speranza di entrarci).
La “quarta riforma” ha anche lo scopo di trasmettere il sapere e le esperienze cioè la “memoria storica”:
“
ai giovani della sanità oggi nella sanità senza prospettiva e futuro serve conoscere come sono andate le cose, conoscere a fondo i problemi con i quali hanno a che fare, sapere perché si impongono certe soluzioni e non altre, conoscere le contro-prospettive. La memoria storica, serve prima di ogni altra cosa a non fare errori, e più precisamente a non ripetere gli errori che sino ad ora sono stati fatti, cioè a imboccare la strada giusta del cambiamento”.
Ma perché noi giovani avremmo bisogno della memoria storica per imboccare la strada del cambiamento? Perché “siamo come nani sulle spalle di giganti” e solo la comprensione di ciò che si è fatto in passato, ci permette di ambire al cambiamento e recuperare la situazione riparando, prima di ogni altra cosa, agli errori fatti e non a nasconderli.
A fronte di questo quadro certamente “non facile” è del tutto comprensibile se le parole del prof Cavicchi ci abbiano colpito:
“
la vera differenza tra le generazioni della sanità che si sono succedute dalla riforma del 78 ad oggi, è la quantità e la natura dei limiti. Voi giovani già oggi professionalmente avete più limiti rispetto a chi vi ha preceduto ma siccome siete giovani e la strada è lunga, nel tempo “a condizioni non impedite” i limiti cresceranno e siccome i limiti limitano, sarete voi più di chi vi ha preceduto a rischio di inconseguenza e di indeterminazione professionale”.
E poi il resto:
“
Sappiate cari giovani che sia la sanità pubblica che la medicina ippocratica nell’invarianza non sono difendibili. Se i giovani della sanità vogliono fare al meglio il loro mestiere, qualunque esso sia, essi sono costretti a riformare e a cambiare le cose, perché se le cose non cambiano le loro professioni, il loro futuro lavorativo, i loro stipendi, i loro ideali di vita ne soffriranno e non poco”.
Si comprenderà così, patatine fritte a parte, il nostro interesse verso la proposta del Prof. Cavicchi:
“La “quarta riforma” come idea generale è una speranza di futuro e i futuri in sanità sono tanti, più corti e più lunghi, come le patatine fritte nel cartoccio. Tutti i futuri sono importanti ma quelli più significativi sono quelli che hanno più tempo quindi quelli dei giovani. A costoro in particolare dico diamoci una svegliata agli altri di aiutarli con la loro memoria storica e l’esperienza e se possibile di non ostacolarli troppo”.
Noi, nel nostro piccolo, con i nostri mezzi, discutendo tra noi, abbiamo capito che con l’aria che tira senza una “quarta riforma” la strada che ci aspetta non è solo in salita ma irta di difficoltà.
Per cui vogliamo rivolgerci ai giovani come noi, ai giovani che si sono organizzati nei sindacati, come specializzandi, come studenti, come neolaureati: cosa aspettiamo a far sentire la nostra voce? Che senso ha essere presenti nelle organizzazioni se le organizzazioni stesse restano del tutto sorde ai nostri problemi? Diamoci una svegliata.
La nostra associazione “Medici per il Futuro” crede che possa esistere la figura di medico autonomo e ippocratico e che tale figura possa inserirsi ed essere il punto di svolta per una medicina riformata nella sostanza e non solo nella struttura.
Abbiamo speranza che qualcosa possa migliorare e come tale non ci tiriamo indietro, ma la domanda che ci poniamo e vi rivolgiamo è “Se la struttura universitaria e sanitaria resta a paradigma invariante, come potremo noi ottenere questo cambiamento?”
Ai posteri ardua sentenza
Eleonora Franzini Tibaldeo
Responsabile dell’Associazione Medici per il Futuro
Erika Pompili
Responsabile del settore medici neo-abilitati Medici per il Futuro
Andrea Savi
Responsabile del settore studenti in formazione Medici per il Futuro
18 novembre 2016
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