Per la sanità le cose non vanno affatto bene
di Enrico Vaccaro
18 NOV -
Gentile Direttore,
sul sistema sanitario italiano, da almeno un decennio, leggiamo, che sono investiti milioni di euro per ammodernare, ristrutturare ospedali, distretti, Case della Salute. Si legge che sono ridisegnati gli spazi degli ospedali minori, che si stanno acquistando apparecchiature diagnostiche di ultima generazione e che molte strutture socio sanitarie, sono adeguate alle norme sulla sicurezza.
Nelle ventuno regioni la rete ospedaliera, nonostante le continue dismissioni di posti letto per acuti, si attivano nuove specialità mediche, chirurgiche, diagnostiche e riabilitative. Tutto ciò per garantire cure 365 su 365 giorni, ai cittadini-utenti del nord, del centro, delle isole, del sud, cure; diagnosi, prescrizioni, sicure e efficaci.
Ogni anno sono pubblicati Rapporti, Studi, Dossier a riprova che il sistema sanitario si caratterizza per la sua regionalizzazione, che assicura cure e servizi per milioni d’italiani. Le risorse economiche destinate alla sanità oscillano tra 110 e 113 miliardi di euro, le risorse sono annuali, per cui la sanità italiana incide sul PIL per il 6.9%, mentre in Europa la media è del 7.4%, e si sa che un punto di PIL vale un miliardo di euro.
La spesa sanitaria media italiana per singolo cittadino, pubblica e privata, è pari a 2.951 euro, mentre in Europa è di 3.774 euro. Nonostante questa netta differenza economica le performance sanitarie italiane che vengono garantire nei ventuno sistemi sanitari regionali, sono da considerate sufficientemente accettabili.
E’ nelle mani, negli occhi, e nella professionalità espressa dai dipendenti che si verifica la qualità, l’appropriatezza delle prestazioni,oltre che la quantità. Qualità che non sempre è percepita in termini positivi dagli utenti-ammalati-ricoverati. Dipendenti che, da sei anni, sono in calo, per quiescenza e dismissioni volontarie.
E’ diventato quasi impossibile bandire concorsi pubblici in particolare nelle regioni dove è attivo, da anni, un Piano di Rientro. Gli oltre centotrenta mila medici, gli oltre trecentomila infermieri, gli oltre duecentomila dipendenti del ruolo sanitario, tecnico, professionale, e amministrativo, operatori che, hanno un’età media superiore ai cinquant’anni, e un’anzianità di servizio media di trenta anni; sono impegnati, da lunedì a domenica, ad assicurare il diritto alla salute a tutti i cittadini.
Bisogna segnalare che l’introduzione del sistema dei ticket incomincia a pesare negativamente sulle tasche di milioni d’italiani, visto che cinque milioni, hanno rinunciato, per questioni prettamente economiche, a farsi curare.
Dott. Enrico Vaccaro
Direttore Qualità ASP Catanzaro
18 novembre 2016
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