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Responsabilità professionale. Serve una buona legge per cancellare la paura del medico

di Massimiliano Zaramella

29 MAR - Gentile Direttore,
al termine dell’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato di martedì 22 marzo scorso, la delegazione di “Obiettivo Ippocrate” (vedi foto), ha ricevuto gli apprezzamenti per i punti toccati durante il confronto, per il fascicolo tecnico-giuridico consegnato in Commissione sulle criticità del Ddl Gelli e le possibili modifiche emendamentarie.
 
Alcuni Senatori ci hanno anche detto che eravamo stati duri, ma hanno subito aggiunto che probabilmente andava fatto. Ecco il punto cruciale, il cuore di tutta la questione: qualcuno deve avere il coraggio, la conoscenza e soprattutto l’indipendenza da eventuali pressioni e la refrattarietà ad eventuali ripicche se non ritorsioni, per dire la verità e raccontare la realtà quotidiana ed i possibili futuri scenari nei quali potrebbero ritrovarsi gli esercenti la professione sanitaria (medici, ostetriche, infermieri, tecnici sanitari), ma soprattutto i malati e quindi tutti i cittadini.
 
La convocazione dell’Associazione “Obiettivo Ippocrate” in Commissione Igiene e Sanità del Senato, a soli 30 giorni dalla sua nascita, dimostra la nostra credibilità e la nostra determinazione. Mai nella storia della Repubblica Italiana un associazione neonata aveva avuto un tale riconoscimento istituzionale ed una tale investitura ufficiale.
 
“Obiettivo Ippocrate” si pone come scopo principale quello di occuparsi della responsabilità professionale in campo medico e inevitabilmente di tutte le professioni sanitarie. La questione è estremamente complessa e coinvolge molteplici ambiti, alquanto eterogenei, ed a volte tra loro in conflitto.
 
Lo spirito che ci anima è fondamentalmente collaborativo e, pur coscienti della gravità drammatica per i cittadini, e per gli operatori sanitari in genere, dell’attuale situazione, ma soprattutto degli scenari futuri che si vanno delineando, la nostra volontà è di dare un apporto costruttivo per affrontarla e sviscerarla in maniera corretta, con l’intento di arrivare ad una soluzione giusta ed equa per tutte le persone coinvolte.
 
Partendo dal presupposto che il diritto all’assistenza sanitaria, dato che la salute in quanto tale non può purtroppo essere un diritto, ed il diritto ad un giusto ed equo indennizzo sono inalienabili ed intoccabili in una società civile, crediamo che sia necessario uno sforzo immane da parte di tutti per recuperare due concetti che costituiscono le fondamenta dell’atto medico nella sua nobiltà:
 
· Il rapporto medico-paziente, al di là di regole e leggi, che giustamente devono esistere, si fonda sostanzialmente su un rapporto di fiducia reciproca.
· Il paziente che più può denunciare non sarà mai un paziente più tutelato, perché l’approccio del medico sarà, anche solo a livello inconscio, influenzato da questa rincorsa al responsabile, al colpevole, all’indennizzo e quindi, soprattutto nelle situazioni più complesse, più difficili, di grigio, potrà accadere di scegliere di non fare, o di fare la cosa che espone meno il professionista, anche se in quella specifica situazione potrebbe non essere quella che dà maggiori possibilità al paziente.
 
A completamento di questi due postulati va ribadita là necessità di riconoscere e garantire ai pazienti, cui spetta un giusto indennizzo, vie e percorsi snelli e veloci per ottenere quanto dovuto, in un contesto procedurale ed emotivo di collaborazione, per quanto possibile, costruttiva e serena, tra tutte le figure coinvolte, con l’obbiettivo di arrivare ad una nuova concezione e filosofia di indennizzo come di parte possibile, per quanto incresciosa e spiacevole, dell’atto sanitario, ribaltando così l’attuale pensiero di indennizzo come sinonimo di fallimento od imperdonabile errore medico.

In questo contesto non può non avere un ruolo fondamentale il Ddl Gelli attualmente in esame al Senato.
 
Come Obiettivo Ippocrate, in Commissione Igiene e Sanità del Senato, abbiamo manifestato la nostra profonda preoccupazione per quattro aspetti inseriti nel Ddl Gelli:
 
· La possibilità di agire direttamente sull’esercente la professione sanitaria (medici, ostetriche, infermieri, tecnici sanitari), da parte del presunto danneggiato (comma 3 dell’art. 7, comma 2 dell’art. 9, comma 1 dell’art. 12), nell’ambito di un Servizio Sanitario Nazionale, in cui l’esercente la professione sanitaria ricopre un ruolo di pubblica necessità, con un rapporto di dipendenza con il Servizio Sanitario.
· La sottrazione dell’azione di rivalsa esercitata dalle aziende del Servizio Sanitario Nazionale nei confronti dei propri dipendenti alla giurisdizione della Corte dei Conti, per attribuirla al Tribunale Ordinario, con l’introduzione di una procedura pericolosamente violativa del diritto di difesa dell’esercente la professione sanitaria (comma 3 dell’art 9,  comma 7 dell’art 9, anche in combinato disposto con la nuova procedura a cognizione sommaria delineata all’art. 8).
· La necessità del singolo esercente la professione sanitaria, anche dipendente del Sistema Sanitario Nazionale, di stipulare singolarmente una adeguata polizza assicurativa (comma 3 dell’art. 10), abbandonando il singolo professionista ad interfacciarsi da solo, coi titani assicurativi nei confronti dei quali le stesse Aziende Sanitarie stanno facendo un passo indietro, pur avendo un potere contrattuale decisamente superiore. Attualmente le polizze proposte, siano esse di primo rischio o colpa grave, hanno durata annuale, con diritto di recesso unilaterale alla sola notifica di sinistro, con aumento esponenziale del premio assicurativo a seguito della sola notifica del sinistro, sempre che si riesca a trovare una compagnia assicurativa disposta a stipulare una nuova polizza. In tal caso che farà il medico? Smetterà di esercitare la professione?
· Il concetto di autogestione assicurativa o autoassicurazione o autoritenzione del rischio, possibile per le Aziende del Servizio Sanitario Aziendale (comma 1 dell’art 10) che, al di là della reale e mera opportunità economica, tutta da dimostrare, ci lascia molto perplessi sulle reali competenze delle Aziende su una problematica che, in ambiti non solo sanitari, è sempre stata gestita da chi si dedica esclusivamente a questo. Esponendoci inoltre, questo tipo di autoassicurazione, ad una serie di rischi, il più importante dei quali, è quello di porci in una possibile posizione di conflitto di interesse, come controparte, con la stessa nostra Azienda, alla quale potrà essere arrogata la possibilità di azione di censura severa, per raggiungere il giudizio di colpa grave (ad oggi ancora senza chiara definizione) con l’intento di recuperare economicamente almeno una parte di quanto eventualmente esborsato.
 
 
E’ chiaro che, con questi presupposti il lavoro dell’esercente la professione sanitaria, non potrà essere svolto con serenità, ed il primo a risentirne sarà il paziente, con aumento vertiginoso della medicina difensivistica, che diventerà presto “medicina astensionistica”, aumento della spesa, calo delle performance clinico-chirurgiche e soprattutto aumento della mortalità.
 
Abbiamo avuto la percezione che il Presidente della Commissione, Sen.ce De Biasi, il Relatore per il Ddl Gelli al Senato, Sen. Bianco, e tutti i membri abbiano compreso le nostre preoccupazioni di medici che lavorano quotidianamente in prima linea, a contatto con la malattia ma soprattutto con i nostri malati. Hanno preso atto della nostra ferma volontà di non voler abbandonare le specialità più a rischio e di continuare a fare il nostro lavoro anche in futuro, utilizzando, per ogni singolo malato, tutte le capacità professionali, il bagaglio di esperienza, le doti umane, anche oltre il dovuto ed il previsto, se servirà a dare anche una sola possibilità in più per salvare una vita.

 
Ai politici diciamo che possono ridurci gli strumenti, gli spazi, ci possono ridurre numericamente, tutto questo ci metterà in grossa difficoltà ma non ci fermerà, se servirà come chirurgo opererò a mani nude su di una barella in un corridoio, se sarò l’unica e ultima speranza per il mio malato. 
 
Ma se riusciranno ad insinuare, instillare la paura nelle nostre menti e nei nostri cuori allora sì riusciranno a fermarci, perché sapete cosa può fare la paura? La paura uccide, uccide la nostra professione ma soprattutto uccide i nostri malati.
 
Massimiliano Zaramella
Presidente “Obiettivo Ippocrate”

29 marzo 2016
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