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Libera professione. Dopo le parole di Rossi il “Re è nudo”

di Michele Vullo

25 MAR - Gentile direttore,
il dibattito attorno alle dichiarazioni sull’attività libero professionale intramoenia rilasciate dal Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, inevitabilmente mi hanno fatto pensare alla fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore”. Per essere chiari nella metafora, il bimbo che, sgranando gli occhi, spezza l’incantesimo gridando: “Il re è nudo!” è il Presidente Rossi, mentre i cortigiani che continuano a magnificare la bellezza di vestiti inesistenti sono tutti coloro che per interesse o piaggeria non vedono gli elementi corruttivi presenti nel sistema di interessi che ruota attorno l’attività libero professionale.
 
È necessario tra l’altro sottolineare che le preoccupazioni espresse da Enrico Rossi riguardano la sua decennale esperienza maturata in una regione “virtuosa”. Ben altra è la condizione di realtà come l’Azienda Papardo di Messina che sono stato chiamato a dirigere. Senza alcuna presunzione di considerarla un paradigma dell’intero sistema sanitario siciliano o del meridione del Paese, non si può nascondere, come avrebbero detto i miei genitori, “u suli cu u crivu” (il sole con il setaccio).
 
Nella sostanza è da cortigiani, come nella favola di Andersen, ignorare che in ospedali come il Papardo dopo le 15 del pomeriggio è difficile trovare “fervore” nell’attività rivolta ai pazienti o attività diagnostica destinata a cittadini non in regime di ricovero. Addirittura langue la stessa attività libero professionale perché la scelta di numerosi operatori è quella di continuare ad ignorare le disposizioni di legge e visitare i propri clienti presso studi compiacenti e rigorosamente in nero.
 
La cosa imbarazzante, per chi scrive, è la difficoltà ad intervenire per impedire che tale pratica continui nella indifferenza quasi totale di istituzioni e politica. Tale difficoltà è principalmente riconducibile alla indisponibilità di cittadini e pazienti a ripetere, con dovizia di particolari, quanto vengono a riferire in modo sdegnato al direttore generale e a “diverse” autorità… 
 
Ma non bisogna pensare che questi comportamenti non abbiano ricadute sul funzionamento delle aziende sanitarie: provate ad introdurre modalità interdisciplinari di presa in carico del paziente e vi accorgerete che spesso qualcuno, per fortuna sempre meno, solleva la questione del rapporto fiduciario con il professionista che non può essere leso da valutazioni sulla patologia preminente o su percorsi che intrecciano competenze specialistiche diverse.
 
E ancora, possiamo smetterla con la retorica caprina delle liste di attesa. Possiamo dire che il problema è altro e riguarda l’utilizzo degli impianti. Se nella mia azienda sono presenti due risonanze magnetiche, cosa è importante?  La lista d’attesa o che vengano impegnate per almeno 12 ore al giorno invece delle attuali 6. E se un impianto offre il massimo della propria potenzialità l’eventuale lista d’attesa è un indicatore di una scorretta valutazione epidemiologica non certo d’inefficienza aziendale, ma su questo tema  si cerca ancora una volta di nascondere il sole…     
 
Michele Vullo
Direttore Generale AO Papardo -Messina

25 marzo 2016
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