L’intramoenia vista dagli Usa. Ecco perché Rossi ha ragione
di Gregorio Maldini
25 MAR -
Gentile Direttore,
dopo aver letto tante lettere contro la proposta del Presidente Rossi di abolire l'intramoenia, scritte tra l'altro da importanti rappresentanti delle categorie che più spesso la praticano, mi sento di esprimere un parere a favore della proposta. Se l'Italia vuole uscire da una crisi profonda deve diventare un paese più onesto e trasparente. Uno dei motivi che mi ha spinto ad andarmene via è stato il mancato riconoscimento delle competenze nel sistema pubblico, unito ad una percezione di disagio nel pensare di lavorare nel privato com'è concepito in Italia.
Il sistema intramoenia all'italiana è a mio giudizio abominevole, tra l'altro reso ancora più truffaldino dalla limitazione assurda del lavoro settimanale a 48 ore (il medico giustamente si stanca e si deprime a lavorare tante ore per due lire, ma riprende vigore quando guadagna bene nello stesso ambiente di lavoro!).
Ma l'abolizione dell'intramoenia senza altri interventi correttivi non penso sia possibile. Questi interventi se attuati veramente rappresenterebbero una svolta epocale nel nostro paese. Come si diventa in Italia professionisti abituali dell'intramoenia? Il processo è ben noto a tutti ma pochi lo mettono per iscritto.
Prima di tutto è un percorso, lungo, incerto, spesso doloroso, a volte opaco che pochi sono in grado di completare. Come ho già scritto più volte tutto parte dal training scadente ricevuto durante la specialità. Questo è il peccato originale. Chi riesce nel corso di anni lunghissimi (costellati spesso da complicazioni ed insuccessi) ad acquisire una larga esperienza (parlo soprattutto delle specialità chirurgiche) nell'ospedale pubblico si sente alla fine pronto a trattare i pazienti "privati". Chi si sente veramente forte opta per il privato totale, ma la maggior parte tiene la mattina e il primo pomeriggio il piede nel pubblico dove affina le tecniche più moderne e rivoluzionarie protetto ancora di più dalla prossima legislazione per poi incassare nel pomeriggio durante la libera professione (sotto lo stesso tetto!). Questo è ciò che a ragione il presidente Rossi vuole contrastare.
È a tutti noto che nel nostro paese a differenza degli USA (dove lavoro) o degli altri paesi europei il neospecialista si ritiene già fortunato se vince un concorso pubblico, ai pazienti "privati" non ci pensa proprio. Questo sistema perverso va avanti da sempre nel nostro paese e sarebbe anche ora di cambiare un po' le cose.
La soluzione? Secondo me è irrealizzabile per come stanno le cose nel nostro paese ma lasciatemi spiegare.
1) insegnare ai giovani medici il loro lavoro durante la specialità in modo da renderli indipendenti (come ho già scritto 48 ore a settimana in 5 anni non bastano). Una volta finito il training in base alle proprie inclinazioni o interessi decidano se fare pubblico o privato senza commistioni di sorta
2) Chi decide di restare nel pubblico deve essere retribuito in base alle difficoltà delle prestazioni eseguite ed ai risultati. In sostanza chi fa Whipple con un tasso basso di complicazioni (per esempio fistola pancreatica <10%) dovrebbe essere pagato meglio di chi fa colecisti o ernie Ciò comporterebbe l'abolizione dello stipendio uguale per tutti che è semplicemente un concetto a mio parere vergognoso.
3) Chi ha risultati scadenti nel privato resta in sostanza con le mani in mano, lo stesso dovrebbe succedere nel pubblico.
4) cambiare gli attuali compensi del privato dove un intervento banale può essere pagato più di un mese di stipendio di chi fa trapianti.
5) non imporre radicali limiti di orario al professionista. Non tutti i medici sono uguali, alcuni si stancano e si stressano prima di altri. Quando uno ha lavorato bene 40 ore a settimana dovrebbe essere lasciato in pace, se vuole fare di più e riesce a farlo con buoni risultati documentabili dovrebbe essere lasciato tranquillo.
In sostanza In Italia dei cambiamenti radicali sono necessari. Lo
standard of care non può cambiare nel giro di pochi km o da una regione all'altra, l'insegnamento e l'apprendimento vanno rivisti come le retribuzioni. Chi resta nel pubblico non può essere umiliato e sfruttato ma deve anche darsi da fare. Però non si può continuare a dire: se viene in privato la opero domani.
Gregorio Maldini
Chirurgo epatobiliare diplomato dall 'American Board of Surgery, Straub Hospital, Honolulu (USA)
25 marzo 2016
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