Gentile direttore,
In data 17 gennaio 2022 (“Le tariffe previste per l’allergologia accentuano il processo di privatizzazione”) e nuovamente il 20 marzo 2024 (“In allergologia indispensabile rivedere tariffe delle prestazioni previste dai LEA e modalità di erogazione”) avevamo già lanciato l’allarme, Cassandre inascoltate, sul giornale da lei diretto circa l’insostenibilità delle tariffe previste dai nuovi LEA per le attività specialistiche allergologiche che riducevano del 50-75% quelle in vigore. Quanto paventato si è puntualmente verificato con l’entrata in vigore senza alcuna modifica del nuovo tariffario a partire dall’inizio del corrente anno. Adesso è tutto un affannarsi, particolarmente da parte dei vertici delle strutture private accreditate, per cercare di porre rimedio ad una situazione in cui il ministero chiede in pratica agli enti erogatori di effettuare visite e prestazioni diagnostiche e terapeutiche lavorando in perdita, con rimborsi che non coprono nemmeno il costo del materiale utilizzato nella pratica clinica, per non parlare del costo personale impiegato, ritenuto del tutto irrilevante. Il tutto senza contare l’indecenza di rimborsare una media di 20 euro per visite specialistiche condotte da medici che possono vantare decenni di esperienza nel campo e spesso pure una visibilità a livello internazionale. Va ricordato, inoltre, che questa revisione marcatamente peggiorativa dei rimborsi va a modificare tariffe vecchie di oltre 25 anni e mai più riviste nel tempo per tenere quantomeno conto della perdita di valore legata all’inflazione.
Dal momento che per motivi puramente populistici, ovvero il vantarsi di avere nominalmente aumentato il numero delle prestazioni erogate dal SSN (anche se a parità di stanziamento dato che per definizione “non si mettono le mani nelle tasche dei cittadini”), difficilmente si potrà arrivare ad una revisione seria dell’attuale situazione la politica potrà finalmente vantarsi di avere smantellato il SSN universale privatizzando a carico dell’utenza moltissime prestazioni specialistiche precedentemente coperte dal servizio pubblico pur se con tariffe spesso scarsamente in linea con la vita reale.
Una prospettiva che diventa ogni giorno più concreta considerato il grave deficit che caratterizza la maggioranza delle regioni italiane e delle aziende sanitarie che inevitabilmente cercheranno di migliorare il conto economico tagliando le prestazioni meno remunerative come quelle allergologiche privilegiando invece quelle più remunerative come quelle di chirurgia.
L' allergologia dunque rischia di sparire dal servizio pubblico lasciando così senza assistenza i pazienti affetti tali patologie: dall' allergia alimentare severa a quella da veleno di imenotteri e da farmaci. Patologie che interessano circa il 25% della popolazione generale e che come dimostrano le cronache di tutti i giorni possono causare eventi fatali nei soggetti che ne sono affetti
Il decisore pubblico ha dunque commesso un grave errore di valutazione che va assolutamente corretto dando ascolto a quelle società scientifiche che da sempre si battono per un potenziamento della sanità pubblica e per un efficientamento dei servizi di allergologia realizzabile con l'implementazione di una specifica rete allergologica.
In più occasioni abbiamo avanzato proposte concrete e motivate in sede di Ministero della Salute ma la parte pubblica ha deciso di non prenderle in nessuna considerazione
Una responsabilità che si assume per intero l'attuale governo e che non trova attenuanti nell' inerzia dei precedenti perché azioni correttive potevano essere intraprese se ce ne fosse stata la volontà politica.