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Psichiatria (e non solo) al capolinea 

di Alberto Sbardella

13 GEN - Gentile Direttore,
ogni tanto sento una necessità che sale dal profondo e non posso fermarla. Tanto per cominciare, anche stavolta non posso fare a meno di riconoscere il valore e la lucidità di quanto scritto da Ivan Cavicchi nel suo ultimo articolo su QS.

Io sono ormai in pensione dalla Asl Roma 2 dal 1° gennaio 2025, ma il tema, ovviamente, mi appassiona sempre ed assistere a questo ormai neanche più così lento sgretolamento della sanità pubblica, e della psichiatria ancor più, mi appare oltre che doloroso, inarrestabile e vergognoso.
Purtroppo come noto iniziò tutto a sinistra e ora procede tutto a destra, ma con lo stesso obiettivo: distruggere il Ssn e lasciare spazio alla sanità privata, lasciando briciole di assistenza ai 'poveracci'! Con la illusione che il privato accreditato e non, funzioni meglio perché paghiamo di tasca nostra, out of poket come si dice. Illusione che durerà poco. Vedrete.

La psichiatria, e lo dico da psichiatra di 67 anni, con 44 di lavoro alle spalle in tutti i servizi (compresi gli ultimi 8 anni in carcere a Rebibbia), è da tempo al capolinea. Zero ricerca sui farmaci (solo riproposizione di vecchie molecole riaggiustare ad hoc per evitare la tagliola dei fine brevetti!), fenomenologia e psicopatologia ormai relegate a pochi eroici studiosi arroccati in conventi sulle colline toscane. Miriadi di pseudo psicoterapie create per lucrare (o il termine esatto sarebbe rubare!?) soldi a neo laureati psicologi e non.

La psichiatria di comunità, quella che si dovrebbe svolgere nel famigerato territorio (!) , quella tanto cara alla lettura psico sociale di Franco Basaglia, ridotta a pochi patetici laboratori di e per psicotici cronici nel centro diurni, ormai misera % rispetto alla ingravescente crescita esponenziale di comorbidità tra malattia mentale e uso/abuso di sostanze, e pazienti che commettono reati e finiscono in carcere.
La tripla diagnosi! Tanto per intenderci.

E noi, non io, ma i pasdaran come li chiama giustamente Cavicchi, pronti sempre a difendere che cosa? Un simulacro, un castello di carta, una illusione. Una gloriosa storia di decenni, che nessuno ha mai veramente ha avuto il coraggio di analizzare e là dove necessario, aggiustare. Mai, nessuno, veramente.

Quando c'è la rivoluzione, poi bisogna creare delle vere riforme che facciano seguito alle logiche che stavano dietro la rivoluzione. Non aspettare e soltanto difendere il fortino. Perché arriva sempre la contro riforma. Arriva l'ombra (Jung permettendo), e tutto viene resettato e anche se non si può mai tornare del tutto al passato, si va verso una desertificazione culturale e di risorse che snatura il senso di ogni agire (che forse rischia di essere a anche peggio).Con le conseguenze inevitabili di una crisi che ormai è dell'intero sistema. Operatori, specie psichiatri, fuggono. Cercano e trovano altre strade. Soluzioni alternative. Con la conseguenza di una carenza e una delusione che misti tra loro, vanno a costituire un mix terribile, un burn-out precocissimo, quasi ab inizio carriera.

Come dice Cavicchi, ci vorrebbe ora, subito (ma forse è già tardi!) un gesto di rivolta forte, un movimento potente, che scuota alla basi questo mesto scivolare verso la cascata! Ma a parte tavoli e commissioni, nessun governo e/o partito si prende la briga di fare oltre che dire, qualcosa. Nessuno rischia di perdere voti e consensi politici, per i nostri cari "matti slegati"!
E chiudo, rialzando la posta, dicendo che andrebbe abolito il Sumai e la convenzione con i medici di base (ma la Fimmg che direbbe?). I sindacati, roccaforte dei contro (?) poteri si opporrebbero. Invece secondo me, tutti dovrebbero confluire nel Ssn con la creazione di una vera formazione di reti, altro che il bluff delle case della salute o come diavolo si chiamano adesso. Aria fritta, fuffa.
E infine stop alla intramoenia intramuraria. Aumento stipendio ai medici. E o dentro o fuori, stile francese.
E via così... Tanto per cominciare!

Chi è d'accordo con questo? Chi ha il coraggio di dire e provare a fare, qualcosa? Chi?
Io, nel mio piccolo e senza falsa modestia, provo sempre a connettermi con le menti libere pensanti. Allora, ci siete? Siete ancora connessi? Vogliamo alzarci in piedi finché siamo in tempo? O attendere le artropatie invalidanti e le vasculopatie cerebrali portatrici di demenza?

Adesso, è il momento. Adesso.

Alberto Sbardella
Psichiatra

13 gennaio 2025
© Riproduzione riservata

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