Gentile direttore,
ho letto quanto affermato dall’onorevole Ileana Malavasi deputato del PD membro della commissione affari sociali, commentando il monitoraggio della spesa sanitaria effettuato dalla Ragioneria Generale dello Stato. (QS 7 gennaio 2025)
Confesso che a indurmi a scrivere è stata prima di tutto la bella faccia dell’onorevole (una vera “rezdora” cioè “colei che porta avanti la casa” come si dice dalle sue e dalle mie parti) e poi sapere che prima della politica, è stata archeologa, una mia vecchia passione. E infine che ha fatto il sindaco e che quindi è sia una rezdora e un sindaco emiliano che sa bene cosa vuol dire amministrare la cosa pubblica
Mi sono detto vuoi vedere che forse questa volta è possibile fare un certo discorso? Ed eccomi qua.
Vorrei ricordar subito in premessa che il concetto di archeologia contrariamente a quello che pensano i più non nasce in epoca moderna ma era già usato nell’antichità ma con un significato preciso che non era come ora lo studio “dell’antico” ma era lo studio del “passato”.
Bene ciò detto mia cara onorevole Malavasi mi permetta esattamente come Tucidide di fare a proposito di sanità “un discorso sul passato”.
Lei sostiene che “si va verso una privatizzazione della sanità” e che per impedire questa che per me sarebbe una degenerazione della natura pubblica del SSN è necessario rifinanziare la sanità con un finanziamento progressivo anzi parla di “pianificare un incremento percentuale annuo del Fsn” sotto il quale non si può andare, accompagnato da “coraggiose riforme”
Il punto è che il processo di privatizzazione al quale lei si riferisce non è stato causato da questo governo ma è stato avviato cioè messo in moto da alcune pesanti leggi di controriforma decise al tempo dell’Ulivo dal suo partito e che questo governo semplicemente sta attuando indubbiamente con un certo zelo e un certo scrupolo.
Cioè la privatizzazione è un processo in corso da anni che bisognerebbe fermare come tale. Quando io parlo nei mei articoli di “catastrofe” mi riferisco a questo processo che fino ad ora nessuno però meno che mai il suo partito, ha proposto di fermare.
Mi chiedo e le chiedo è possibile fermare questo processo semplicemente rifinanziandolo come lei e il suo partito compresa la sua regione, e tutta la sinistra neoliberista che fa capo alla Bindi, propongono o al contrario, per fermarlo, ma anche impedirlo, è indispensabile fare prima “delle coraggiose riforme” (sono parole sue) e quindi a partire da esse rimodulare proprio i finanziamenti alla sanità?
Veda onorevole Malavasi lei sembra trascurare un dettaglio lo stesso che ho cercato di spiegare nel mio ultimo libriccino e che mi permetto di consigliarle (Salviamo la sanità. Una riforma necessario per garantire il diritto di tutti Castelvecchi Editore 2024). La privatizzazione della sanità messa a regime particolarmente dalla Bindi (L 229) ha un costo enorme perché è un processo che si basa su una estesa defiscalizzazione degli oneri che però paga lo Stato.
Oggi per qualsiasi governo sarebbe impossibile negli attuali contesti economici (compreso i patti di stabilità sottoscritti anche dal nostro paese) assicurare allo stesso tempo un adeguato finanziamento del servizio pubblico e la defiscalizzazione degli oneri a carico del privato in tutte le sue svariate forme.
Le voglio dire, onorevole Malavasi, che oggi l’unica strada ragionevole che vedo è ridurre la spesa privata defiscalizzata e trasferire le risorse dalla defiscalizzazione a carico dello Stato al servizio pubblico.
Oggi il problema della famosa sostenibilità finanziaria non nasce con il pubblico che costa troppo e che da anni è costantemente definanziato, ma con il privato che da anni grazie al suo partito continua ad essere rifinanziato e completamente defiscalizzato cannibalizzando la spesa pubblica.
Veda onorevole Malavasi se lei si limitasse a rifinanziare le controriforme fatte dal suo partito cioè a rifinanziare il sistema sanitario che c’è oggi otterrebbe quello che in medicina chiamiamo effetto paradosso cioè somministrerebbe al malato una cura che a causa dei suoi effetti indesiderati e opposti finirebbe per ucciderlo.
Che il suo partito continui a chiedere più soldi per la sanità senza rendersi disponibile a proporre quelle che lei chiama coraggiose riforme non mi convince.
Infine, c’è un equivoco che il suo partito alimenta ed è quello che dopo le controriforme dell’Ulivo sia possibile sia avere una sanità pubblica che una sanità privata. La sua regione in modo particolate sa bene di cosa parlo. Questo sarebbe vero se la Bindi non avesse sostituito l’assistenza integrativa con l’assistenza sostitutiva cioè se fossimo rimasti nelle regole della 833. Violando queste regole oggi, ripeto soprattutto nei contesti economici dati, non è più possibile tenere insieme welfarismo e neoliberismo. Per avere più pubblico oggi bisogna necessariamente avere meno privato oppure togliere al privato i suoi privilegi fiscali e chiedere a chi vuole il privato di pagarselo. Esattamente come è scritto nell’art 46 della 833.
Ivan Cavicchi