Medicina generale, ma quali privilegi?
di Giuseppe Belleri
12 DIC -
Gentile Direttore, la promozione mediatica del libro "Codice rosso" delle giornaliste del Data Room (Corriere della Sera) è stata punteggiata da una narrazione in cui i medici di Medicina Generale, appartenenti ad una presunta lobby libero-professionale, sono stati descritti come poco propensi a visitare i pazienti e più inclini a delegare le cure agli specialisti, in modo burocratico anche per lo scarso numero di ore dedicate all'attività assistenziale, come stabilito dall'ACN. Insomma questo profilo farebbe pensare ad una categoria privilegiata per condizioni di lavoro e trattamento economico in relazione all'impegno professionale richiesto. In realtà lo status giuridico di lavoro autonomo coordinato e continuativo della Convenzione, non ancora rinnovata al termine del triennio 2022-2024, ha ben poco a che fare con la libera professione definita dal Codice Civile, che regola ad esempio le prestazioni occasionali, remunerate con lauti compensi, dei cosiddetti "gettonisti" ospedalieri a copertura delle carenze di organico dei dipendenti.
La narrazione inoltre si scontra con alcuni dati di fatto che le cronache sanitarie registrano da almeno 3 anni
• a dispetto di un trattamento così favorevole 1/3 circa dei posti del Corso di MG non vengono assegnati, percentuale che in alcune regioni come la Lombardia sfiora il 50%;
• di conseguenza, anche per un ricambio generazionale mal gestito, milioni di cittadini sono senza medico, soprattutto in zone disagiate, e a dispetto del poco commendevole giudizio professionale del Data Room protestano rivendicando il diritto all'assistenza di un medico di MG.
Ora una ricerca del Cergas Bocconi, pubblicata nel rapporto OASI 2024 da pochi giorni disponibile (https://cergas.unibocconi.eu/oasi-2024, capitolo 12, pag. 447-460), riporta il dibattito pubblico alla realtà delle prestazioni erogate dai quasi 40mila medici del territorio, a prescindere da pregiudizi e luoghi comuni.
L'indagine è stata condotta nel 2024 in tre ASL di Lombardia, Romagna e Campania per rispondere alla seguente domanda di ricerca: Quali sono i volumi di attività dei MMG e le modalità di interazione tra MMG e pazienti? Il centinaio di MMG partecipanti assieme al personale di studio (dove presente) doveva mappare per 5 giorni consecutivi tutti i contatti annotando: i) le caratteristiche rilevanti del paziente; ii) la modalità con cui è avvenuto il contatto con il paziente; iii) la prestazione effettuata (ovvero il motivo e modalità dell’interazione: accesso in studio con o senza appuntamento, prestazioni domiciliari ADI/ADP/PSD, contatti da remoto tramite telefono, e-mail, SMS, agenda on-line, messaggistica istantanea).
Ecco una sintesi degli esiti e delle considerazioni degli autori. La MG, così come rappresentata dal campione analizzato, gestisce 40-50 contatti al giorno, ovvero 200-250 la settimana, ovvero 800-1.000 al mese (su 1.300 iscritti medi).
• I volumi di lavoro e di impegno dei MMG sono notevoli ed è tempo di superare narrazioni aneddotiche prive di fondamento quantitativo, almeno per chi lavora a livello scientifico, di management o di policy-making.
• Per riuscire a sostenere questi ritmi impegnativi (40-50 contatti diversi al giorno) necessariamente si è dovuto modificare il canale di servizio, privilegiando il remoto al fisico, sia perché permette di lavorare in asincrono, sia perché permette di comprimere i tempi di lavoro per ogni paziente. Altrimenti, gli stessi volumi di pazienti, gestiti nel modello passato, basato prevalentemente su accessi fisici, sarebbero strutturalmente insostenibili.
• La quantità dei contatti segnala che il problema del reclutamento dei pazienti cronici può essere ri-collocato nell’azione diretta dei MMG, se supportati da opportune soluzioni organizzative di sostegno.
• La ricerca evidenzia la forte predilezione per accessi e servizi da remoto sia da parte dei pazienti che da parte dei medici. I pazienti sono esposti a una pluralità di canali di servizio o comunicazione (in questo studio ne sono stati identificati otto) tra cui scegliere.
• È pertanto possibile affermare che si tratti di un trend generale, convergente e robusto anche perché molti MMG consapevolmente o inconsapevolmente attuano strategie di “nudging” a favore di un canale o dell’altro.
• Tutto questo è avvenuto in tempi rapidi, al di fuori di qualsiasi scelta di politica pubblica, come aggiustamento spontaneo dal basso all’esplosione del bisogno in una società che invecchia e alla riduzione della capacità produttiva del SSN (minor numero di MMG).
Le conclusioni dell'indagine confutano le narrazioni correnti, riportando il dibattito pubblico alla realtà delle pratiche sul campo e ad una possibile evoluzione della MG, finalizzata a "valorizzare l’abitudine agli strumenti da remoto, per usarli anche come meccanismi di sostegno e monitoraggio dell’aderenza alle terapie e ai corretti stili di vita, lato pazienti, e come piattaforma di lavoro su cui collocare CDSS (Clinical Decision Support System), alimentati dalle migliori evidenze scientifiche, lato MMG" (pag. 468).
Cordiali saluti
Dott. Giuseppe Belleri
12 dicembre 2024
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