Gentile Direttore,
nonostante una spesa sanitaria più bassa di 586 euro rispetto alla media europea e la preoccupante carenza di medici ed infermieri, nel 2023 un bambino nato in Italia ha una aspettativa di vita in media di quasi 84 anni (secondi solo alla Spagna), di 2.5 anni sopra la media europea. Spendiamo meno rispetto alla media (9.0% rispetto al 10.4%). Questi i dati OCSE 2024 riferiti al 2023.
Quindi nonostante tutto ce la caviamo abbastanza bene. Anche se la percezione dell’organizzazione territoriale, dell’emergenza-urgenza ed ospedaliera è orientata verso l’insoddisfazione, questo vuol dire che alla fine ognuno si arrangia bene come può. È quello che riesce meglio a noi italiani e rappresenta sicuramente un valore aggiunto. Il finanziamento del SSN è probabilmente sottostimato ma bisogna ricordare che noi siamo un paese relativamente più povero rispetto agli altri paesi occidentali con un debito pubblico tra i più elevati e un tasso di infedeltà fiscale e corruzione, strutturati da tempo, tra i più elevati nel mondo, se le statistiche ufficiali dicono il vero. Se campiamo di più e forse meglio di altri paesi che spendono di più vuol dire che facciamo meglio qualche cosa che forse ci sfugge o che siamo geneticamente più avvantaggiati. Gli epidemiologi ci daranno una risposta.
Non sempre in Sanità spendere di più significa fare meglio e prima di spendere di più bisogna spendere bene quello che abbiamo a disposizione. Molte volte volendo fare troppo facciamo male e buttiamo via i soldi, come le sovradiagnosi delle eccessive prestazioni diagnostiche con il conseguente sovratrattamento. La bulimia diagnostica e terapeutica fa molto bene al PIL e alla crescita del mercato ma incide poco sulla salute delle persone se si pensa che il 50% delle malattie ce le infliggiamo da soli con stili di vita poco appropriati. Fumo, alcol, alimentazione sbagliata, chili di troppo, sedentarietà, uso improprio di farmaci, interventi ed esami diagnostici sono una manna per il mercato e un peso insostenibile per il SSN. L’analfabetismo scientifico, spesso concomitante con abitudini sbagliate di una percentuale non indifferente di popolazione, porta ad esigere dal medico prestazioni non sempre in linea con l’appropriatezza prescrittiva.
È vero: l’appropriatezza è come la Sora Camilla “tutti la vonno e nessuno la pija”. I confini tra normalità e patologia, tra appropriatezza e inappropriatezza sono quanto mai labili, ma in un SSN l’appropriatezza è indispensabile pena la tagliola delle liste di attesa. L’appropriatezza in un SSN ha il valore del prezzo nel mercato. Rappresenta l’equilibrio tra la domanda e l’offerta. Medico e paziente si devono mettere d’accordo in una non facile scelta condivisa basata sulla probabilità. E da qui la vera rivoluzione per la tutela della salute: il miglioramento della cultura del cittadino riguardo la prevenzione, l’ascolto e la valutazione attenta dei propri sintomi, l’uso oculato degli interventi sanitari solo quando necessario, il rifiuto dell’accanimento diagnostico e terapeutico, la rassegnazione agli eventi terminali quando questo è ineluttabile con l’accettazione della terapia palliativa, l’esigenza della certezza dei mezzi con l’accettazione della probabilità dei risultati, la distinzione tra errore ed insuccesso, tra tentativo e fallimento.
Questo presuppone una centralità non del paziente ma della relazione medico-paziente. Bisogna passare dal consenso informato alla scelta condivisa che responsabilizzi medico e paziente riducendo i lacci e lacciuoli impropri che affliggono il primo e migliorando la cultura scientifica e l’analfabetismo funzionale del secondo. Forse la spesa sanitaria potrà diventare più sostenibile. Il mercato e i populisti si ribelleranno perché è più conveniente avere cittadini ignoranti. La tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività deve superare i capricci del consenso democratico.
Un Servizio Sanitario Nazionale, universale, equo e solidale o è scientifico ed appropriato o non è e a qual punto sarà costretto a passare la mano al Mercato.