Individualismo sociale e sanità
di Alessandro Bono
09 SET -
Gentile Direttore,il problema della sostenibilità del SSN e dei Servizi ad esso riconducibili non può essere affrontato solo in termini di carenza di risorse od organizzative. E’ reale che ci sia poca disponibilità economica, riduzione di personale, stipendi non adeguati (in particolare per il personale del comparto più che per quello dei Dirigenti, siamo di fronte a retribuzioni “ridicole” e professionalmente “umilianti”, in alcune Regioni a livello del personale delle cooperative che effettua le pulizie nei locali sanitari stessi).
E’ altrettanto ovvio notare come dietro il ridotto apporto economico per il settore in questione ci siano scelte politiche; chiaramente a livello di bilancio pubblico si può scegliere di privilegiare la difesa o la salute od altri settori.
In aggiunta a ciò preme però evidenziare altro, qualcosa probabilmente di meno evidente ma non per questo non rilevante. Si tratta del prevalere ad ogni livello, sia nell’immaginario collettivo che nelle azioni pratiche, dell’individualismo più sfrenato rispetto al collettivo, al sociale, al comunitario.
Senza nessun giudizio di valore, ma come osservazione empirica, è innegabile che vi sia stata una progressiva “esasperazione” dell’individuale rispetto al collettivo, al “sociale”; il tutto è nato come espressione sana dell’affermazione della singolarità di ogni individuo, per trascendere poi in forme esasperate; basta vedere il ruolo dei cosiddetti “socials” dove ognuno, pur privo di particolari “doti”, può divulgare ogni particolare insignificante ed a volte anche imbarazzante di se stesso, ottenendo spesso un grande successo… purtroppo. Prima dei “socials” era stata la televisione commerciale a sdoganare in forma marcata l’affermazione del singolare, anche in aspetti deteriori.
Tutto questo non può non avere inciso sull’immaginario collettivo e sull’immaginario di cittadini, pazienti ed operatori. Anche per cittadini pazienti ed operatori è mutata la “scala dei valori” e il successo personale, anche a scapito degli altri, prevale senza dubbio su una sensibilità collettiva; sensibilità collettiva nata alla fine degli anni Sessanta e proseguita per parecchio tempo con inizio della discesa (lenta) da fine anni Ottanta, per diventare poi più marcata e degenerare dagli anni duemila.
Chiaramente se diventa essenziale solo il successo personale o l’esibizione personale anche “becera ed inconsistente”, come in alcuni casi di popolari influencer, poca attenzione e cura viene poi riservata al collettivo.
Si dirà: ma i pazienti chiedono prestazioni pubbliche veloci e gli operatori con le associazioni di categoria segnalano distorsioni e tagli al Sistema.Certo, ma la richiesta di individui/pazienti (senza generalizzare) rimane appunto a livello individualistico, io voglio per me tutto e subito. Non ne consegue un ragionamento in termini, ad esempio, di chi voto e come voto; posso tranquillamente votare da anni per chi ha poco o nulla interesse per la sanità pubblica e favorisce il privato di livello “esclusivo” e poi pretendere per me tutto subito e gratis nel pubblico, quando ne ho bisogno.
Per quanto riguarda gli operatori del settore, non si vedono le mobilitazioni a difesa dei Servizi che esistevano anni fa ed in particolare di quelli socio sanitari (salute mentale – serd – consultori) in smantellamento da anni. Tali Servizi erano nati appunto con un immaginario collettivo di operatori – pazienti – politici – cittadini che aveva al centro il sociale ed il comunitario e del quale non c’è più traccia.
Tanto per far un esempio pratico, che sembrerà magari poco centrato ma ha invece nessi anche con la nostra situazione italiana: un medico cubano che sceglie di restare a Cuba nonostante le ristrettezze pesanti, collettivamente incide di più in positivo sulla sanità pubblica cubana di un medico cubano che non ce la fa e legittimamente, sia chiaro, decide di espatriare in Florida dove verrà accolto con lauto stipendio.
Non si tratta sia chiaro di “giudicare” ma di valutare cosa una nazione, una società, dei cittadini, gli operatori scelgono di volere.
Se si sceglie una sanità pubblica, gratuita efficiente, con Ospedali e servizi socio sanitari di base eccellenti si deve rinunciare ad un individualismo esasperato ed al pensiero unico del successo individuale a tutti i costi (e ribadisco non sto parlando degli scandalosi stipendi del Comparto in Italia).
Se si sceglie la via (ribadisco legittima) dell’interesse individuale anche esasperato (il cittadino che vuole meno tasse, l’operatore che preferisce il legittimo successo ed il maggior guadagno nel privato o all’estero) il collettivo ne risentirà ed il residuo servizio pubblico sarà quel che sarà come è sotto gli occhi di tutti. Ma non sarà poi molto “razionale” lamentarsi del tutto.
E il sistema politico, per le sue scelte di bilancio, si rifà comunque molto al “sentire collettivo”, in questo caso di cittadini e operatori del settore. Se non arriva un evidente spinta verso il collettivo ed il comunitario a livello di base, non si può poi pretendere che le scelte politiche vadano in un certo senso.
Alessandro BonoEducatore ProfessionaleLiguria
09 settembre 2024
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