Gentile direttore,
il nuovo Piano strutturale di bilancio (PSB) è alle porte e il governo si mostra impreparato rispetto alla necessità di tracciare una rotta certa per i prossimi anni sulle strategie di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Già gli obiettivi che si pone il Ministero della Salute per i prossimi tre anni sono di corto respiro, come il piano straordinario di assunzione in tre anni di 30mila tra medici e infermieri, ed hanno problemi di coperture. A questo si aggiunge la messa a terra del piano assunzioni stesso, vista la bassa attrattività delle professioni mediche. Poi è necessario aggiornare le tariffe delle prestazioni ospedaliere, che costa circa un altro miliardo; alzare il tetto di spesa della farmaceutica; rifinanziare il bonus psicologico; prevedere le risorse per l'acquisto d'emergenza di antibiotici in caso di carenza. Infine, è ancora sul tavolo il tema del payback dei dispositivi medici. Tutto questo stando all’interno della cornice delle nuove regole di bilancio. Tradotto, se il Governo non elabora una strategia di ampio respiro il rischio di un’implosione del sistema è reale. Se il PSB non è l’occasione per realizzare le riforme necessarie a garantire la sostenibilità ed efficacia del sistema nel medio lungo periodo, porterà ad una stagione con un’unica certezza: la restituzione degli 11 miliardi l’anno per 7 anni, così come previsto.
La nuova governance della spesa pubblica non consentirà più di barcamenarsi anno per anno, tra obiettivi rinviati e operazioni di scarso respiro, per spalmare il debito tra Stato, Regioni e aziende sanitarie. È sicuramente un bene, perché si farà chiarezza sul quantum a disposizione e su come spenderlo, ma anche sulle responsabilità delle istituzioni coinvolte e la loro capacità di raggiungere gli obiettivi. Vedremo come si uscirà dal dibattito in Senato sulle nuove regole di bilancio, ma una cosa pare certa: ci saranno meno spazi per promesse elettorali e insopportabili scarica barile.
Diventa quindi imprescindibile mettere tutte le carte sul tavolo e disegnare una strategia complessiva per la salute in modo orizzontale (salute, formazione, economia, ricerca e sviluppo) che tenga conto delle componenti certe in campo: imprescindibilità del capitale umano come investimento; attrattività del SSN; riduzione delle diseguaglianze, sempre più in aumento tra le Regioni e tra i cittadini; investimento in ricerca come leva per tutto il settore; gestione delle cronicità come dato strutturale demograficamente accertato. Intorno a queste si c’è poi “l’ordinario” della programmazione sanitaria: regolatorio e prevenzione. Se non si ha un’idea chiara e d’insieme e si fanno scelte strutturali, verranno determinati 5 anni in cui, nella migliore delle ipotesi, assisteremo al tam tam del progressivo depotenziamento del sistema.
Il cambio di governance finanziaria, il debito e l’aumento della domanda di salute da parte di una popolazione sempre più anziana da una parte e le nuove urgenze, come la salute mentale, dall’altra, non permettono più operazioni di manutenzione ordinaria, ma richiedono una vera e propria azione strategica su tutti i fronti, che deve trovare la sua cornice nella Legge di Bilancio.
Per questo, se non posso che essere lieta per l’impegno di assumere 30mila nuove persone, tra medici ed infermieri, sono preoccupata per l’assenza di un nuovo perimetro per il Fondo sanitario e un impegno strutturale di almeno il 7% del Pil, che consenta una strategia coraggiosa per rendere il SSN nuovamente attrattivo e competitivo sulle risorse umane. Sappiamo bene che mancano 65mila infermieri, che vanno deserti concorsi e posti di specializzazione per medici, che le aree interne anche delle Regioni più ricche non riescono a coprire i posti per medici di famiglia e ospedalieri, idem per farmacisti ed infermieri. Se non si riparte da qui, non si investe sul futuro, sulla tenuta e sulla competitività, anche economica ed innovativa, dell’Italia. Senza una strategia e un piano di riforme il nuovo PSB ridurrà sì il debito, ma non rafforzerà il sistema. Come dire: “L’operazione è riuscita, ma il paziente è morto”.
Beatrice Lorenzin