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Le sfide aperte per sostenere il presente e il futuro dell’infermieristica italiana

di Luca Fialdini

08 LUG - Gentile Direttore,
sono molte le sfide aperte per sostenere il presente e il futuro dell’infermieristica italiana, a garanzia della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Il lavoro di questi anni, dopo il vissuto dell’emergenza sanitaria, ha rafforzato la consapevolezza, semmai ce ne fosse stato bisogno, della necessaria condivisione di competenze multiprofessionali per erogare cure di qualità, sicure e umane. Nello specifico, occorre riflettere su tre temi: la valorizzazione del capitale umano, la prossimità e la digitalizzazione del sistema salute. E proprio su questi bisogna investire risorse, innovando e adattando i modelli organizzativi, anche per l’attuazione delle missioni del PNRR e degli standard del DM77.

Gli infermieri credono nella scienza. E per fare questo occorre prima di tutto comprendere la “causa delle cose”, come si legge nella Stanza della Segnatura decorata da Raffaello, analizzando la letteratura scientifica, il contesto e i mutamenti socio-demografici. La guerra e le risorse limitate influiscono oggi sul sistema salute, a fronte di maggiore fragilità, cronicità e invecchiamento della popolazione. Emergono nuovi bisogni assistenziali e la povertà pesa sull’accesso alle cure e sulla prevenzione. I ritmi frenetici peggiorano gli stili di vita con conseguente aumento dell’obesità, della sedentarietà e degli altri fattori di rischio. E questo avviene anche all’interno della professione infermieristica: i dati e gli studi oggi certificano una “gobba pensionistica” allarmante, descrivono il fenomeno dell’intention to leave, correlato a carichi di lavoro elevati, a una mancanza di opportunità di crescita professionale così come a un mancato riconoscimento economico. Proprio per questo, i giovani non sono più attratti dall’infermieristica e, in generale, verso le professioni sanitarie, scegliendo altri corsi di studio offerti dal mondo accademico.

Gli scritti (e i fatti) rimangono, le parole volano, come insegna un antico discorso di Caio Tito al Senato romano. Proprio per questo l’infermieristica oggi deve cogliere la sfida della sanità digitale, della teleasssitenza, della “connected care”, dell’informatizzazione, per documentare e monitorare i Nursing Sensitive Outcomes. Oggi, per andare avanti, verso il futuro con più consapevolezza e appropriatezza, occorre misurare indicatori di processo e di esito nelle organizzazioni sanitarie, oltre al riconoscimento di nomenclatori specifici infermieristici, capaci di mettere in luce il lavoro infermieristico quotidiano nella clinica e nell’assistenza, per arrivare tra qualche anno - forse, se la politica ci sosterrà - a garantire specifici LEA assistenziali in tutto il territorio nazionale. Conditio sine qua non è la diffusione di un linguaggio standardizzato, codificato, su tutto il territorio nazionale, derivante dalla documentazione infermieristica e in particolare dal processo di nursing, che permetta di condurre studi multicentrici, attraverso l’analisi di milioni di dati (Big data analytics).

Gli infermieri devono poter enunciare diagnosi infermieristiche e le aziende sanitarie devono fare scelte coraggiose e lungimiranti nel facilitare sviluppi informatici che permettano tali registrazioni. Tutto questo a garanzia di uno sviluppo professionale, ma in primis per ragioni etiche e legali, rafforzando il patto di fiducia infermiere-cittadino. Preme ricordare che “come tutti gli operatori di una struttura sanitaria l’infermiere è ex lege portatore di una posizione di garanzia, espressione dell’obbligo di solidarietà, costituzionalmente imposto dagli artt. 2 e 32 Cost., nei confronti dei pazienti/degenti, la cui salute egli deve tutelare contro qualsivoglia pericolo che ne minacci l’integrità” (Cassazione).

Un appello alla politica: investite nella nostra professione. Kroger nel suo modello descrive le variabili per ottenere un cambiamento sostenibile, e fra queste oltre alle necessarie risorse servono vision condivise e skills certificate. Gli infermieri non devono cedere alla demotivazione: la professione è cambiata molto negli ultimi venti anni. La formazione universitaria, con i percorsi di specializzazione in ambito clinico, darà la possibilità di abilitare i nostri professionisti a funzioni ad oggi precluse, come la prescrizione infermieristica, per la gestione della cronicità a domicilio, mettendo il cittadino al centro del sistema salute. «Tutti gli uomini per natura tendono al sapere» e gli infermieri in questi anni ne hanno dato prova e lo faranno in futuro.

Luca Fialdini
Infermiere in Terapia Intensiva e Presidente Opi Massa Carrara

08 luglio 2024
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