Gentile direttore,
uno dei temi centrali del dibattito sulla sanità pubblica del nostro Paese riguarda il divario Nord-Sud, tema reso ancora più urgente dal percorso appena avviato che dovrebbe portare alla autonomia differenziata. Non si contano letteralmente i contributi sul rischio che questo percorso accentui ulteriormente quel divario. Ne è testimonianza recente qui su Qs l’intervento di Nino Cartabellotta della Fondazione GIMBE. Così come non si contano gli interventi e i contributi sull’impatto di questo divario in termini di salute e di qualità e quantità di servizi. Debbo dire che, almeno per quel che sono riuscito a trovare, sono molto più carenti i contributi su come avviare il percorso per colmare quel divario. Mi è venuto in mente allora di buttare giù qualche “pensierino” al riguardo per arrivare poi a una proposta al Direttore che lui poi valuterà. Prima i pensierini.
Le diseguaglianze Nord-Sud in sanità corrispondono a tante analoghe diseguaglianze (leggi qui) ad esempio in termini di PIL, livelli di istruzione, tasso di occupazione, emigrazione e servizi per l’infanzia. Il divario Nord-Sud è un male storico dell’Italia (leggi ad esempio qui) e corrisponde a ciò che si verifica sia a livello globale (leggi qui) che all’interno di singoli Paesi in cui magari è il Nord a fare il Sud, ma il discorso non cambia. Peraltro al divario Nord-Sud in termini di salute e sanità corrispondono altri analoghi divari come quelli tra classi sociali e tra aree interne e aree “centrali”.
Le cause del divario Nord-Sud sono complesse e particolarmente interessante mi è parsa la interpretazione di tale divario che si può leggere qui (si tratta un commento al libro di Vittorio Daniele “Il Paese diviso. Nord e Sud nella storia d’Italia”), fonte da cui traggo le frasi finali:
Questo in sintesi il messaggio del libro di Daniele: è lo sviluppo industriale squilibrato cha ha causato il divario, non i Borbone, non il dna né tantomeno l’arretratezza precedente. E l’industrializzazione non era un destino già segnato per il Nord: senza quel particolare intervento pubblico le autonome capacità degli imprenditori e le “qualità” di quei territori non lo avrebbero di per sé garantito. Il libro a tale riguardo rappresenta una miniera impressionante di dati contro il vizio costante del pregiudizio antimeridionale. L’Italia fu una nazione uniformemente arretrata fino agli anni novanta dell’Ottocento: fu lo sviluppo industriale a differenziarla nettamente e a trasformarla nella nazione più dualistica dell’Europa. Il divario, insomma, è strettamente legato alla distribuzione geografica dell’industria.
Certamente a creare questo divario contribuisce una forte differenza nella qualità della gestione della cosa pubblica. Se interpretarne l’origine non è facile, lo è documentarne gli effetti. Scelgo al riguardo come esempio (ricordo sempre per prudenza che i miei sono solo pensierini) le perdite idriche nella rete di distribuzione molto maggiori nelle Regioni del Sud. Se pensiamo alla sanità esempi di questa cattiva gestione li ritroviamo nell’utilizzo dei fondi per l’edilizia ospedaliera come si ricava da una indagine della Corte dei Conti.
Passando alla specificità delle diseguaglianze in sanità occorre tenere presente che:
Tutte queste premesse portano ad alcune considerazioni:
Finiti qui i pensierini, passo alla proposta: l’avvio di un Forum di Qs sul divario Nord-Sud in sanità con un focus specifico sui modi con cui avviare il processo che dovrebbe colmarlo. E anche su questi modi mi espongo subito con qualche altro pensierino. La mia (banale) ipotesi è che si debba passare dai Piani di rientro ai Piani di sviluppo con alcune linee strategiche di azione che partono dalla consapevolezza che il divario Nord-Sud è sia strutturale e quindi di risorse che di qualità della azione politica e manageriale. Queste che seguono sono un esempio delle possibili linee di azione che potrebbero integrare le azioni (di insuccesso) già avviate
L’ho anticipato subito che più che pensierini su un tema come quello del divario Nord-Sud non sarei riuscito in questa lettera-appunto a produrre. Ma la figuraccia cui mi espongo sarà ben accetta se contribuirà a innescare un confronto tra chi, e certamente sono tanti, sul tema è in grado di andare al di là dei pensierini. Un confronto di cui la sanità pubblica italiana ha un enorme bisogno.
Claudio Maria Maffei