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30 GIUGNO 2024
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Alleanza coop-medici di famiglia tra luci e ombre

di Ornella Mancin

29 MAG -

Gentile direttore,
l’accordo della Fimmg (sindacato maggioritario dei medici di famiglia) con la Lega Coop Nazionale ( che riunisce buona parte delle cooperative che operano nel territorio tra le quali le cooperative delle professioni sanitarie) suscita non poche perplessità e bene ha fatto il professor Cavicchi (QS 27 maggio) , da sempre attento osservatore dei fenomeni che interessano la sanità, a evidenziare alcuni dei punti di maggiore criticità.

Pur non essendo pregiudizialmente contraria all’utilizzo dello strumento cooperativo, l’operazione messa in piedi dalla Fimmg, pone degli interrogativi che toccano l’essenza stesso dell’essere medico e medico di famiglia in particolare.

Permetto che conosco per esperienza diretta il modello cooperativo dal momento che da 12 anni faccio parte di una cooperativa di medici partita nel momento in cui si è costituita la Medicina di gruppo integrata di cui faccio parte e si è reso necessario un sistema organizzativo che ci permettesse di assumere il personale, di dividerci le spese del server, della consulenza del tecnico informatico e molto altro.

Ricordo molto bene le tante riunioni e le discussioni che ci hanno poi portato consapevolmente a scegliere questo modello.

Allora da dove nascono le mie perplessità?

Mettersi insieme e fondare una cooperativa o entrare a farci parte non è e non può essere un fattore vincolante per fare il medico di famiglia.

Il nuovo modello organizzativo della medicina di famiglia (AFT e Case di comunità) prevede che si debba lavorare insieme ad altri colleghi, con personale di segreteria e infermieristico e che ci si debba dotare di strumentazione ( elettrocardiografo, spirometro, ecografo..) e di servizi( server, rete , tecnico informatico…);. Per far fronte a tutta questa complessità è necessario dotarsi di una forma organizzativa che permetta di farsi carico di una gestione molto simile a quella di una piccola impresa.

Se è ormai chiaro che il modello è questo, dovrebbe essere data la possibilità ai mmg di scegliere tra chi vuole puntare sulla libera professione votandosi al rischio di impresa e chi invece preferisce fare solo il medico e delegare allo Stato tutto il resto. Scelta degnissima dal momento che quando uno si iscrive all’università per fare questo lavoro non ha certo sposato l’idea di caricarsi di problematiche imprenditoriali che esulano da ciò per cui ha studiato.

Se non sarà possibile permettere questa scelta tra convenzione e dipendenza, temo che molti giovani medici si allontaneranno ancora di più da questa professione e i più vecchi cercheranno di andare in pensione il prima possibile.

Ma per chi, per continuare a lavorare, accetterà il rischio di impresa e acconsentirà di far parte di una cooperativa , avrà l’obbligo di iscriversi alla Fimmg per godere dei vantaggi offerti dall’accordo Fimmg-Lega Coop?

La Fimmg offre questo accordo ai suoi iscritti per facilitare la creazione di una cooperativa o per entrare in cooperative già costituite in modalità tutelata e con presumibili vantaggi legati ad economie di scala e a possibili convenzioni , offrendo la possibilità ai soci medici di aprirsi a molti altri servizi di assistenza territoriale ( per esempio assistenza domiciliare, assistenza in strutture residenziali , gestione della cronicità..) di tipo privatistico con evidenti vantaggi economici.

Capisaldi del sistema cooperativo sono la mutualità, solidarietà e democrazia. La cooperativa ha come finalità offrire ai soci beni, servizi o condizioni di lavoro più vantaggiose di quelle che si otterrebbero dal mercato e il fondamento del suo agire economico non è il profitto e la speculazione ma creare le migliori condizioni di lavoro possibile per i soci.

Appare evidente che la cooperativa è uno strumento e come tutti gli strumenti dipende da come viene utilizzato.

Certo spaventa questo accordo su vasta scala, con un unico sindacato, quello più potente e in grado di determinare le scelte di tutti. Un connubio Fimmg – Lega Coop che non può non porre degli interrogativi: potranno essere autonome le scelte dei medici? potrà ancora esistere una medicina “in scienza e coscienza” o non si andrà sempre più verso un modello corporativistico in cui i singoli medici dovranno adeguarsi agli interessi delle grandi Coop?

Di certo il medico di famiglia rischia sempre più di perdere il suo ruolo di rappresentante della salute dei cittadini diventando un professionista non più al servizio dei cittadini ma al servizio degli interessi del mercato.

Il rischio di questa deriva è molto forte ed è davvero inquietante che il tutto avvenga senza che i vari attori in campo (gli altri sindacati, la politica, le associazioni di malati , la Fnomceo …) non trovino proprio nulla da dire.

Ornella Mancin



29 maggio 2024
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