Gentile Direttore,
con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Disabilità, n. 62/2024 si tirano le somme di un assiduo e partecipato lavoro di costruzione di una norma rispettosa dei principi e dei significati contenuti nella legge delega 227/21 e capace di dare avvio a un nuovo approccio alla disabilità a livello nazionale e nei territori.
Quale risultato dal nostro punto di vista?
Avremmo voluto dire anche noi che si tratta di una “svolta epocale”, come fa il ministro competente, Alessandra Locatelli, ma, in attesa di vederne la concreta realizzazione, vogliamo elencare quelle che per noi sono conquiste e quali sono i dubbi che restano
Certamente registriamo un importante e positivo cambiamento nella definizione della condizione di disabilità, la terminologia cambia e si adegua alla Convenzione ONU per le persone e alla condizione di disabilità si collegano sostegni di diversa intensità: non è più la disabilità ad essere grave o gravissima: sono i sostegni a dover essere se necessario, intensi, al fine di per migliorare le capacità della persona e la sua inclusione, e la partecipazione alla vita sociale in termini di uguaglianza con gli altri.
Il progetto di vita è pienamente riconosciuto come punto di arrivo e di partenza per realizzare i desideri e le aspettative della persona con disabilità e il suo diritto alla piena inclusione sociale in termini di uguaglianza con tutti.
È assunto il budget di progetto come strumento per stabilire le risorse e i sostegni necessari per realizzare il progetto di vita, ricomponendoli al di là delle diverse competenze e ai differenti flussi di finanziamento.
Un disegno complesso che vede nella valutazione multidimensionale declinata in dettaglio nelle funzioni e nella composizione il motore da cui si avvia tutto
Ma, è arrivato il momento di dirlo, si tratta di un provvedimento che non risolve tutti gli aspetti di criticità che avevamo segnalato come Ordine professionale e che erano stati posti all’attenzione dei decisori, molto è stato rinviato alle Regioni con il rischio di trovarci con modelli, percorsi e prestazioni differenti tra Regioni e con i cittadini che potranno accedere e ricevere servizi e interventi diversi in base a dove abitano.
Ci sono almeno tre elementi su cui avevamo chiesto al legislatore di porre attenzione:
Del primo e del secondo elemento, non v’è traccia nel decreto.
Rispetto alla presenza dell’assistente sociale nell’ Unità di valutazione multidimensionale, speriamo di avere interpretato il punto d sui componenti dell’unità di valutazione multidimensionale nel senso che oltre all'assistente sociale possono esserci un educatore o un altro operatore dei servizi sociali territoriali. In caso contrario dobbiamo constatare che, ancora una volta, è mancata la chiara affermazione che la valutazione della dimensione sociale è attività specifica degli assistenti sociali, non per mero corporativismo, ma perché siamo noi a saperla fare.
Come leggere queste incertezze nel riconoscere pienamente la centralità della dimensione sociale nei percorsi di inclusione e di costruzione dei progetti di vita della persone con disabilità?
Nessuno si può più nascondere dietro modelli consolidati e situazioni pregresse - anche se a tre anni dall’introduzione dei Leps (un assistente sociale ogni 5000 abitanti, con obiettivo di servizio di uno ogni 4000) soltanto nove Regioni raggiungono il Livello essenziale delle prestazioni sociali – perché la legge ha creato le condizioni per garantire servizi e risorse.
In questo caso, come ora per il Decreto Disabilità, siamo determinati a sfidare il legislatore perché senza di noi, assistenti sociali, l’integrazione, l’inclusione, i diritti, continueranno ad essere negati. Non lo diciamo solo noi, lo dicono anche i tanti "esperti per esperienza" con cui ci siamo confrontati in questi anni e le persone che incontriamo nei servizi.
Le povertà abolite o le svolte epocali sono affermazioni che lasciamo alla politica, noi continueremo a lavorare, a collaborare, a proporre e quando serve, a richiedere aggiustamenti. Di cui, lo diciamo subito, c’è bisogno!
Mirella Silvani
Vicepresidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, delegata Salute e Sanità