Gentile Direttore,
prendo spunto dalla querelle fra la dottoressa Cittadini, Presidente Nazionale Aiop, e i Prof. Polillo e Tognetti per fare alcune considerazioni. Premetto che considero il “Privato Accreditato” quale componente essenziale dell’attuale sistema sanitario; come potrebbe essere diverso se si considera che in tali strutture operano autorevoli professionisti, oggi per giunta, risorse scarse del nostro del sistema?
Quello che ha stimolato il mio intervento è stata la dichiarazione della dottoressa Cittadini sulla lettura non corretta dei dati da parte di Polillo e Tognetti.
È vero che come asseriva K. Popper i dati servono “a batter meglio i pugni sul tavolo” - non mi dilungo su questa asserzione che racchiude dinamiche più articolate della statistica – ma esordire con “quando si riportano i dati corretti, sarebbe apprezzabile fornirne una lettura onesta” …e che “nel 2020 (ultima valutazione disponibile), le strutture associate AIOP riportano un indice di case-mix superiore al valore di riferimento, mentre quelle di diritto pubblico registrano un risultato inferiore” non è lettura corretta neanche nell’accezione popperiana di voler battere il pugno sul tavolo.
La presidente dell’Aiop ricorderà infatti che il 2020 è stato l’anno della pandemia e che dal marzo di quell’anno gli ospedali pubblici, impegnati a fronteggiare i numerosissimi casi di infezione, avevano convertito molti reparti in degenze Covid convogliando la chirurgia elettiva e molto altro verso le strutture private accreditate. L’indice di case-mix del 2020 e del 2021 per le strutture private risente pertanto di tale apporto diretto.
Lo stesso PNE 2023, nelle prime pagine d’introduzione, ne fa riferimento: “Nel 2020, la riduzione dei volumi era stata più marcata nel settore pubblico (-21%) rispetto a quello privato accreditato (-11%). Tale riduzione è stata messa in relazione allo sviluppo di dinamiche cooperative per il recupero delle prestazioni elettive non effettuate durante il lockdown, ad esempio forme di delocalizzazione dei pazienti e delle équipe chirurgiche. … Tale cooperazione si sviluppa ai sensi dei commi 1, 2 e 3 dell’articolo 3 D.L. n. 18/2020, convertito in Legge n.27/2020, con particolare riguardo al coinvolgimento delle strutture private, accreditate e non, durante il periodo della emergenza COVID-19, in modo integrato con le attività erogate dalle aziende pubbliche della regione.”
Credo comunque che al Ssn serva un “Privato Accreditato” con un buon indice di cas-mix perché quando si stanziano ingenti risorse economiche è opportuno che queste generino valore per la salute dei contribuenti non solo nelle strutture pubbliche.
Per questo è opportuno che si implementi un sistema più adeguato di valutazione degli esiti che contempli l’efficacia degli interventi e dei percorsi diagnostico-terapeutici. Ad oggi sono disponibili alcuni indicatori di esito (perfezionabili) per gli interventi chirurgici, molto meno è presente nell’area dei ricoveri medici ed è praticamente assente per i percorsi cosiddetti territoriali, quota rilevante sia dell’assistenza sanitaria che di risorse economiche dedicate.
Qui il “Privato Accreditato” è scarsamente connesso al sistema di presa in cura del paziente e alla responsabilità degli esiti in termini di efficacia vestendo, in alcuni ambiti, più un ruolo di prestatore d’opera non sempre utile al sistema di presa in cura e scarsamente valutabile nel percorso complessivo del paziente.
Gli indicatori PNE dell’assistenza territoriale per le principali patologie croniche ad esempio, non sono oggi interpretativi della qualità delle strutture e/o professionisti operanti essendo calcolati per territorio distrettuale in cui insistono ospedali pubblici, privati accreditati, specialistica ambulatoriale e medicina di base.
Certo molte strutture di diritto privato rappresentano un’eccellenza nel panorama sanitario nazionale, al pari dei migliori policlinici di diritto pubblico e aziende universitarie. Strutture in cui i pazienti trovano risposte complessive, di alta professionalità e efficaci per il proprio stato di salute. Queste però non sono preponderanti numericamente nel panorama delle strutture presenti sul territorio e un’analisi specifica potrebbe rilevare che nel biennio ‘20-’21 non vi è stata variazione significativa, per queste strutture, dell’indice di case-mix perché già alto.
Sono le innumerevoli piccole strutture che devono essere maggiormente connesse al sistema complessivo; strutture che hanno beneficiato dei ricoveri (soprattutto della più remunerativa chirurgia elettiva) delocalizzata per invio diretto dagli ospedali pubblici e che a seguito della ripresa dell’ordinaria attività del pubblico, hanno registrato un calo di attività.
Pertanto ben venga la disponibilità, più volte dichiarata dalla dottoressa Cittadini, a concorrere alla risoluzione dei problemi del SSN, ma c’è bisogno di attivare forme nuove di collaborazione pubblico-privato che presuppongono un intervento radicale nell’organizzazione e nei percorsi.
Ad esempio con l’attuale “prestazionismo” a livello territoriale, in cui l’offerta è legata alla domanda secondo leggi di mercato, l’incremento prestazionale da parte del “privato accreditato”, più volte proposto, rappresenterebbe più un costo che un beneficio per il sistema complessivo.
È necessario un cambio di paradigma.
Nunzia Boccaforno
Già direttore Governo Clinico AUSL Romagna