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Bpco, i problemi della Nota Aifa 99 e l’ipocrisia dei tavoli di lavoro

di Salvatore D’Antonio 

07 SET - Gentile Direttore,
sistematicamente negli ultimi anni le Associazioni pazienti vengono invitate a partecipare a riunioni con organi istituzionali, nell’intento di migliorare l’organizzazione del SSN o creare nuovi criteri assistenziali. La risposta è sempre pronta e puntuale, anzi si assiste ad una corsa al presenzialismo da parte delle molte (forse troppe) sigle, nell’intento di collaborare ad una programmazione e gestione dell’assistenza con la diretta testimonianza di quanti se ne giovano o ne subiscono le disfunzioni e le carenze.

Nelle riunioni si capiscono le difficoltà economiche che governano ogni sistema sociale in ogni campo, le carenze degli organici, l’inadeguatezza strutturale delle sedi, ma soprattutto si percepisce che la partecipazione di quanti sono i principali protagonisti del mondo sanitario, i malati, è a volte solo di facciata e le soluzioni delle criticità sono condizionate dai tempi, spesso molto lunghi, e dagli equilibri politici.

Attualmente c’è invece la necessità di una rapida correzione di un provvedimento dell’AIFA, la nota 99, che sta creando seri problemi nella gestione dei Pazienti affetti da patologia polmonare cronica ostruttiva, soprattutto nella sua fase iniziale, come denunciamo fin dalla sua pubblicazione sulla G.U. nel 2021. Le premesse di questo provvedimento era quello di migliorare la gestione di una patologia sotto diagnosticata e sottostimata, che può progressivamente peggiorare ed è causa di elevata mortalità.

Il provvedimento ministeriale si basa sul criterio valutativo della spirometria, facendo riferimento alle "raccomandazioni" (non più definite Linee guida) GOLD, che è il più importante criterio mondiale di valutazione, stadiazione e terapia della BPCO. In realtà però questa nota ignora e travisa la valutazione della gravità della patologia, creando notevoli difficoltà sia a milioni di malati affetti da questa patologia, sia ai Medici di medicina generale che devono verificare la prescrivibilità dei farmaci facendo riferimento ad un unico criterio richiesto che è quello spirometrico.

Come Associazione abbiamo sempre sottolineato l’importanza dell’esecuzione della spirometria, soprattutto per evidenziare una patologia sotto diagnosticata, sottostimata e che, se precocemente individuata, riesce ad intercettare i rapidi declinatori. A questo proposito abbiamo anche realizzato un video pubblicato in chiaro sul canale YouTube dell’Associazione BPCO, con l’attrice Sig.ra Pier Paola Bucchi con la regia di Federico Riva (vedi video a fondo pagina) per invitare soprattutto i fumatori a sottoporsi ad un esame relativamente semplice e non invasivo, allo scopo di far emergere il sommerso, mentre attualmente si corre il rischio di sommergere l’emerso.

Fatte questa doverosa premessa non riteniamo però che la gestione della terapia della BPCO si debba ridurre al rispetto di un solo criterio, il rapporto FEV1/FVC, senza prendere in considerazione quindi i quadri restrittivi, la compromissione delle piccole vie aeree , ma soprattutto escludendo dal giudizio medico la clinica, le riacutizzazioni, il grado di dispnea, l’esposizione , i quadri radiologici , tutte considerazioni che sono ben espresse nelle “raccomandazioni” delle GOLD cui la nota fa riferimento ed infine negando il proseguimento della terapia in pazienti che sono migliorati grazie alle cure.

Altra criticità di questo provvedimento è rappresentata dai tempi stabiliti per l’esecuzione dell’esame che, considerando la difficoltà dell’accesso alle prestazioni ambulatoriali stanno creano ulteriore ansia e difficoltà all’utenza per i tempi di attesa. A questo va aggiunta la confusione con cui sono stati indicati i professionisti che sono autorizzati ad eseguire le spirometrie, in una prima stesura della nota internisti del SSN, pneumologi (quest’ultimi anche negli studi privati secondo una sentenza del TAR Lazio) e medici di medicina generale, senza che venga richiesta una attestazione di competenza.

Successivamente sono stai indicati i medici del sistema sanitario purché dotati di apparecchiature idonee, ma senza far riferimento a specifica competenza. Infine non c’è nessuna indicazione su quanti non sono in grado di eseguire gli esami per una condizione di gravità tale per cui non possono allontanarsi dal proprio domicilio o non riescono ad eseguire i test richiesti, né si prende in considerazione quell’aerea grigia, quella situazione preclinica, come riconosciuta ad altre malattie come ad esempio il diabete, meritevole di trattamenti preventivi, senza che venga fornita nessuna indicazione o deroga ed escludendoli quindi da qualsiasi terapia.

Ritengo quindi, come rappresentante di Pazienti BPCO, pura ipocrisia partecipare a tavoli di lavoro dove si affrontano grandi prospettive future di gestione della sanità, senza cercare prioritariamente di affrontare la risoluzione di un problema, la semplice revisione della nota 99, come ormai verificato da tutti gli operatori sanitari sia in ambito ospedaliero o territoriale e riconosciuto ufficiosamente dagli stessi funzionari AIFA.

Salvatore D’Antonio
Presidente dell’Associazione Pazienti BPCO e altre Patologie Respiratorie




07 settembre 2023
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