Gentile Direttore,
il congresso interregionale della Società Italiana degli Infermieri di Emergenza Territoriale (SIIET) che si è tenuto a Bari lo scorso novembre ha messo anzitutto in evidenza, grazie a una survey e all'analisi dei flussi delle Centrali Operative, un dato su cui è oggi urgente riflettere, ovvero le forti difformità del sistema di emergenza urgenza pugliese. Un dato confermato dalle statistiche e dalla tavola rotonda che si è tenuta a Bari, che ci racconta di un’assistenza al paziente frammentaria fatta da dispatch che seguono protocolli diversi per ogni setting e ripartizione dei mezzi di soccorso base ed avanzati difforme sul territorio regionale e di conseguenza una presa in carico differente a seconda della provincia in cui si espleta il soccorso.
Ma un'altra riflessione si impone: alla tavola rotonda sono stati invitati la politica regionale, i direttori dei SET 118 pugliesi, i presidenti degli ordini delle professioni infermieristiche provinciali ed i coordinatori infermieristici.
La partecipazione della componente infermieristica dai coordinatori ai presidenti degli Ordini professionali è stata davvero cospicua, scarsi risultati ma significativi sono stati ottenuti con i direttori di SET 118 ma la politica risultava totalmente assente. Siamo riusciti ad ottenere, infatti, solo una chiamata di saluti in apertura con l’assessore alla sanità Rocco Palese che ha dichiarato di accogliere la proposta di SIIET e di indire un tavolo tecnico regionale con tutti gli attori del sistema dell’emergenza territoriale. Peraltro questa richiesta, ad oggi, nonostante i solleciti da parte del gruppo SIIET Puglia, non ha avuto un seguito e gli infermieri, al momento, risultano non rappresentati presso i tavoli di lavoro che decideranno la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza pugliese.
Tuttavia dalla nostra survey risulta che l’82% dei colleghi lavora a bordo di mezzi a leadership infermieristica e che l’infermiere è l’unica figura che effettua il dispatch nelle Centrali Operative regionali pertanto è fulcro del sistema; ma, a quanto pare ancora una volta dimenticato dalla politica regionale. E ancora: nella survey si sottolinea che gli infermieri del S.E.T. 118 non hanno un percorso formativo comune con le più svariate esperienze pregresse all’assegnazione e solo il 52,2% degli infermieri svolge un periodo di tutoraggio e per di più con una durata inferiore a 1 settimana nel 43% dei casi e che nel 36% non supera le due settimane.
Nell’analisi sullo stato dell’arte del soccorso pre-ospedaliero è emerso il dato riguardante i tempi allarme-target provenienti dalla C.O. di Bari, che è nettamente superiore allo standard regionale e arriva a 29 minuti nel 2020. Ciò significa che a Bari in media un mezzo di soccorso arriva sul target dopo mezz'ora dalla chiamata al 118.
Ho personalmente messo in risalto in sede congressuale le criticità sui tempi di attesa in Pronto Soccorso a Bari e Foggia dove il paziente attende mediamente 53 minuti prima di essere preso in carico. Tutto ciò impatta in maniera fortemente negativa sulle patologie tempo-dipendenti e su cittadini e professionisti.
Ci auguriamo che si possa dare il via al più presto ad un processo di valorizzazione e tutela dell’infermiere nel setting di soccorso territoriale che parta da una politica regionale attenta e presente, che dovrebbe far fronte a questi dati allarmanti garantendo uniformità dal punto di vista formativo che apra le porte all’implementazione di procedure di intervento infermieristico ancora assenti nel territorio.
Ciò consentirebbe una migliore razionalizzazione nell’utilizzo dei mezzi e delle risorse disponibili, e quindi una maggiore efficienza dell’intero sistema 118 pugliese a vantaggio non solo dei sanitari operanti nel settore ma dell’intera popolazione che si affida al Sistema Sanitario Nazionale.
Serena Colapietro