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Perché bisogna togliere il tetto di spesa per il personale

di Ornella Mancin

19 DIC -

Gentile Direttore,
il SSN soffre ormai di una cronica carenza di personale che interessa sia il settore ospedaliero che il territorio. Un recente servizio televisivo sulla sanità Lombarda e Veneta ha mostrato ciò che sta avvenendo nelle Regioni che vantano dei sistemi sanitari tra i più “eccellenti”: Case di comunità inaugurate e rimaste vuote per mancanza di personale, cittadini senza medico di famiglia, pronti soccorso affidati a medici selezionati da cooperative nate come funghi ma senza alcuna specificità per il reclutamento del personale sanitario…. Il servizio televisivo ha solo messo sotto la lente di ingrandimento le difficoltà che ogni giorno operatori sanitari e cittadini incontrano, i primi nel prendersi carico dei bisogni di salute dei pazienti, i secondi per riuscire ad avere risposte alle loro necessità.

E’ evidente che il SSN vive un momento di crisi senza precedenti legata fondamentalmente alla mancanza di medici e personale sanitario.

Tra il 2010 e il 2020 secondo i dati forniti dalla Federazione Cimo-Fesmed sono stati chiusi 111 ospedali, 113 PS e tagliati 37.00 posti letto (Qs 8 settembre 2022). Si calcola che tra ospedali e territorio manchino più di 20.000 medici (4.500 nei pronto soccorso, 10mila nei reparti ospedalieri, 6.000 medici di medicina generale) e la situazione è destinata a peggiorare sia per i pensionamenti ordinari sia per quelli anticipati e soprattutto per il fenomeno dell’abbandono per dimissioni volontarie (dal 2019 al 2021 - secondo i dati Anaao-Assomed - hanno abbandonato l'ospedale circa 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie).

Mantenere i servizi sanitari essenziali in queste condizioni risulta sempre più difficile e la buona volontà degli operatori non è più sufficiente specie dopo quasi 3 anni di Covid che ha spremuto ogni risorsa residua. Leggo quindi con favore l’intervento del ministro Schillaci che in Senato, illustrando le linee di indirizzo del suo dicastero, ha messo in evidenza le criticità del SSN mettendo l’accento sulla carenza di personale e sulla necessità di un maggior finanziamento per retribuire meglio gli operatori sanitari.

Peccato però che tra queste proposte e la realtà che sta andando in onda ci sia un certa incongruenza.

Riporta il prof. Cavicchi nel suo intervento del 16 dicembre su QS che il Ministero della Salute ha inviato alle Regioni una proposta di decreto, di concerto con il Mef, per la definizione di una “nuova metodologia di calcolo dei fabbisogni di personale”, recependo, nel decreto stesso, la metodologia a suo tempo messa a punto da Agenas che impone il mantenimento dei tetti di spesa fermi al 2018 con la possibilità di aggiornamento al 5% per le Regioni in regola con il Dm 70.

Fa presente il prof. Cavicchi che mantenendo questi tetti di spesa non sarà possibile fare assunzioni (se non pochissime e ininfluenti per i fabbisogni attuali) i e per giunta penalizzando ancora di più le Regioni (e non sono poche) che già non sono riuscite ad adeguarsi agli standard del Dm 70, il tutto per tener fede alla vecchia e orami superata idea del meno ospedale e più territorio che in questi anni ha sguarnito gli ospedali senza occuparsi del territorio.

Il territorio in questi anni è stato abbandonato a sé stesso con Ospedali di comunità promessi e mai realizzati (se non pochissimi e insufficienti), assistenza domiciliare ridotta al lumicino nonostante i continui proclami e medici di famiglia, ormai sempre più vecchi e in numero sempre minore, con carichi di assistiti sopra le possibilità di reale presa in carico.

Davvero il ministro vuole realizzare ciò che sta promettendo?

Inizi con il togliere i tetti di spesa per le assunzioni …. Forse allora possiamo credere che si comincia a fare sul serio.

Ornella Mancin

Medico di medicina generale



19 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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