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Che ne pensa il ministro Schillaci della riapertura del punto nascita di Pesaro?

di Claudio Maria Maffei

12 DIC -

Gentile Direttore,
la ennesima cronaca marchigiana che sto per raccontare merita a mio parere attenzione perchè evidenzia in modo plastico (come si dice oggi) cosa vuol dire quando la politica sanitaria è guidata dalla propaganda come è tipico del centro-destra. Almeno nella sua versione marchigiana, che peraltro il Primo Ministro Giorgia Meloni ha sin dalla campagna elettorale considerato come esperienza modello, un vero e proprio laboratorio. In questo laboratorio lo slogan è una “Sanità che cambia: più vicina ai territori e ai cittadini”.

Questo slogan è tanto caro al centrodestra da essere stato scelto come titolo della 18esima Edizione della Giornata delle Marche, che si è celebrata sabato a Fermo alla presenza del Ministro Schillaci.

Cerco di fornire alcuni elementi indispensabili per capire la vicenda della riapertura del punto nascita di Pesaro. I due ospedali di Pesaro di Fano fanno parte della Azienda Ospedaliera Marche Nord e la precedente Giunta di centro-sinistra aveva avviato e completato di concerto con il Ministero il percorso per la costruzione di un ospedale unico destinato a concentrare in una unica sede le attività dei due stabilimenti ospedalieri, entrambi sede di un DEA di primo livello pure essendo distanti poco più di 10 chilometri. Pesaro e Fano sono per abitanti la seconda e terza città delle Marche rispettivamente con 95.000 e 60.000 abitanti.

Quando la Regione Marche ha dovuto fare nel 2020 i conti con la prima fase della pandemia lo stabilimento di Pesaro è diventato l’Ospedale Covid dell’Azienda Marche Nord arrivando a punte di 200 ricoverati per Covid e tutta l’attività materno-infantile è stata portata a Fano, tranne il percorso delle donne partorienti Covid positive di tutta la Regione concentrato a Pesaro. Per avere una idea dei volumi di attività dei due punti nascita di Marche Nord, nel 2021 ci sono stati 1069 parti a Fano (dati PNE) più 59 a Pesaro verosimilmente legati al percorso delle partorienti Covid positive.

Nell’ottobre 2020 nel suo programma elettorale il centrodestra aveva messo tra i pochi elementi caratterizzanti la soppressione della Azienda Ospedaliera Marche Nord, che in effetti non aveva i requisiti richiesti dal DM 70 per questa tipologia di ospedali (DEA di II livello), e il ritorno ad una rete ospedaliera diffusa con la conseguente ridefinizione della programmazione ospedaliera della precedente Giunta. Questo ha voluto dire che al momento del suo insediamento, la Giunta di centro-destra ha immediatamente proceduto a bloccare il processo di riunificazione degli ospedali di Pesaro e Fano.

Come conseguenza di questa scelta elettorale, in assenza di qualunque analisi di fattibilità e di impatto, da qualche giorno è stato riaperto il punto nascita di Pesaro e lasciato aperto quello di Fano. La riapertura è avvenuta con una inevitabile precarietà organizzativa e con un importante investimento in termini di risorse umane. Si leggono su un quotidiano locale frasi che sconcertano visto che stiamo parlando di un punto nascita: “Nell’ultima settimana, con una febbrile trattativa, si è riusciti però a reclutare altri camici bianchi (si parla di una lista di 5/6 nominativi) che hanno permesso di coprire i turni di dicembre sia sulla costa sia nell’entroterra.

Poi da gennaio, con la nuova azienda sanitaria territoriale, altre economie di gestione potrebbero essere trovate. Almeno si spera”. Ovviamente questi medici acquisiti con una febbrile trattativa vengono sottratti alla già traballante rete dei punti nascita della Regione Marche in diversi casi puntellata con pediatri delle cooperative o in pensione, compreso il terzo punto nascita della Provincia di Pesaro e Urbino presso l’Ospedale di Urbino.

Finalmente dopo quattro giorni dalla riapertura al punto nascita di Pesaro è nato un maschietto, come riporta la stampa locale. Nello stesso articolo, il Primario di Marche Nord responsabile dei due punti nascita, dott. Claudio Cicoli, ha dichiarato: “…a me piacerebbe un punto nascita dove nascono 1500 bambini l’anno. Sarebbe, io credo, più bello per tutti: gli operatori, le ostetriche, per gli studenti che vengono qui a specializzarsi”. Mi permetto di aggiungere che sarebbe bello anche per le mamme, per i genitori e persino per i neonati se solo capissero (ma forse, chissà, capiscono).

Resta da aggiungere che con questa precarietà nella organizzazione dei suoi punti nascita sarà ben difficile per le Marche confermare i dati di mortalità infantile che la vedevano nel 2020 con la miglior performance per questo indicatore tra le 8 Regioni e Province monitorate dal Sistema di Valutazione del Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Ma chissà se a Schillaci qualcuno a Fermo il sabato scorso queste cose le ha raccontate e chissà cosa il Ministro ne avrebbe eventualmente pensato.

Claudio Maria Maffei



12 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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