Gentile Direttore,
Quotidiano Sanità ha pubblicato alcuni giorni fa una interessantissima (almeno per me) lettera di Antonio Ciofani e Fiorella Cesaroni a proposito della ennesima bocciatura del piano di riordino ospedaliero dell’Abruzzo. Si tratta della settima bocciatura in cinque anni da parte del Tavolo per il monitoraggio dell’attuazione del DM 70/2015.
Alla lettera si allega anche il verbale del 22 febbraio con cui si il Tavolo motiva bocciatura. Il grande interesse della lettera sta nella prova che da anni mi mancava della esistenza di questo Tavolo e dai contenuti del verbale che dimostrano che il Tavolo considera le indicazioni del DM 70 serie e cogenti.
Come qualcuno ha già notato e fatto presente, io sono tra i pochi che al DM 70 ci crede, o meglio crede nella assoluta necessità che vengano monitorate ed eventualmente corrette le modalità con cui le Regioni procedono al riordino della loro rete ospedaliera pubblica e privata. Ho tante (persino troppe) volte fatto presente che per la Giunta che governa attualmente la Regione Marche il DM 70 non esiste tanto da potersi permettere almeno tredici strutture ospedaliere di primo e secondo livello quando gli standard del DM 70 gliene “consentono al massimo” dieci. Le Marche hanno fatto su questa base un programma di edilizia ospedaliera totalmente incoerente col Decreto, senza che compaia mai un accenno ad una verifica da parte del Tavolo sul DM 70 negli atti che hanno approvato quel programma (pomposamente chiamato Masterplan) una prima volta e integrare una seconda.
La “povera” Regione Abruzzo si trova invece contestate in modo molto analitico una serie di criticità identificate in base ad una applicazione puntigliosa (come del resto deve essere) del DM 70. Alla Regione Abruzzo si chiede di rivedere un’altra volta la propria programmazione ospedaliera e quindi tra l’altro di:
La cosa “curiosa” è che anche le Marche hanno discipline in esubero, Centrali Operative da ridurre, discipline mal distribuite nella rete e troppe emodinamiche almeno sulla carta e quindi nei cantieri.
Ma c’è una differenza rispetto all’Abruzzo: la Regione Marche non ha dichiarato la propria applicazione definitiva del DM 70 che quindi nessuno è in grado di verificare. Si è limitata alla ricognizione dell’esistente nel 2018 con una delibera, la 1554 , che qui commento e dal suo insediamento nel 2020 la nuova Giunta procede senza mai tener conto del DM 70 sostituito dal suo programma elettorale tutto centrato su una rete ospedaliera diffusa. Tanto diffusa. Troppo diffusa.
Perché due trattamenti così diversi nei confronti di Abruzzo e Marche? Intuisco che si tratti del fatto che la prima è ancora in piano di rientro e la seconda no. Ma è una ragione sufficiente? A mio parere assolutamente no. Non conosco passaggi del DM 70 che prevedano una sua applicazione differenziata in funzione della esistenza o meno di un Pano di Rientro. A meno che non si pensi che se “il resto ve bene” ti puoi tenere la rete ospedaliera che preferisci. Mi rifiuto di pensarlo.
Bene ha fatto il Tavolo per il monitoraggio del DM 70 a correggere il programma di riordino ospedaliero della Regione Abruzzo e male ha fatto questa Regione a non applicare il Decreto. Meno bene ha fatto il Ministero ha lasciare che passassero anni senza che la Regione Abruzzo arrivasse ad una nuova definizione della propria rete ospedaliera. E ancor meno bene ha fatto il Ministero a lasciare invece senza alcuna verifica gli analoghi programmi di altre Regioni, mancato controllo che ha portato ad esempio nelle Marche ad investimenti per un totale di almeno tre ospedali di troppo con terapia intensiva, cardiologia con UTIC, Medicina d’Urgenza e tutto il resto previsto per gli Ospedali di primo livello.
In sintesi: o il DM 70 va applicato oppure no. Applicarlo solo ad alcune Regioni è, parere mio, inaccettabile.
Claudio Maria Maffei