Gentile direttore,
il 9 febbraio 2024 la Conferenza Stato-Regioni e il Ministero della Salute hanno approvato il Programma Nazionale della Ricerca Sanitaria 2023-2025. Il 24 ottobre è stato pubblicato il testo del nuovo bando di Ricerca Finalizzata 2024 del Ministero della Salute, ad opera della Direzione Generale della Ricerca Sanitaria dello stesso Ministero. Come ARSI abbiamo avuto modo di esaminare il bando e riteniamo necessario evidenziare alcune criticità.
L'analisi comparativa tra i bandi 2021 (bilancio di esercizio 2020-2021) e 2024 (bilancio di esercizio 2022-2024), pur evidenziando un aumento complessivo delle risorse disponibili per il triennio 2022-2024, rivela una riallocazione dei fondi a favore dei Progetti Ordinari, riservati ai ricercatori senior (over-40), a discapito delle proposte presentate dai giovani ricercatori (under-40 e under-33). Nello specifico, rispetto al bando 2021, l'investimento per i progetti under-40 e under-33 diminuisce del 7% sul totale disponibile, mentre quello per i progetti ordinari aumenta del 9%, con un impatto significativo sulla disponibilità di fondi per i progetti under-33 o Starting Grant.
I progetti Giovani Ricercatori/Starting Grant rappresentano un’opportunità fondamentale per i giovani scienziati, consentendo loro di avviare programmi di ricerca indipendenti. Riaffermare l’importanza di questo programma, aumentandone i finanziamenti, invierebbe un forte segnale di supporto per chi si affaccia al mondo complesso della ricerca scientifica. In concomitanza con la riduzione dell’allocazione di risorse destinate ai giovani ricercatori, il bando introduce una deroga che permette ai ricercatori senior in quiescenza di conservare il ruolo di Principal Investigator a titolo gratuito, configurando globalmente uno scenario che tende a consolidare lo status quo scientifico degli Istituti e ad investire poco sulle nuove generazioni o a sfavorire l’emergere di nuovi ricercatori/ricercatrici indipendenti.
A proposito degli Starting Grant (under-33), la linea del Bando 2024 pone come requisito che i giovani ricercatori/ricercatrici siano in possesso di un Dottorato di Ricerca (PhD) da non più di due anni (dalla Sezione B.1.1 del Bando: ‘I progetti “starting grant” (SG) sono borse di studio per l’esecuzione di progetti di ricerca, presentati al Destinatario istituzionale da ricercatori che hanno conseguito o il diploma di specializzazione o il diploma di Dottorato di Ricerca da non più di 2 anni e che hanno un’età inferiore ai 33 anni alla data di scadenza del bando…’), salvo poi indicare in itinere nelle FAQ ministeriali (https://hd.cbim.it/support/solutions/articles/202000087708--96-sg-e-dottorandi) che forse il titolo post laurea non è necessario. Requisito comunque non richiesto per le altre due linee di finanziamento dello stesso bando, né agli under-40, né agli over-40. Il giovane o la giovane vincitrice del bando under-33, potrà usufruire di una borsa di studio da 30.000 € lordi/anno per lo svolgimento di un progetto di 3 anni, e non del contratto di lavoro previsto dal CCNL Ricerca Sanitaria. Un paio di considerazioni a riguardo.
Anzitutto, l’età media per il conseguimento del titolo di PhD in Italia è 32,4 anni, con solo il 50,2% dei ricercatori che lo ottiene prima dei 31 anni, ed una età media per i PhD in Scienze della Vita di 32,8 anni (https://www.almalaurea.it/sites/default/files/2024-07/dottori_profilo_report2024.pdf). Questo dato, unitamente alla natura del compenso, fa sì che il numero di candidati potenzialmente interessati sia destinato ad essere molto basso, sia a livello nazionale che internazionale. Il tema più serio, a parere di ARSI, risiede nella contraddizione di considerare un laureato/a con PhD come uno studente assegnatario di borsa. Da un lato, si richiede quale requisito per l’applicazione al bando under-33 la qualifica professionale di ricercatore attribuita sostanzialmente dal titolo PhD, dall'altro si retrocede il vincitore o la vincitrice ad uno status lavorativo di tipo formativo, in cui si impongono oneri fiscali equiparabili a quelli dei lavoratori dipendenti, ma li si priva dei diritti e dei contributi previdenziali previsti dai contratti di lavoro. A nostro avviso con questo approccio, si avalla da parte del Ministero della Salute una dinamica di precariato che non valorizza e tutela i nostri giovani ricercatori, impedendo loro di porre le basi per una carriera indipendente in Italia.
La pratica di selezionare i partecipanti ai bandi sulla base di indicatori bibliometrici quantitativi (H-index, pubblicazioni, citazioni) rimane saldamente radicata, in disaccordo con le raccomandazioni internazionali quale il Coalition for Research Assessment (CoARA https://coara.eu/), accordo supportato dalla Commissione Europea per riformare le pratiche di valutazione della ricerca. I criteri di valutazione attuali, in particolare l’enfasi sulle metriche come criterio di selezione delle figure ammissibili all’interno del programma, meritano ulteriori riflessioni. Indici bibliometrici come l’H-index sono ritenuti sempre più inadatti a livello internazionale per essere utilizzati all’interno dei processi valutativi e selettivi dei grant, poiché indici di anzianità scientifica, più che di qualità e impatto della ricerca svolta, e potrebbero non riflettere appieno il potenziale di individui che hanno affrontato interruzioni di carriera per motivi familiari, maternità o di salute. Occorre ricordare, inoltre, che i primi anni di una carriera nella ricerca possono essere un periodo di notevole instabilità, durante i quali i giovani scienziati spesso devono gestire contratti a breve termine e interruzioni nella carriera che inevitabilmente impattano sulla possibilità di maturare gli indici quantitativi richiesti per applicare al Bando RF over-40, indipendentemente dalla qualità dell’idea progettuale.
Altro aspetto che ha discriminato i ricercatori più giovani nell’applicare ai progetti ordinari, favorendo i ricercatori più anziani, è il sistema di triage che non considera ai fini dei requisiti minimi le pubblicazioni come “co-first” e “co-last” author, pratica ampiamente diffusa nel mondo scientifico soprattutto nelle pubblicazioni che prevedono la collaborazione di diversi gruppi di ricerca. Tra i tanti requisiti, per applicare al bando è richiesto un numero minimo di pubblicazioni come primo, ultimo nome o corresponding author da possedere al momento della sottomissione. Purtroppo in questo computo non sono rientrate tutte le pubblicazioni in cui il ricercatore era in una posizione di primo o ultimo nome condiviso. Questa scelta ha svantaggiato in modo particolare i ricercatori a metà carriera, limitandone la possibilità di candidarsi come coordinatori di progetti ordinari, a vantaggio di ricercatori con un'esperienza più consolidata e ancora una volta limitando l’indipendenza dei ricercatori più “giovani” in termini di carriera. Ad aggravare la situazione, anche il motivo dell’esclusione di queste pubblicazioni, che risulta essere l’impossibilità del sistema informatico del Ministero di “rilevare in alcun modo la posizione di co-first o co-last" (FAQ #80 e #151), quindi non valutando queste pubblicazioni per un motivo esclusivamente tecnico e non di principio.
Altri sistemi di valutazione non basati sulle metriche tradizionali sono sempre più adottati dagli enti finanziatori internazionali, ovvero una valutazione basata principalmente su un giudizio qualitativo, come da CoARA, che sia in grado di riconoscere i diversi prodotti, pratiche e attività che massimizzano la qualità e l’impatto della ricerca. Perché il Ministero della Salute non vi aderisce?
In aggiunta, ci preme sottolineare come vi sia, a nostro avviso, un consolidamento del divario di genere a causa della mancata applicazione delle linee guida internazionali sul congedo parentale/malattia. Nello specifico, occorre ricordare che il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) ha riconosciuto il rischio di pregiudizi in un sistema che si basa esclusivamente sugli indici bibliometrici. Per affrontare questa problematica, l’ERC ha implementato linee guida che consentono aggiustamenti ai limiti di età (periodo di tempo dal PhD che tiene conto di interruzione per maternità di 18 mesi per ciascun figlio, ad esempio) per tenere conto delle pause di carriera. Adottare misure simili nel sistema italiano potrebbe garantire un ambiente di ricerca più equo e inclusivo, consentendo ai ricercatori promettenti che hanno preso pause temporanee di dimostrare appieno il proprio potenziale. Le Azioni Marie Sklodowska Curie di Horizon Europe prevedono anche il riconoscimento dei periodi di interruzioni di carriera fuori dalla ricerca o per malattia o congedo parentale, considerandoli nella valutazione dei requisiti di anzianità accademica tra i criteri di ammissibilità al bando Postdoctoral Fellowships.
La combinazione di indici bibliometrici molto sfidanti, unitamente al cut-off imposto dai limiti di età per l’accesso ai Progetti Ordinari (over-40 anni) meriterebbe l’applicazione di tali misure. Solo un tentativo di adeguamento è invece previsto nel Bando 2024 per i progetti under-33: decurtazione di soli 6 mesi a figlio, contro i 18 europei. L’impatto di questa misura, sebbene lodevole, sarà globalmente nullo, alla luce dei dati del Report sull’evento nascita in Italia dell’ISS (CeDAP 2022) secondo cui l’età media al primo parto per una donna laureata in Italia è di 34,6 anni, con il 46% delle primipare laureate aventi oltre 40 anni.
Il futuro della ricerca sanitaria in Italia dipende fortemente dall’attrarre e coltivare menti brillanti. Il Ministero della Salute italiano ha l’opportunità tramite i bandi di ricerca finalizzata di creare le condizioni grazie alle quali i giovani ricercatori non solo siano incoraggiati a seguire le proprie passioni scientifiche, ma abbiano anche le risorse e il supporto necessari per avviare una carriera indipendente e solida, sia da un punto di vista professionale che contrattuale. Considerando attentamente le criticità qui sollevate, come l'allocazione dei finanziamenti, rivedere significativamente i criteri di valutazione per garantire equità e inclusività e continuare a valorizzare le iniziative di ricerca collaborativa, il Ministero della Salute riuscirebbe a valorizzare i ricercatori e le ricercatrici e creare le condizioni migliori affinché possano rendersi pienamente indipendenti e poter concretizzare in autonomia le proprie idee progettuali.
ARSI si impegna con determinazione a promuovere proposte e strategie innovative per il miglioramento del sistema della ricerca sanitaria in Italia. In questa prospettiva, rinnoviamo la nostra disponibilità a un confronto costruttivo con il Ministero, al fine di poter presentare e discutere le idee che ARSI ha recentemente sviluppato in un progetto pilota dal titolo ’Impact-based assessment of the translational research in the Italian research hospitals’, risultato meritevole di finanziamento da parte dell’Unione Europea assieme ad altri 24 progetti, nell’ambito del bando CoARA boost (https://coara.eu/news/25-projects-selected-for-the-first-cascade-funding-call/).
Il Direttivo di ARSI - Associazione dei Ricercatori in Sanità, Italia