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Latina. Le precisazioni della Asl sul caso del medico a cui è stato pignorato lo stipendio per eccesso di prescrizioni farmaceutiche

Il medico aveva iperprescritto un farmaco broncodilatatore a un settantenne, ma si è visto poi applicare una trattenuta sullo stipendio da parte della Asl per recuperare circa 1.400 euro. Il caso finisce sulla stampa e la Asl precisa: “Esistono Commissioni paritetiche per la valutazione dell’appropriatezza delle prescrizioni, che non ha intento persecutorio. Ai medici iperprescrittori viene richiesto di motivare le scelte. Nessun desiderio, quindi, di penalizzare chi prescrive farmaci utili, ma di intervenire sulle prescrizioni in notevole soprannumero rispetto al necessario”.

03 NOV - “Nessuno punisce i medici che prescrivono farmaci utili a chi ne ha bisogno”. Lo sottolinea il presidente delle Commissioni Appropriatezza Prescrittiva ASL Latina, Loreto Bevilacqua, intervenendo sulle polemiche innescate da un articolo apparso su Repubblica.it il 31 ottobre 2020, dal titolo “Prescrive farmaco salvavita a un anziano, la Asl di Latina gli pignora lo stipendio: “Risarcisca le spese”, spiegando le ragioni per cui è stato multato un medico accusato di avere iperprescritto un farmaco broncodilatatore a un settantenne.

“Allo scopo di contrastare il fenomeno dell’iperprescrizione farmaceutica, sono state poste in atto diverse strategie - spiega Bevilacqua nella nota diramata dalla Asl -. Alcune di queste hanno riguardato l’organizzazione di momenti di confronto con i medici prescrittori, sia individuali che collettivi di natura formativa, che hanno determinato risultati soddisfacenti. Oltre a questo, sono state istituite, in conformità dai contratti e dagli accordi collettivi nazionali, specifiche Commissioni paritetiche per la valutazione dell’appropriatezza alla quale partecipano, oltre ai medici della ASL, Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta e specialisti ambulatoriali che operano sul territorio.”

La nota evidenzia come ai medici iperprescrittori venga richiesto di motivare le scelte effettuate che, quando non giustificate da evidenze scientifiche e dalle buone pratiche cliniche, determinano l’adozione di sanzioni come accaduto nel caso di specie. “È opportuno sottolineare che tutte le decisioni della Commissione per l’appropriatezza prescrittiva, sono state adottate all’unanimità o, in ogni caso, senza voti contrari. Che la Commissione non abbia intenti di carattere persecutorio, ne sono prova la Composizione paritetica, la modalità di lavoro, basata sul contraddittorio, e l’approccio unanime nell’adozione delle decisioni conseguenti. Va inoltre rilevato che i parametri impiegati per l’individuazione di pratiche iperprescrittive, già include valori che considerano ampiamente la naturale variabilità dei comportamenti prescrittivi legati alle condizioni soggettive ed individuali degli assistiti”.

"Nessun desiderio, quindi - chiarisce Bevilacqua -, di penalizzare chi prescrive farmaci utili per la cura dei soggetti che ne hanno bisogno, ma il perseguimento dell’obiettivo di fornire segnali chiari laddove, attraverso la prescrizione di farmaci in notevole soprannumero rispetto al necessario, si rende necessario tutelare proprio la salute delle persone malate che potrebbero subire effetti collaterali, anche gravi, da un’assunzione eccessiva di farmaci. D’altronde, si comprende facilmente che non è aumentando la dose del farmaco, abbondantemente oltre la soglia massima stabilita, che si può stabilizzare lo stato di salute di un paziente, ma attraverso l’adozione di strategie terapeutiche alternative che, nel caso del medico in questione, non sono state prese in alcuna considerazione”. Ed è in questa fattispecie che rientra il caso specifico.

03 novembre 2020
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