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Grazie “Tor Vergata”

30 OTT - Gentile Direttore,
il 1 Novembre 2019 concludo la mia esperienza di Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e di Presidente della Fondazione Policlinico Tor Vergata. Sono felice di condividere alcune riflessioni con Lei e con i lettori. Sei anni di mandato, lunghi, intensi e vissuti con energia, passione, sacrificio e molta voglia di contribuire a far crescere l’Istituzione che ho guidato, a valorizzare il ruolo del sistema universitario italiano nel suo complesso.
 
Sono stato uno primi Rettori eletti dopo la riforma Gelmini, che ha sostanzialmente cambiato le Università Italiane, inserendo principi nuovi di governance e di responsabilità ai quali prima non eravamo sottoposti, all’interno di un mandato unico e non rinnovabile o prorogabile. Accettare questa sfida costituiva per me il coronamento di un percorso iniziato il giorno in cui mi sono immatricolato.
 
Sei anni fa, a pochi giorni dal mio insediamento, ho scelto di racchiudere il programma di azione che mi ero proposto in un semplice motto “Oggi, l’Ateneo del domani”. Perché ero consapevole del fatto che per rispondere alle sfide che attendono la società negli anni a venire è necessario un impegno forte su una pluralità di fronti, a partire da quelli cruciali come la formazione delle generazioni future e la diffusione di un paradigma culturale della sostenibilità e della responsabilità. Perché ero consapevole del bisogno di un cambio di passo, di una capacità di progetto e di visione, per realizzare spazi di azione e possibilità operative mai sperimentate prima.
 
Oggi posso dire con orgoglio e a gran voce di aver vinto questa sfida e di essere fiero di quanto fatto. Con un tempismo da manuale, il 25 ottobre 2019, giorno della Cerimonia solenne di fine mandato, la rivista Nature pubblica una analisi dettagliata delle 100 migliori giovani Accademie (con meno di 50 anni di storia) del mondo. Non poteva esserci giorno migliore, per me, per scorrere la classifica e trovare la “mia” Università, “Tor Vergata”, al 59° posto.
 
Ebbene, proprio dall’inizio del mio mandato ebbi l’intuizione - insieme ai colleghi Martin Paul (Università di Maastricht) e al collega Juan Romo (Università Carlos III Madrid) - delle grandi opportunità legate alla creazione di una rete europea di Università giovani, perché più libere di affrontare tematiche innovative e alla frontiera, come la globalizzazione, i cambiamenti climatici, le tendenze demografiche, le epidemie globali, la preoccupante disoccupazione, la crescente disuguaglianza sociale, l’intensificazione della migrazione non volontaria (sia interna che internazionale), le nuove competenze richieste dal mondo del lavoro.
 
Sfide complesse, fenomeni correlati in un mondo interconnesso per la cui interpretazione (e gestione) è necessario il contributo delle Università per costruire un mondo migliore e un futuro più sostenibile “senza lasciare indietro nessuno”. Sulla base di queste idee, “Tor Vergata” ha promosso già dal 2015 la nascita dell’ASViS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (guidata dal collega Enrico Giovannini) ed inserito nel proprio Statuto, tra le prime Università Italiane, il concetto dello sviluppo sostenibile come proprie missione e visione.
 
Oggi posso affermare con fierezza che questa intuizione fu vincente. E a testimoniarlo testimoniarlo, non c’è solo la prestigiosa classifica di Nature. La costituzione dell’Alleanza YUFE (Young Universities for the Future of Europe), che la Commissione Europea ha da poco riconosciuto e finanziato come il miglior progetto innovativo per le future Università Europee, rendono merito a questa idea. Le Università giovani possono dare un grande contributo alle nostre società perché dinamiche, attive, nuove: “Tor Vergata” è in prima linea e nei prossimi tre anni avrà è chiamata a lavorare alacremente per delineare un modello nuovo, che permetterà di formare una futura, consapevole, preparata e responsabile generazione di cittadini europei.
 
Nelle mani del prossimo Rettore lascio un Ateneo in salute, che si è fatto ancora più spazio nel panorama nazionale e internazionale. Un Ateneo che ha saputo trasmettere il proprio valore, che ha saputo farsi scegliere per la qualità della propria didattica e per i risultati della ricerca, per l’impegno e la sensibilità rispetto a ambiti di azione sfidanti e innovativi. Un Campus che va oltre i confini, rafforzando la rete di relazioni internazionali con le più prestigiose istituzioni di vari Continenti.
 
Una Università inclusiva e a “zeroINdifferenza” grazie ad un corollario di iniziative e progetti fra i quali, a titolo di esempio, l’istituzione - per la prima volta al mondo – di un programma di formazione dedicato a soggetti con disabilità psichica, insieme all’Associazione Teatro Patologico di Roma.
 
Questo format, in particolare, è oggi apprezzato da tutte le Università del mondo e da organismi internazionali come l’ONU e la UE. Si tratta di un chiaro esempio di Terza missione delle Università: l’Accademia di oggi può e deve contribuire a promuovere azioni per una cultura aperta e inclusiva, per un dialogo sistematico e produttivo con tutti gli attori dello sviluppo, per rafforzare il rapporto tra ricerca, formazione, innovazione sociale e industriale.
 
E, ancora, sono fiero di aver fatto parlare l’Accademia con l’Impresa. Da tempo discutiamo intorno a quale sia il miglior set di politiche (della ricerca, industriali, dell’innovazione) che possa aiutare il nostro sistema a crescere e a garantire la diffusione di una cultura imprenditoriale e dell’innovazione. In generale, ciò che sembra emergere da quanto è avvenuto negli ultimi decenni, nonostante gli sforzi compiuti, è che le azioni poste in essere non sono riuscite a ottenere risultati brillanti, stabili e idonei a assicurare uno sviluppo durevole e coordinato.
 
Allora, come assicurare una strettainterazione tra gli attori del sistema, tra istituzioni, industria e Università? La risposta di “Tor Vergata” è racchiusa in due termini: partnership e, insieme, Spin in. Un modello, quello dello Spin in, lanciato durante il mio mandato, che ha riscontrato da subito molto interesse e che si è tradotto nell’adesione al nostro nuovo progetto “Contaminaction Hub” da parte di CONFAPI, l’organizzazione delle piccole e medie imprese Italiane – asse portante del tessuto produttivo del Paese - con cui abbiamo siglato un accordo inedito.
 
Per la prima volta in Italia, abbiamo dato vita ad un nuovo modo di interagire fra Industria e Università, creando “contagio” tra i due mondi: lo scopo è quello di aprire i nostri Dipartimenti alle aziende per innovare prodotti o processi, rendendoli più attrattivi per il mercato. Con la formula Spin in, l’Accademia può rendere possibile il passaggio dal sapere (della ricerca) al saper fare (e bene) dell’impresa. Con la formula Spin in l’Accademia si apre alla società e al mercato, dialoga con le altre istituzioni, crea relazioni stabili e osmotiche, in forza delle quali attiva circuiti virtuosi per la crescita e lo sviluppo socio-economico del territorio di riferimento.
 
Anche questa è Terza Missione, come lo è stato, in maniera straordinaria, il lavoro svolto dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, emblema del ruolo che le Università rivestono con le Regioni di riferimento ed il Sistema Sanitario Nazionale, ai fini di garantire l'inscindibilità delle funzioni assistenziali dei docenti di materie cliniche da quelle di insegnamento e di ricerca. In questo mutuo rapporto, nel corso del mio mandato, è emerso come la finalità primaria didattica e di ricercacondizioni gli aspetti assistenziali, per il progresso della scienza e il benessere dei cittadini.
 
Questi i principi che mi hanno ispirato, anche nel ruolo ricoperto in qualità di Presidente della Fondazione Policlinico Tor Vergata e delegato CRUI alla Sanità. Mi sono battuto in tutte le sedi per riconoscere e valorizzare le attività assistenziali delle Aziende Ospedaliero-Universitarie, attraverso la definizione di protocolli di intesa con le Regioni, allo scopo di assicurare lo svolgimento dell’attività assistenziale necessaria per l’assolvimento dei compiti istituzionali dell’Università.
 
Questo si può ottenere solo attraverso intese innovative come quella approvata dalla Regione Lazio e l’Università Tor Vergata dopo ben 15 anni, che ha permesso di raggiungere un risultato inizialmente giudicato ambizioso, e oggi certificato: l’uscita del Policlinico di Tor Vergata – unica azienda del Lazio – dal piano di rientro regionale e soprattutto la riduzione del deficit economico. Risultati ottenuti contestualmente all’aumento della produzione, all’investimento nelle risorse umane per circa 7 ml di euro rispetto al 2014 e all’acquisto circa 10 ml di nuove attrezzature e service per l’innovazione tecnologica, nonché manutenzioni per oltre 6 ml di euro annui.
 
L’uscita dal piano di rientro consentirà di investire in ulteriori infrastrutture del Policlinico di Tor Vergata e nel reclutamento del personale, così dagarantire maggiormente uno sviluppo di carriera ai giovani ricercatori. L’evoluzione verso la futura istituzione dell’IRCCS, come riportato dal Protocollo di intesa, potenzierà questi aspetti.
 
Sono tante le cose che come Rettore avrei voluto ancora realizzare, tanti i progetti ai quali avrei voluto ancora dare forma, cui si aggiunge un certo rimpianto per non aver saputo o potuto eliminare la forma di conoscenza più diffusa: l’ignoranza o, meglio, la detestabile “agnotologia”, come la descrisse il collega Robert Proctor dell’Università di Stanford coniando un termine per designare la scienza dell’ignoranza, la storia dell’ignoranza, la politica dell’ignoranza, la produzione (ad arte) dell’ignoranza per lasciare nel “buio” i più.
 
Ma sono umano, e intellettualmente onesto al punto di potermi ritenere soddisfatto per aver saputo raggiungere, con l’apporto dei tanti che hanno lavorato al mio fianco e per il bene dell’Ateneo in questi anni, tutti gli obiettivi, più qualcuno, che mi ero prefissato quando mi sono candidato a questa grande responsabilità che considero straordinaria, magnifica, indimenticabile.
 
Grazie, “Tor Vergata”.
 
Giuseppe Novelli

30 ottobre 2019
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