Infermiere di famiglia. Studio Ipasvi: è ancora poco noto ma per 70% mmg e pazienti sua presenza in ambulatorio è importante
Un'indagine condotta dal coordinamento interregionale Ipasvi (Basilicata, Campania, Molise) su medici e pazienti mostra come “gli infermieri e i Medici di Medicina Generale sono gli operatori “in prima linea” che dovrebbero intraprendere e stimolare specifiche azioni promotrici per l’implementazione di una continuità assistenziale”. LO STUDIO
23 MAR - Infermiere di famiglia? La sua conoscenza è a macchia di leopardo ma il 70% dei pazienti e dei medici di Basilicata, Campania e Molise giudica la sua figura importante nel processo di continuità assistenziale. A studiare il fenomeno è lo studio “
L’infermiere accanto al cittadino nel nuovo sistema salute” condotto dal
Coordinamento interregionale Ipasvi (Basilicata, Campania, Molise) che ha messo in risalto come “l'infermiere di famiglia rappresenta la nuova frontiera assistenziale nel sistema salute che si inserisce a ponte tra il medico di medicina generale e il paziente al centro del processo assistenziale”. Per realizzarlo sono stati intervistati tra medici e pazienti (in base alle dovute proporzioni) circa 3.000 soggetti delle tre regioni.
Lo studio ha fatto emergere la conoscenza da parte degli utenti della figura infermieristica di comunità anche se essa è risultata più marcata in Basilicata e Molise e meno in Campania. In ogni caso è emersa l'importanza nelle percentuali di risposte in merito alla sua presenza nell'ambulatorio del MMG (per l’82% dei molisani, il 78,4% dei lucani e il 60,5% dei campani). Inoltre, per il campione degli utenti l'infermiere può svolgere attività: di promozione, di prevenzione e di educazione alla salute (per il 70,3% in Molise, il 79% in Basilicata, il 61% in Campania).
Infine, l’indagine evidenzia che l'interazione tra MMG e infermiere, nello studio di medicina generale, è possibile auspicabile. I MMG danno un giudizio complessivamente ed esaustivamente positivo a questa prospettiva. In una scala da 1 a 6 il valore mediano è risultato 5.
“Lo studio ha messo in luce una grande stima e considerazione nei riguardi dell'Infermiere di comunità da parte dell'utenza – si legge - , e che egli può essere il soggetto di una rivalutazione del sistema sanitario perché ne ha le giuste competenze. Uno sforzo maggiore andrebbe fatto per sancire ufficialmente questo prezioso aiuto e valido riconoscimento perché l'infermiere si conferma come un intreccio perfetto tra sapere, saper essere, saper fare e saper dare. Fitto anche l'intreccio con il medico di MG, che può avvalersi di altre e specifiche competenze al fine di selezionare bene la sua propria "mission" e di gestire tutta una serie di aspetti organizzativi, burocratici, etc... che la professione richiede: lo studio effettuato rappresenta lo spunto per andare incontro alle prospettive lavorative future che si sono aperte sul territorio nazionale”.
23 marzo 2016
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