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Ostetrica di comunità. Vicario (Fnco): “Inserire la figura nelle nuove Case della Salute”


La Federazione promuove il modello della "Ostetrica di comunità", inviando a tutti i decisori politici, regionali e nazionali, un documento per spiegare quale impatto avrebbe il modello sulle criticità oggi presenti nel Percorso nascita e più in generale nell'assistenza in genere. "Può intercettare i disagi sanitari e sociali delle donne e delle famiglie, assistendole direttamente o indirizzandole verso i servizi specialistici"

23 MAR - “Ostetrica di comunità”. E’ il modello promosso dalla Federazione delle ostetriche italiane che in questi giorni sta inviando a tutti i decisori politici, regionali e nazionali, un documento per spiegare quale impatto avrebbe il modello sulle criticità oggi presenti nel Percorso nascita e più in generale nell’assistenza di genere.
 
Il modello dell’Ostetrica di Comunità e l’inserimento di questa figura professionale all’interno delle Case della salute, permetterebbe di superare molte delle criticità che ancora oggi impediscono l’erogazione di percorsi di cura differenziati sulla base del rischio ostetrico.
 
A fronte di una forte denatalità, meno 15.000 nati nell’ultimo anno rispetto al 2014, aumentano i contenziosi medico legali, spesso conseguenti ad atti di medicina difensiva che producono un over treatment e maggiore rischio per la salute materno infantile.
 
"Oggi - dichiara Maria Vicario, presidente FNCO -, malgrado i L.E.A. non c’è uniformità nell’assistenza del percorso nascita e le donne spesso devono ricorrere alle cure di strutture private per completare le indagini cliniche con grande esborso di denaro, fine a mille euro solo per gli esami e molto di più se si cumulano  visite e assistenza prima e dopo il parto. L’Italia è fra i paesi dell’Unione europea, che vive maggiori difformità organizzativa legata spesso a un deficit di visione strategica nell’offerta sanitaria, soprattutto nell’area materno infantile ed è ancora oggi “maglia nera” per ricorso inappropriato ed eccessivo al taglio cesareo, con conseguente aumento del rischio di morbilità e mortalità materna e fetale".
 
Lorenzo Proia
 
Il nostro “modello dell’Ostetrica di Comunità – sottolinea - e l’inserimento di questa figura professionale all’interno delle Case della salute, permetterebbe di superare molte delle criticità che ancora oggi impediscono l’erogazione di percorsi di cura differenziati sulla base del rischio ostetrico”.
 
"Oggi - prosegue Vicario - molti professionisti sanitari rivendicano un ruolo nell’assistenza materno infantile come ad esempio gli infermieri, vedi il caso del Collegio IPASVI di Trento, dopo che la Provincia autonoma aveva approvato il modello di assistenza ostetrica che sta dando ottimi risultati misurandone l’efficacia in esiti di salute in rapporto all’utilizzo delle risorse. Fino ad oggi purtroppo, anche l’inappropriatezza nell’allocazione delle risorse professionali ha dato luogo nel corso degli anni in Italia alle criticità su esposte. Molti professionisti, formati per la cura della persona “in generale”, sono ancora impropriamente  impiegati in area materno-infantile che , invece, necessita di professionisti dedicati ed appositamente formati  all’interno di strutture ospedaliere e territoriali (Consultorio/Domicilio)".
 
"Guardando ai modelli accreditati dal panel di esperti dell’OMS - prosegue la presidente FNCO - e altre organizzazioni internazionali, per la riduzione della morbilità e mortalità materno infantile nel mondo, la FNCO auspica l’istituzione dell’Ostetrica di Comunità che può intercettare i disagi sanitari e sociali delle donne e delle famiglie, assistendole direttamente o indirizzandole verso i servizi specialistici".
 
"Per questi motivi - conclude Vicario -, la FNCO invita i decisori politici e amministrativi a rigettare le proposte di modelli di assistenza “diffusa” sinonimo di sapere “generalista e aspecifico” in contesti assistenziali dove, invece, è indispensabile l’adozione di modelli di assistenza appropriati alle specificità dell’area materno infantile che l’ostetrica è in grado di assicurare così come avviene nel Regno Unito dove per implementazione  delle  Linee guida del National Institute Care Excellence (NICE) il modello di assistenza è quello proposto dalla FNCO".

23 marzo 2016
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