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Riforma Enpaf. Croce: “Ma percorsi formativi e accesso al lavoro non sono responsabilità nostre”


Il presidente dell’Enpaf annuncia che entro luglio sarà istituita una Commissione per elaborare una proposta, che dovrebbe essere pronta ad ottobre. "Ma il lavoro, per essere ben fatto, non potrà essere breve”. E su formazione e lavoro aggiunge: “Per troppo tempo le Organizzazioni di categoria sono state semplici spettatori, creando inaccettabili forme di sotto protezione sociale”.

03 LUG - “Riformare la previdenza produce risultati soltanto se si è in grado di governare in modo diverso i percorsi formativi e di accesso al mercato del lavoro per i nuovi colleghi”. Così il presidente dell’Enpaf, Emilio Croce, interviene nel dibattito sulla necessità di riformare in modo più ampio l’assetto previdenziale e assistenziale dell’Enpaf.

“Con spirito di servizio – continua Croce - ho accolto la raccomandazione emersa nel corso dell’ultimo Consiglio Nazionale in merito alla richiesta di un breve rinvio delle proposte di riforme regolamentari già pronte e presentate all’Assemblea lo scorso 25 giugno, tra cui quella relativa all’estensione da 5 a 7 anni del periodo massimo di disoccupazione temporanea ed involontaria per usufruire della riduzione contributiva. Il rinvio è stato motivato dalla volontà emersa da parte di alcuni Presidenti di Ordine di elaborare una riforma complessiva del sistema previdenziale e assistenziale”.

“Accogliendo, pertanto, l’appello dell’Assemblea - precisa Croce - nel corso del prossimo Consiglio di amministrazione di luglio, provvederemo ad istituire un’apposita Commissione di studio, aperta ai rappresentanti della categoria e supportata da tecnici esperti del settore. In questo modo, già nel prossimo Consiglio Nazionale di ottobre, saremo in grado di illustrare e sottoporre al vaglio dell’Assemblea i primi risultati di un lavoro che, per essere ben fatto, necessariamente non potrà essere breve. Questo concetto deve essere chiaro, perché errori inaccettabili, dettati dalla fretta, dalla demagogia o da altre ragioni, possono compromettere il futuro dell’Ente”.

“In merito ai percorsi formativi e di accesso al mercato del lavoro – conclude Croce - occorre distinguere le diverse responsabilità: l’Enpaf non può governare tali processi che, per troppo tempo, hanno visto le Organizzazioni di categoria semplici spettatori, creando inaccettabili forme di sotto protezione sociale. Senza lavoro, senza chiarezza sul futuro della professione, senza certezze sul piano del diritto, la previdenza può fare ben poco, ed è costretta a correre in salita cercando di limitare, come è stato fatto in questi anni, la pressione contributiva. Ma la sfida è raccolta!”

03 luglio 2015
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