Sicurezza delle cure. I Clinical Risk Manager a Lorenzin: “Tuteli i professionisti. Impedisca a magistratura l’accesso agli audit”
di T. Bellandi, E. Beleffi
Dalla prima convention nazionale in corso a Bari i professionisti del rischio clinico lanciano un appello al Ministro della Salute: “Intervenga una volta per tutte con una norma che promuova la sicurezza delle cure ed al contempo tuteli i professionisti”. In Italia, il tasso di incidenza di eventi avversi in ospedale è del 5,2% in linea con media Ue. Ma il 60% è prevenibile.
02 LUG - Oltre 150 risk manager, provenienti da tutti Italia, si sono riuniti a Bari per tre giorni di lavoro, organizzati dall’Università “Aldo Moro” e dal Coordinamento delle Regioni per la Sicurezza dei Pazienti, con il supporto di numerose società scientifiche nazionali per la prima conevntion nazionale.
"Definire progetti di lavoro secondo una modalità condivisa e partecipativa per la sicurezza dei pazienti, superando i confini delle singole Regioni per valorizzare il contributo dei risk manager nello sviluppo dei servizi sanitari in un periodo di crisi e di opportunità" Questi gli obiettivi definiti da
Alessandro Dell’Erba, professore di Medicina Legale dell’Università di Bari e rappresentante della Puglia nel Coordinamento delle Regioni per la Sicurezza delle Cure, ha presentato l’obiettivo ambizioso della Convention.
Sono previsti ben 16 tavoli di lavoro moderati da esperti provenienti da tutta Italia, su temi che vanno dai sistemi di reporting e learning degli eventi avversi, allo sviluppo ed applicazione delle pratiche per la sicurezza, che al termine della tre giorni presenteranno proposte operative alla Commissione Salute, applicando il metodo SWOT presentato ai partecipanti da Alberto Deales, Direttore Sanitario dell’AO Marche Nord.
L’evento si è aperto questa mattina con i saluti Istituzionali e con alcune relazioni introduttive. Il Direttore dell’Agenzia Regionale di Sanità della Regione Puglia ed il Rettore dell’Università “Aldo Moro” di Bari hanno aperto l’evento, ricordando sia i costi umani che economici degli eventi avversi in sanità. Hanno entrambi sostenuto la necessità di impegnare sia le organizzazioni sanitarie che l’accademia nella formazione continua e di base per la sicurezza delle cure.
“A nome del Coordinamento delle Regioni ha introdotto i lavori di gruppo -
Riccardo Tartaglia, ricordando le aree prioritarie su cui intervenire: lo sviluppo di sistemi di reporting non punitivi per favorire l’apprendimento dagli errori, il coinvolgimento attivo dei cittadini nella prevenzione dei rischi, la formazione sulle competenze tecniche e non tecniche per la sicurezza delle cure. Il direttore del Centro GRC della Regione Toscana ha ricordato come il 53% dei cittadini europei che entra in ospedale teme di andare incontro ad un evento avverso, secondo i dati dell’Eurobarometro 2014. Ha chiarito inoltre che in Italia, il tasso di incidenza di eventi avversi in ospedale è del 5,2%, coerente con quanto accade in altri Paesi Europei, sulla base dello studio nazionale pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione nel 2012, enfatizzando che quasi il 60% di eventi risultano prevenibili, per cui è necessatio velocizzare la disseminazione delle pratiche per la sicurezza evidence based e promuovere la ricerca laddove ancora mancano strumenti preventivi. Infine ha fatto un appello al Ministro Lorenzin: “Caro Ministro, intervenga una volta per tutte con una norma che promuova la sicurezza delle cure perchè le Unità di crisi non sono sufficienti ed al contempo tuteli i professionisti, impedendo alla magistratura l’accesso agli audit come fatto già dal 2004 in Danimarca, Paese leader nella gestione del rischio clinico”.
Quinto Tozzi di Agenas ha riferito le attività dell’ente per la sicurezza delle cure, da menzionare la repository delle buone pratiche in cui stanno crescendo le iniziative nelle cure primarie e lo studio sulla medicina difensiva, mirato a creare un contesto in cui possa ridursi la conflittualità tra operatori sanitari e cittadini, che ha importanti effetti sui costi del sistema.
“I pericoli nel sistema sanitario sono ancora molto superiori ad altre industrie ad alto rischio, con 1 fatalità ogni 300 casi in sanità, contro 1 ogni 300mila nell’aviazione , ha ricordato
Sepideh Bagheri Nejad, responsabile knowledge management nel dipartimento Service Delivery and Patient Safety dell’OMS.
Le prime due campagne globali per la sicurezza dei pazienti hanno prodotto buoni risultati, per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza mediante l’igiene delle mani e la sicurezza in chirurgia attraverso la linea guida e la checklist di sala operatoria. Eppure ancora oggi permangono forti criticità con un’adesione all’igiene delle mani da parte degli operatori che in alcuni studi non supera il 40%. Dall’altra parte la checklist di sala operatoria talvolta viene applicata in modo burocratico, senza realmente favorire la comunicazione e anticipazione dei rischi nel team di sala operatoria ma come un mero adempimento formale.
Recentemente, l’OMS ha lanciato una nuova campagna per la sicurezza nell’uso degli iniettabili, che coinvolge sia gli operatori sanitari che i pazienti. Il problema dell’uso scorretto delle siringhe, del riuso e di carenze nella gestione degli scarti può danneggiare sia gli operatori che i pazienti. Si stima che gli infortuni degli operatori dovuti a ferite con gli iniettabili siano 3milioni all’anno e dall’altro lato più dell’80% of operatori sanitari non sono vaccinati contro l’epatite B, che è uno dei rischi principali di contaminazione. Peraltro, oggi sono disponibili sul mercato siringhe con un migliore design a parità di costo, con funzioni vincolanti che impediscono la puntura agli operatori e sono obbligatoriamente monouso, che ogni sistema sanitario dovrebbe considerare nelle proprie forniture.
Un altro progetto su cui l’OMS sta lavorando, che coinvolge come partner italiani il Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana e l’azienda Sanitaria di Cuneo, è la checklist per la sicurezza in sala parto. Questo strumento, originariamente pensato per i paesi in via di sviluppo, è stata poi riadattato anche per i paesi occidentali con l’egida della scuola di sanità pubblica di Harvard. Ad oggi, questo strumento ha dato buoni risultati in merito agli indicatori di processo, ma non sono ancora disponibili dati di esito. La checklist di sala parto sembra particolarmente promettente anche per la prevenzione del contenzioso, come strumento di registrazione degli step critici nelle fasi acute del parto.
Le sfide attuali, ci ha ricordato la rappresentante OMS, richiedono azioni multimodali che consentano il reale raggiungimento degli obiettivi, tenendo sempre presente di riferirisi al paziente come una persona nel suo insieme, con la sua cultura, abitudini, bisogni.
Tommaso Bellandi e Elena Beleffi
Centro GRC Regione Toscana
02 luglio 2015
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