I concorsi per accedere al ruolo di dirigente medico e sanitario, del Ssn sono un labirinto, dal quale si esce, se e quando tutto va nella direzione giusta, almeno dopo 1 anno, dal bando alla presa di servizio del vincitore.
La procedura è disciplinata dal DPR 483, che risale al 1987, un’epoca sanitaria che non esiste più, e prevede tre prove dalle quali scaturisce una graduatoria, con chiamata dei vincitori e loro immissione in ruolo, salvo contenziosi giudiziarie e rinunce. Al netto della eterogeneità tra le varie aziende sanitarie, all’insegna di una fantasia organizzativa che aumenta la difficoltà e i tempi per la fuoriuscita dal labirinto burocratico.
Ripercorro con la mente la Via Crucis che ha rappresentato, per me e per tanti altri colleghi, il duro percorso per andare a lavorare in ospedale, un luogo dal quale oggi, ironia della sorte, dopo tanta fatica per entrare si tende ad uscire.
La prima stazione della Via Crucis è la costruzione ed emanazione di un bando di concorso, spesso dopo lunga attesa per avere la autorizzazione della Regione, con indicazione delle scadenze dei termini di presentazione della domanda, dei requisiti richiesti, dei titoli valutabili, da pubblicare sul BUR. Segue poi la nomina della Commissione di valutazione, l’attesa che i membri nominati accettino l’incarico (salvo rifiutarlo, come sempre più spesso avviene per questioni ‘ambientali’), la valutazione dei titoli con iniziale graduatoria, che pochi pubblicano, il non facile accordo su date delle prove gradite a tutti i commissari.
Valutando la riduzione del numero di prove, disincentivando la rinuncia dei commissari sorteggiati, equiparando l’accettazione a dovere di ufficio, allargando la platea dei commissari ai responsabili di struttura semplice, laddove il numero dei direttori di struttura complessa della disciplina sia palesemente scarso, dettando tempi precisi per la conclusione delle prove concorsuali. Ponendo la massima attenzione, nello stesso tempo, a impedire invasioni di campo da parte di chi, come i docenti universitari, appartiene a profili giuridici diversi da quello dei concorrenti e del sistema in cui questi ultimi vanno a collocarsi.
Nello stesso tempo occorre rendere più agevole la possibilità di trasferirsi, valutando la mobilità volontaria come modalità di crescita della professionalità attraverso l’eliminazione dell’anacronistico permesso delle aziende sanitarie che, di fatto, tiene i professionisti ostaggi a tempo indefinito di imperscrutabili ragioni.
Occorre iniziare a pensare che le cose non devono essere come sono sempre state, riflettere sui cambiamenti intervenuti nel mondo sanitario, impegnarsi per rendere il lavoro nella sanità pubblica la prima scelta dei giovani. E ripartire dall’abc, dalle regole di accesso, che vanno scritte in maniera chiara, trasparente ma anche semplificate nelle procedure e garantite nei tempi di avvio e di conclusione. La carenza dei professionisti è oggi la maggiore criticità, insieme con la carenza dei finanziamenti, della sanità pubblica e ogni ritardo nelle assunzioni ha effetti immediati sulla lunghezza dei tempi di attesa dei cittadini e sulle condizioni di lavoro di chi resiste.
Siamo esperti nel complicare anche le cose più semplici. Per una volta facciamo semplici le cose più complicate.
Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed