Ogni primo lunedì di giugno si celebra la giornata mondiale di Ortottica. "L'Ortottica da tutte le angolazioni perché siamo nel mondo una professione cresciuta di numero coprendo tutti gli angoli, angoli che ogni giorno usiamo nel nostro lavoro e da tutti gli angoli guardiamo i nostri pazienti per fornire il miglior trattamento possibile" è lo slogan scelto quest’anno dall’International Orthoptics Association (IOA https://www.internationalorthoptics.org/)
Una festa anche per gli Ortottisti italiani, ma chi è l’Ortottista e cosa fa?
L'Ortottista è quel professionista sanitario specializzato nella prevenzione, valutazione e riabilitazione degli handicap visivi, in particolare quelli che riguardano la funzione binoculare e la motilità oculare.
L’Ortottista tratta i problemi visivi che possono causare disturbi come la strabismo (occhio storto), l'ambliopia (occhio pigro) e la visione binoculare inefficiente. Disturbi che possono comparire, non solo per patologie oculari, ma anche a seguito di malattie neurologiche come lo stroke (ictus), malattie infettive, diabete, traumi cranici, tumori, patologie neuro-degenerative, complicanze di interventi chirurgici e/o nell'utilizzo di farmaci. Disturbi presenti anche nelle malattie rare.
La prevenzione visiva
Gli screening dell’ambliopia (occhio pigro) in età prescolare e scolare competono agli Ortottisti, tuttavia vengono effettuati in modo uniforme solo nelle provincie di Bolzano, Ragusa e Trento, nel resto del territorio italiano su iniziativa lodevole di singole aziende territoriali.
Prevenzione a due velocità, dunque, che conferma, inevitabilmente, quanto sia difficile avere le stesse cure in tutte le regioni.
Un recente studio del “The European House-Ambrosetti” stima che investire 1 euro in prevenzione può fruttarne almeno 3 nell’arco di un decennio. L’Italia spende appena lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media Ue del 2,9%.
“La nostra professione si occupa di fare prevenzione a tutte le età, in quella neonatale (e non solo con il riflesso rosso), prescolare per ambliopia, strabismi, difetti rifrattivi, a tutte le età nei controlli dell'efficienza della visione binoculare, per l'uso di qualsiasi dispositivo, dallo smartphone alle realtà immersive. L'utilizzo di tecnologie, incrementato con la pandemia, necessita di una buona ed efficiente visione binoculare e per questo che studiamo con attenzione lo stato dell’accomodazione, delle vergenze, delle forie e della rifrazione”, sottolinea la Presidente Commissione di albo nazionale Ortottisti FNO TSRM PSTRP, Lucia Intruglio.
Screening ortottici sono utili anche in età adulta e in quella senile, al fine di aiutare l’assistito nella prevenzione dei disturbi nella retinopatia diabetica e nella maculopatia, informazione circa le insidie del glaucoma (ladro silenzioso della vista), prevenzione del rischio di cadute (per esempio, nei soggetti con morbo di Parkinson osservati a un anno dalla diagnosi, le cadute sono dovute nell'oltre 80% dei casi a ipovisione non diagnosticata, ma anche nei pazienti sopravvissuti a ictus nel 92% dei casi hanno deficit della motilità oculare o del campo visivo).
Riabilitazione visiva
Ortottista è anche sinonimo di riabilitatore visivo. La riabilitazione visiva come terapia ortottica, è un campo della riabilitazione che si occupa di migliorare le abilità visive e la funzione del sistema visivo. È particolarmente utile per le persone che hanno problemi visivi come ambliopia, strabismo, disturbi della percezione visiva o difficoltà nell'integrazione delle informazioni visive.
Una ipovisione o un difetto rifrattivo non riconosciuti possono essere causa di cadute. La letteratura scientifica ha da anni denunciato che il mancato accertamento della condizione visiva, la mancata gestione e la mancata riabilitazione, sono causa di insuccesso della riabilitazione globale oltre che possibili gravi conseguenze come l’aumentato rischio di cadute nell’anziano e la depressione.
L'obiettivo principale della riabilitazione visiva negli ipovedenti è quello di ottimizzare il residuo di acuità visiva e capacità visive, migliorando la qualità della vita e l'autonomia nelle attività quotidiane. Dovrebbe essere garantita a tutte le persone, a maggior ragione nei confronti degli ultra 65enni in costante aumento tra la nostra popolazione.
“Effettuiamo tutti gli esami di oculistica, compresa la misurazione della vista (significato di optometria), fornendo indicazioni su ogni dispositivo atto all'abilitazione, riabilitazione o compenso di natura protesica, morfo-estetica e funzionale del sistema visivo rispondendo altresì a nuovi bisogni di salute della popolazione, e come tutte le professioni sanitarie anche gli Ortottisti si occupano di didattica, ricerca e management, aggiunge Lucia Intruglio.
Come si diventa Ortottista? Bisogna essere iscritti a un albo?
Per diventare Ortottisti occorre iscriversi e frequentare il corso di laurea (a numero programmato) in Ortottica (L/SNT2 professioni sanitarie della riabilitazione) presso le Facoltà di Medicina e chirurgia, seguita da una formazione clinica e l'ottenimento delle necessarie abilitazioni o licenze per esercitare la professione. L’Ortottista per poter esercitare il proprio lavoro dovrà essere iscritto al proprio albo, che afferisce all’Ordine dei TSRM e PSTRP.
Dove lavora l’Ortottista?
Gli Ortottisti svolgono il proprio servizio sia presso enti pubblici, che privati, sia alle dipendenze che in regime libero professionale: in Italia siamo poco più di 3300, ma solo il 30% opera all’interno di strutture del SSN. È un dato che deve farci riflettere, se si considera la mole di skills e il bagaglio di esperienze che l’Ortottista matura nel corso del proprio percorso lavorativo. Numeri esigui che vanno alimentati.
“Il nostro auspicio è che tali competenze vengano messe a disposizione del Sistema sanitario nazionale al fine di attrarre parte di quel 70% di Ortottisti che operano nel privato. Per la sanità del futuro ci aspettiamo nuovi modelli organizzativi, pensati per la persona, a cui siano fornite risposte adeguate e tempestive per il proprio bisogno di cura, in modo omogeneo lungo tutto lo stivale. Se prevenzione e riabilitazione visiva fossero garantite saremmo un paese civile, perché il nostro è un sistema sanitario universalistico”, conclude la Presidente Intruglio.