Dispositivi medici. D’Ambrosio Lettieri (Cri): “Pay-back mette a rischio posti di lavoro e qualità assistenza”. Mozione in Senato
“Il pay-back rischia di provocare un aumento vertiginoso dei contenziosi tra imprese e pubblica amministrazione, e quindi di spese legali a carico di entrambi, una riduzione drastica della qualità dei servizi di assistenza sanitaria per i cittadini e un impatto negativo per molte aziende stimabile fra i 300 e i 450 milioni". Questi i rischi denunciati dal componente della commissione Sanità del Senato.
31 LUG - “Gravi ripercussioni sia sulla occupazione in un settore che conta più di tremila aziende, 50mila addetti e ha già perso, grazie agli effetti di una fantomatica spending review, più di 6mila posti di lavoro, sia sulla qualità e quantità dei servizi offerti ai cittadini: questi i rischi concreti e immediati che riverrebbero dall’applicazione del meccanismo del pay- back anche in caso di superamento del tetto di spesa da parte dei fornitori dei dispositivi medici”. Questi i rischi denunciati da
Luigi d’Ambrosio Lettieri (Conservatori e riformisti) che ha presentato, insieme ai colleghi
Aiello,
Bonfrisco,
Liuzzi,
Tarquinio,
Zizza,
Bruni,
Di Maggio,
Ceroni,
Conte,
Milo,
Pagnoncelli,
Rizzotti e
Perrone, una mozione in Senato.
Il meccanismo del pay-back è stato introdotto con il maxi-emendamento del Governo al Dl Enti locali che recepisce l’intesa della Conferenza Stato Regioni del 2 luglio scorso e che ha approvato il taglio al vigente finanziamento statale ordinario (FSO) del Servizio sanitario nazionale per il 2015, di 2,352 miliardi di euro, attraverso una serie di misure tra cui la rinegoziazione dei contratti e il payback per i dispositivi medici.
Introdurre opportune modifiche e adeguati correttivi per evitare che l’applicazione del pay¬back per i dispositivi medici produca effetti distorsivi e per salvaguardare l’occupazione e la competitività del comparto; garantire che i tagli al FSO del Ssn, approvati in sede di Conferenza Stato Regioni, non avranno ripercussioni negative sulla qualità e quantità delle prestazioni sanitarie dei cittadini italiani; razionalizzare la spesa, attraverso la eliminazione degli sprechi e delle inefficienze, così come indicato dagli stakeholders, durante le audizioni nel corso dell’indagine conoscitiva svoltasi in 12ma Commissione Igiene e Sanità del Senato "Sullo stato e sulle prospettive del Servizio sanitario nazionale”; attuare la Cabina di regia prevista dalla legge di stabilità 2015, responsabilizzando tutte le componenti del sistema a raggiungere gli obiettivi comuni di efficienza e razionalizzazione del sistema sanitario, anche facendo delle proposte operative. Queste, in sintesi, le richieste contenute nella mozione che impegnano il governo.
“Il pay-back - spiega d’Ambrosio Lettieri - rischia di provocare un aumento vertiginoso dei contenziosi tra imprese e pubblica amministrazione, e quindi di spese legali a carico di entrambi, una riduzione drastica della qualità dei servizi di assistenza sanitaria per i cittadini e un impatto negativo per molte aziende stimabile fra i 300 e i 450 milioni, che rappresenterebbero una percentuale fra il 5,5 per cento e l'8 per cento del totale dei ricavi in Italia. Questo meccanismo, qualora applicato, potrebbe far registrare effettive entrate per le casse regionali verosimilmente non prima di un paio di anni dalla sua introduzione. Immediate, invece, sarebbero le ripercussioni negative per le imprese che dovrebbero comunque accantonare nei propri bilanci appositi fondi per rischi e oneri, pari a circa 1 miliardo di euro nel triennio 2015-2017, che si tradurrebbero in altrettanti minori investimenti”.
“Fra le 3mila aziende del settore – continua - vi sono moltissime Pmi italiane, i cui margini sono di gran lunga inferiori a queste percentuali e che sarebbero quindi nell'oggettiva impossibilità di concorrere per la loro parte a questa misura, con inevitabile e forzosa chiusura o drastico ridimensionamento dell'attività. Mentre sul fronte delle grandi imprese multinazionali, largamente presenti in Italia con importanti attività di ricerca e produzione, si assisterebbe ad una lunga sequenza di disinvestimenti e delocalizzazioni”.
L’effetto complessivo dell’intervento normativo in materia di dispositivi medici è stimato in 550 mln di euro nel 2015 e 792 mln di euro nel 2016 e gli stessi tecnici del Bilancio del Senato mettono in guardia circa la sostenibilità della operazione che presenta profili di illegittimità costituzionale.
31 luglio 2015
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