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Schillaci: “Autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla salute”


Il Ministro della Salute torna sulla legge all’esame del Parlamento rispondendo ad un’interrogazione del Pd: “Le differenze tra nord e sud sono ben note e riguardano la sanità come altri ambiti della vita economica e sociale della Nazione. Ma tra gli obiettivi primari del mio Ministero, resta fermo l’impegno ad agire con decisione per ridurre tali differenze”.

08 MAG -

“Il disegno di legge sull’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla tutela della salute ai sensi dell’art. 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA”. Lo ha detto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci rispondendo ad un’interrogazione del Pd oggi al Question time alla Camera.

L’intervento integrale del Ministro Schillaci.
Mi preme ringraziare gli Onorevoli interroganti che mi danno l’opportunità di affrontare il tema dell’autonomia differenziata, sul quale ritengo utile fornire alcune precisazioni, per rassicurare sulla persistenza della caratteristica dell’equità nell’ambito del nostro servizio sanitario nazionale che ne costituisce uno dei tratti fondamentali.

Come dagli interroganti testualmente riportato “il SSN sta attraversando una grave crisi di sostenibilità e sotto-finanziamento con interminabili liste d’attesa”.

Questo dipende dal fatto che abbiamo meno medici di quelli che ci servono, perché negli ultimi 10 anni non si è fatta programmazione.

Parliamo di lunghe liste d’attesa senza che nessuno abbia mai mappato realmente la situazione e compreso come intervenire.

Servono più fondi perché in troppi casi, nel passato, si sono sprecati soldi per inefficienze e incapacità manageriali.

Abbiamo enormi disuguaglianze perché in troppe Regioni la sanità è stata maltrattata anche da chi non si oppone al metodo indegno del bloccare le liste per le prestazioni.

Il Ministero della Salute è da tempo impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l’uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei LEA che, negli anni passati, non è stata pienamente garantita.

Questo obiettivo strategico viene conseguito rinforzando da un punto di vista della dotazione finanziaria il nostro sistema ma anche adeguando il modello di governo del rapporto tra Stato-Regioni.

Sotto il profilo operativo si sta adottando un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del Piano Sanitario Nazionale che testimonia la volontà di passare da una governance “pattizia” (lo strumento è stato il “Patto per la Salute”) ad una reale “governance condivisa” in cui Stato e Regioni si assumono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini.

Il PSN segna un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale e il cambiamento è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più granulari integrabili grazie all’investimento tecnologico dell’Ecosistema dei dati sanitari nazionale che permetterà di comprendere il fabbisogno di salute con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali potendo così garantire il rispetto dei LEA.

Il disegno di legge sull’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla tutela della salute ai sensi dell’art. 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA.

Ricordo a questo proposito che il concreto rischio di creare disuguaglianze tra 21 sistemi sanitari regionali diversi risale alla decisione – presa peraltro a ristretta maggioranza – di modificare nell’ormai lontano ottobre del 2001 l’assetto costituzionale delle competenze legislative in materia sanitaria.

In questo senso, i “LEA” costituiscono l’unica vera garanzia che in materia vengano determinati a livello statale e devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.

In quest’ambito il Ministero della Salute è fortemente attivo, implementa e aggiorna il contenuto delle prestazioni comprese nei LEA.

Gli indicatori scelti per il monitoraggio e la valutazione a livello nazionale dei LEA anche attraverso i PDTA prescindono dai modelli organizzativi regionali, misurando gli effetti attesi in termini di tipologia di prestazioni, tempistiche ed esiti clinici.

In questo modo, è possibile confrontare i valori degli indicatori ottenuti attraverso i modelli organizzativi regionali diversi, fornendo un importante strumento di informazione per individuare le scelte organizzative migliori.

Le misure di potenziamento sono tutt’altro che “interventi parziali e privi di visione di insieme” ma sono dedicate ad accompagnare la fondamentale riforma dell’assistenza territoriale con un modello sistemico, per garantire una sempre maggiore assistenza di prossimità e per trasformare in senso digitale l’SSN.

Per quanto riguarda l’analisi dei dati regionalizzati di spesa sanitaria riportati nell’interrogazione, appare evidente che questi sono condizionati anche dalla realtà economica delle singole regioni italiane

In sostanza, le differenze tra nord e sud sono ben note e riguardano la sanità come altri ambiti della vita economica e sociale della Nazione. Ma tra gli obiettivi primari del mio Ministero, resta fermo l’impegno ad agire con decisione per ridurre tali differenze rinforzando la capacità del Ministero della salute stesso e degli enti a supporto (AGENAS, AIFA e ISS) di indirizzo, programmazione e monitoraggio del sistema sanitario, specie nell’ambito del nuovo sistema di garanzia dei LEA.

Riformare un SSN prosciugato di risorse, svaligiato dai gettonisti, necessita tempo che fin da subito stiamo impiegando al meglio, supportati dalle Regioni realmente interessate a garantire a tutti il diritto alla Salute.

La replica

“L'Italia è un Paese in cui la sanità pubblica dovrebbe essere accessibile a tutti ma, a seconda di dove nasci e in quale famiglia cresci, diventa un privilegio di pochi. Anche per colpa di LEA non definiti o rimandati all’infinito. Con l’autonomia differenziata volete dare il colpo mortale al diritto alla salute come diritto universale. Quel poco di sanità che ancora regge al Sud collasserà, provocando un ulteriore esodo di pazienti verso il Nord. Il risultato sarà saturare anche la sanità delle altre regioni, facendo diventare le liste d’attesa infinite. I ricchi si rivolgeranno al privato e i più poveri dovranno rinunciare alle cure. Come oggi accade a oltre 4 milioni di persone. State portando il sistema sanitario nazionale al collasso con l'obiettivo di affossare la sanità pubblica per promuovere e ingrassare il business di quella privata.

E tutto questo lo state facendo definendovi 'Patrioti'. Ma la vostra patria non è l’Italia, è l'interesse di pochi ai danni di molti. Non ve lo permetteremo”.

Così il deputato Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari Sociali, intervenendo nella replica del question time al ministro Schillaci.

Nel presentare l’interrogazione, la deputata Ilenia Malavasi ha dichiarato che il “SSN versa in una situazione precaria con 21 sistemi regionali differenti che penalizzano il Sud rispetto al Nord. Una situazione che divide il Paese in cittadini di serie A e serie B contro i principi di uguaglianza, universalità ed equità su si fonda il Sistema sanitario nazionale. Ma nonostante l'evidenza, la scelta del governo è quella di volere l'Autonomia differenziata che spaccherà ulteriormente il Paese e distruggerà il SSN definitivamente”.



08 maggio 2024
© Riproduzione riservata

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