Il prossimo 13 ottobre tornerà a riunirsi il Parlamento per l’elezione dei nuovi presidenti di Camera e Senato. L’obiettivo è quello di chiudere questa prima partita entro lunedì 17 ottobre. A quel punto inizierà ufficialmente l’iter per la formazione del nuovo governo con le consultazioni al Quirinale. Si tenterà di procedere in tempi rapidi ma c’è da considerare che Giorgia Meloni, una volta ottenuto il mandato, dovrà in ogni caso attendere almeno fino al 21 ottobre prima di poter arrivare al giuramento.
E questo perché l’attuale premier Mario Draghi sarà impegnato a Praga il 20 e 21 ottobre insieme agli altri capi di Stato e di governo per decidere sulla proposta della Commissione Ue sull'energia, compresa la richiesta italiana di un tetto al prezzo del gas russo. Si dovrà quindi attendere il suo rientro per la cerimonia della campanella. Nel mentre però Meloni ha già pronta la lista di nomi da presentare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per diversi ministeri sono presenti almeno due nomi, tra profili politici e tecnici. Questo sia per farsi trovare pronti in caso di diniego su alcune personalità da parte del capo dello Stato, sia per decidere come procedere una volta stabilito a chi verranno assegnati i quattro dicasteri chiave (Economia, Interno, Esteri e Difesa).
Profili tecnici al momento sembrano in vantaggio per l’Economia e l’Interno. A quel punto difficilmente verrebbero presi in considerazioni altri profili simili per gli altri ministeri visto anche il carattere politico che si è deciso di voler dare al nuovo Governo per marcare segnatamente il cambio di passo rispetto ai precedenti Esecutivi. C'è poi da tenere in considerazione che più di 2-3 profili tecnici si ridurrebbero di molto i margini di manovra per accontentare le richieste di tutti gli alleati.
L’identità del nuovo governo è stata tracciata nei giorni scorsi da Giovanni Donzelli (FdI) che, dopo giorni di silenzio, su mandato del suo partito ha spiegato: “Sarà un governo politico. Saranno persone con una chiara connotazione politica che si riconoscono e hanno contribuito a scrivere il nostro programma”.
Per quanto riguarda il ministero della Salute questa descrizione sembra calzare perfettamente con un nome ben preciso. Se si dovesse scegliere un ministro politico Andrea Mandelli potrebbe rispondere perfettamente a tutti i requisiti elencati da Donzelli. E questo perché insieme a Tajani, Bernini, Ronzulli e Cattaneo fa parte di una lista di cinque nomi di Forza Italia presentati da Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni. Mandelli poi è non solo il responsabile sanità di Forza Italia e presidente della Federazione dell’Ordine dei farmacisti italiani ma è stato colui che ha scritto il programma sanità della coalizione di Centrodestra. È inoltre un profilo sia politico che tecnico gradito in maniera trasversale da tutti i partiti della coalizione di maggioranza. C’è inoltre da considerare che, non essendo stato rieletto in Parlamento, la sua scelta non comporterebbe il venir meno di un voto utile in aula lasciando così un più ampio margine di manovra alla maggioranza in Parlamento.
Fratelli d'Italia sembra puntare su altri dicasteri, mentre ben più problematica sembra profilarsi la strada che potrebbe portare un nome della Lega alla Salute. E questo perché parliamo di un partito attualmente in crisi che si è visto erodere i consensi proprio in favore dell’alleato interno Fratelli d’Italia e che per recuperare terreno dovrà provare a dar seguito alle richieste più pressanti provenienti da quelle amministrazioni da loro governate. Una su tutte proprio quel regionalismo differenziato che, per quanto riguarda la sanità, è visto come fumo negli occhi dal partito di Giorgia Meloni. Mettere un leghista in quel dicastero potrebbe tradursi nell’avere in Consiglio dei Ministri una voce critica che potrebbe creare tensioni e remare in senso contrario su determinate tematiche.
Possiamo inoltre dire che nelle scorse settimane sono stati contattati anche profili tecnici. Uno su tutti Guido Rasi, già direttore esecutivo dell’Ema nonché consulente dell’ex commissario Figliuolo. Proprio il suo curriculum di prestigio e, soprattutto, la sua recente esperienza in una campagna vaccinale di successo lo renderebbero certamente un profilo gradito al Quirinale. Sondato anche il nome di Francesco Rocca presidente del Comitato Nazionale della Croce Rossa Italiana, così come quello di Rocco Bellantone preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica.
Per avere le idee più chiare si dovrà attendere almeno due settimane. Di certo questi, nell’ordine con il quale li abbiamo presentati, risultano al momento i nomi in vantaggio per sostituire Roberto Speranza.
Giovanni Rodriquez