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Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Caserta promossa dal Programma nazionale esiti

La mortalità dopo l’intervento di by-pass aortocoronarico isolato è risultata pari al 2,73%. La struttura si è conferma inoltre attrattiva per i cittadini: dei 560 pazienti residenti nella provincia di Caserta, affetti da cardiopatia ischemica a indicazione cardiochirurgica, la maggior parte è stata ricoverata e operata presso l’Unità operativa di cardiochirurgia aziendale e solo il 9% è ricorso a strutture extraregionali.

01 MAR - “I dati del Programma nazionale esiti pubblicati dall’Agenas e relativi al by-pass aortocoronarico isolato, collocano la nostra Unità Operativa nella media degli altri centri cardiochirurgici nazionali e rappresentano il miglior risultato tra le strutture provinciali”.
È quanto ha affermato il primario della Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta Luigi Piazza.

“Va evidenziata la capacità di questa struttura pubblica di accogliere e operare la maggioranza dei pazienti della provincia”, ha aggiunto il direttore generale Mario Nicola Vittorio Ferrante.

Nel dettaglio, l’intervento di by-pass aortocoronarico isolato - quello maggiormente eseguito in quasi tutte le cardiochirurgie italiane e mondiali - nell’AORN casertana è risultata pari al 2,73%.

La struttura si è conferma anche attrattiva per i cittadini. Dall’analisi dei dati si evince infatti che dei 560 pazienti residenti nella provincia di Caserta, affetti da cardiopatia ischemica a indicazione cardiochirurgica, la maggior parte è stata ricoverata e operata presso l’Unità operativa di cardiochirurgia aziendale e solo il 9% è ricorso a strutture extraregionali.

“Al dato strettamente numerico in termini di mortalità – continua Luigi Piazza – va affiancato il grado di soddisfazione dell’utenza, come testimoniato dalle numerose segnalazioni positive dei pazienti. Infatti uno degli obiettivi della nostra Cardiochirurgia è stato quello di affiancare a elementi strettamente tecnici, come l’utilizzo di dispositivi per tecniche mininvasive, anche l’umanizzazione del reparto, cercando di attenuare lo stato di disagio creato dalla patologia e dai suoi  trattamenti. Sulla base di queste premesse riteniamo auspicabile una collaborazione sempre maggiore tra l’AORN e le strutture cardiologiche pubbliche territoriali, sino alla creazione di una rete che non riguardi solo l’emergenza, ma che si rivolga al trattamento di tutte le patologie cardiovascolari”, conclude il cardiochirurgo.
 

01 marzo 2018
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