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Giovedì 01 MARZO 2018
Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Caserta promossa dal Programma nazionale esiti
La mortalità dopo l’intervento di by-pass aortocoronarico isolato è risultata pari al 2,73%. La struttura si è conferma inoltre attrattiva per i cittadini: dei 560 pazienti residenti nella provincia di Caserta, affetti da cardiopatia ischemica a indicazione cardiochirurgica, la maggior parte è stata ricoverata e operata presso l’Unità operativa di cardiochirurgia aziendale e solo il 9% è ricorso a strutture extraregionali.
“I dati del Programma nazionale esiti pubblicati dall’Agenas e relativi al by-pass aortocoronarico isolato, collocano la nostra Unità Operativa nella media degli altri centri cardiochirurgici nazionali e rappresentano il miglior risultato tra le strutture provinciali”.
È quanto ha affermato il primario della Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta Luigi Piazza.
“Va evidenziata la capacità di questa struttura pubblica di accogliere e operare la maggioranza dei pazienti della provincia”, ha aggiunto il direttore generale Mario Nicola Vittorio Ferrante.
Nel dettaglio, l’intervento di by-pass aortocoronarico isolato - quello maggiormente eseguito in quasi tutte le cardiochirurgie italiane e mondiali - nell’AORN casertana è risultata pari al 2,73%.
La struttura si è conferma anche attrattiva per i cittadini. Dall’analisi dei dati si evince infatti che dei 560 pazienti residenti nella provincia di Caserta, affetti da cardiopatia ischemica a indicazione cardiochirurgica, la maggior parte è stata ricoverata e operata presso l’Unità operativa di cardiochirurgia aziendale e solo il 9% è ricorso a strutture extraregionali.
“Al dato strettamente numerico in termini di mortalità – continua Luigi Piazza – va affiancato il grado di soddisfazione dell’utenza, come testimoniato dalle numerose segnalazioni positive dei pazienti. Infatti uno degli obiettivi della nostra Cardiochirurgia è stato quello di affiancare a elementi strettamente tecnici, come l’utilizzo di dispositivi per tecniche mininvasive, anche l’umanizzazione del reparto, cercando di attenuare lo stato di disagio creato dalla patologia e dai suoi trattamenti. Sulla base di queste premesse riteniamo auspicabile una collaborazione sempre maggiore tra l’AORN e le strutture cardiologiche pubbliche territoriali, sino alla creazione di una rete che non riguardi solo l’emergenza, ma che si rivolga al trattamento di tutte le patologie cardiovascolari”, conclude il cardiochirurgo.
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