Il ‘Pascale’ e la storia infinita delle nomine ai vertici della sanità campana
06 SET -
Gentile direttore,
la “storia infinita” delle nomine dei vertici della sanità campana sembra avviarsi alla conclusione: di qui a poche ore, potrebbe avere un nuovo Direttore generale anche l’Istituto Tumori per il Ricovero e la Cura a Carattere Scientifico (Irccs) “Sen. Giovanni Pascale”, tra i più importanti centri di terapia e ricerca sul cancro in Italia, la cui importanza è resa ancora maggiore per il solo fatto che l’Istituto ha sede a Napoli (non parliamo della sua “appendice” irpina, il Centro di Ricerche di Mercogliano, nato negli anni della Prima repubblica e finanziata allora dalla Regione Campania con specifici capitoli di spesa, addirittura nella Finanziaria regionale del 2009 attingendo da fondi destinati a ”Misure di sostegno alla scuola e alla università. Educazione alla legalità”).
In verità, se il presidente De Luca provvederà a questa nomina si sarà solo all’inizio di un delicato percorso di risalita se si considera che al momento l’Ente è dal punto di vista gestionale praticamente “acefalo”: dopo il pensionamento dell’ultimo Direttore sanitario a giugno, il subCommissario sanitario Botti si è dimesso poche settimane dopo la nomina e qualche giorno fa il subCommissario amministrativo Perito avrebbe firmato l’incarico di Direttore amministrativo dell’AO “Monaldi” di Napoli. E mentre il Direttore scientifico ambisce a lasciare il “Pascale” per assumere analogo incarico presso il “Regina Elena” di Roma, a loro volta il direttore dell’Ufficio Risorse Umane (quando mai siamo stati valorizzati come risorse, si chiedono i dipendenti) è diventato prima subCommissario e poi Direttore amministrativo dell’AO “Ruggi” di Salerno e quello del Provveditorato è stato nominato Direttore generale dell’Asl Napoli 1. Finché la barca va…grazie sempre alle sue “risorse umane”, il “Pascale”, anche in anni di gestione ordinaria conditi da meri proclami e di decine e decine di cantieri edilizi aperti, ha affrontato l’ordinario e lo straordinario, ma quando la barra non viene tenuta diritta, a qualcuno (anche tra noi Medici, beninteso) può venire la tentazione di approfittarsene.
La storia dell’Istituto è passata sotto la gestione del dott.
Tonino Pedicini, bassoliniano di ferro, che oltre ad aprire i summenzionati cantieri ha continuato ad assumere ininterrottamente personale dirigenziale soprattutto di ruolo apicale (primari e Direttori amministrativi), tanto da essere una delle poche realtà campane che non sconta carenze mediche ma tante altre strutturali, strumentali e di personale del comparto. Squilibri finiti nel mirino della Corte dei Conti come tante altre aziende sanitarie campane sebbene ancora nessuno ha spiegato come in tale contesto sia possibile che il management di un tempo abbia percepito la quota di risultato sui propri compensi, pari al 20% del compenso “per l’attività complessiva dell’Istituto Pascale, riferita all’anno 2009”, ovverossia per tre mesi e mezzo di attività. Qualcuno, ricordando recenti inchieste giornalistiche, osserverà che è un’abitudine diffusa tra gli alti burocrati italiani. Un premio a suo tempo revocato dopo denunzia stampa sindacale, salvo poi far rientrare l’emolumento mesi dopo dalla finestra di una delibera anche qui con “titolo mascherato”: ovvero evitare il possibile contenzioso legale da parte del Direttore scientifico fresco di pensione restituendo anche ai direttori sanitari e amministrativi del tempo (oggi uno dei due è commissario) quello a cui sembrava vi fosse stata rinuncia. E come non ricordare oggi che tra gli ultimi atti della gestione commissariale attuale vi sia l’accantonamento di 495mila euro nel Bilancio 2015 per il Fondo di retribuzione di risultato degli organi direttivi dell’Istituto (quattro persone) mentre per premiare le fatiche dei 236 medici siano accantonati 855mila euro? E può mai stupire che, non essendovene uno specifico interesse, non siano invece ancora installati i due angiografi digitali acquistati più di tre anni fa, senza i quali a tutt'oggi circa duecento e più Pazienti sono costretti ad andare nel Lazio per effettuare una radioembolizzazione epatica, trattamento che potrebbe essere effettuato al “Pascale” come accadeva appunto anni fa? O che ci si sia mossi a ripristinare il progetto di radiologia domiciliare per Pazienti oncologici solo quando ci si è accorti che qualcuno fotografava il furgone appositamente messo in moto per non deteriorarne le batterie? E dato che per la sanità campana tutto viene considerato in termini economici, ci vorrebbe qualcuno che calcolasse quale peso economico ha avuto sul bilancio regionale la scelta dell'acquisto di certe apparecchiature di radioterapia che non sono servite a risolvere i problemi di un settore per il quale sembra che i soldi in Campania non bastino mai.
Quale reale contributo alle esigenze dell'utenza abbia dato l'acquisto oneroso di un robot operatorio, che con i suoi elevati costi di gestione non è servito neanche a diminuire le liste d'attesa chirurgiche. Interrogativi che beninteso che riguardano anche le Asl (dove qualcuno dei commissari, ahimè, è stato anche premiato), incapaci di garantire l'ordinaria manutenzione di Tac ed altre apparecchiature, con conseguenti decessi di pazienti che non hanno saputo neanche attivare per le strutture a loro affidate quella contabilità per centri di costo che non solo è legge dello Stato, ma è l'unica caratteristica amministrativa atta a permettere una programmazione efficiente e trasparente. Il “Pascale” spera di essere giunto finalmente per l’impulso di De Luca ad una vera e propria “inversione di rotta”. In attesa che lo stesso Presidente, dopo aver messo fine della stagione dei "commissari niente affatto straordinari", voglia attivare, come la Cisl Medici di Napoli chiede, gli opportuni meccanismi di controllo dell'operato dei Direttori generali delle strutture sanitarie e dei loro collaboratori, per evitare che il danno erariale consistente derivante da scelte quanto meno discutibili (ma mai finora discusse) estenda i propri effetti non solo sugli utenti e sui dipendenti delle Aziende sanitarie (cui spesso si nega quanto legittimamente dovuto), ma su tutta la collettività della regione Campania.
E giacché ci siamo, si decida il Governatore ad aprire una nuova stagione di confronto costruttivo con chi, medici, operatori e pazienti, tutti i giorni prova sulla propria pelle a correggere le storture della mala-gestione passata del mondo della salute.
Roberto D’Angelo
Coordinatore dell'Area Metropolitana di Napoli della CISL Medici
06 settembre 2016
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