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Tetti di spesa per Case di cura e accreditati. Campania, fumata bianca della Regione con un addendum contrattuale

I fondi aggiuntivi messi nel piatto ammontano a circa 15 milioni di euro per il 2023 a copertura degli sforamenti del tetto di spesa del 2023 (circa 40,8 milioni per 48 Case di cura). Per il 2024 l’addendum contrattuale ammonta a 7,8 milioni di cui 4,8 milioni assegnati alle Case di cura per acuti e 3 alle Case di cura ad indirizzo riabilitativo che accolgono pazienti dimessi e indirizzati esclusivamente da strutture pubbliche. I DOCUMENTI

20 DIC - Semaforo verde nei giorni scorsi per la crisi del budget per le Case di cura chirurgiche, di lungodegenza e di riabilitazione senza intaccare i fondi per la specialistica accreditata: l’accordo è stato raggiunto a seguito degli incontri tra la direzione Salute di Palazzo Santa Lucia e le associazioni di categoria (segnatamente Aiop, Confindustria Sanità ed Acop) susseguitisi dagli inizi di ottobre e proseguiti anche a dicembre. Una schiarita ottenuta anche alla luce della conversione in legge del decreto n. 155 ai fini del completo utilizzo dei fondi stanziati contro il Covid per il recupero delle liste di attesa utilizzabili anche per il 2024 e il 2025 grazie al quale sono state utilizzate ulteriori economie di cassa residue relative al periodo pandemico.

I fondi aggiuntivi messi pertanto nel piatto ammontano a circa 15 milioni di euro per il 2023 a copertura degli sforamenti del tetto di spesa del 2023 (circa 40,8 milioni per 48 Case di cura). Economie a valere sui fondi non spesi per il Covid e deputate al riassorbimento delle liste di attesa, che non intaccano la specialistica ambulatoriale. Si legge infatti nei verbali dell’intesa: “Le suddette economie sono state accertate sul consuntivo del 2023 della specialistica ambulatoriale dopo aver coperto, in quell’anno, integralmente la spesa per dialisi e radioterapia e dopo aver preso atto che gli sforamenti dei tetti di spesa individuali del 2023 delle strutture private accreditate operanti nelle altre branche della specialistica sono liquidabili nella misura massima consentita dalla delibera 800 del 2023 ossia fino al 10% del limite di spesa attribuito alla singola struttura”.

Per il 2024 l’addendum contrattuale ammonta a 7,8 milioni di cui 4,8 milioni assegnati alle Case di cura per acuti (il cui budget del 2024 risulta inferiore a quello dello scorso anno in una percentuale compresa tra l’1,4% e il 3,5% per contenere in al massimo in meno del 3% la penalizzazione tra un anno e l’altro) e 3 milioni assegnati alle Case di cura ad indirizzo riabilitativo (post ictus, interventi neurochirurgici, politraumi) che accolgono pazienti dimessi e indirizzati esclusivamente da strutture pubbliche. Si tratta di 3 milioni in più sul tetto di spesa 2024 rispetto ai 4 prospettati nei precedenti incontri.

Nel complesso un’operazione, quella condotto in porto, che consente di far rientrare la cassa integrazione e la paralisi di attività di molte importanti strutture di riabilitazione post acuti scattate a partire dagli inizi dello scorso ottobre. Inoltre si tira il freno al contenzioso già in atto a fronte dell’impegno formale della Regione a rispettare, nella ripartizione del budget del 2025, tre presupposti: distinguere i criteri di ripartizione delle risorse a seconda delle tre diverse tipologie di strutture esistenti (Medico chirurgiche, riabilitative lungodegenziali, sedi di pronto soccorso), valutare le Case di cura ex neuropsichiatriche sulla base della propria effettiva capacità produttiva a partire dal 2023 primo anno a regime del periodo post Covid), rispettare come soglia minima nell’attribuzione del budget quanto attribuito nel 2019 (periodo ante Covid). Trainate dalle strutture di riabilitazione ospedaliera dunque sono state accontentate anche tutte le altre case di cura per acuti che annualmente erogano prestazioni per circa 40 milioni non remunerare perché eccedenti il limite di spesa imposto.

La Regione Campania, dunque, ha concluso un accordo con Aiop Confindustria e Acop che prevede due attribuzioni di risorse per le case di cura: per l'anno 2023 (a parziale copertura dei 40 milioni di over budget), ha utilizzato 15 milioni di risparmio residuati dopo aver pagato tutte le prestazioni effettuate e consuntivate dalle strutture ambulatoriali. Queste ultime hanno avuto tutto quello che hanno prodotto). Residui di cassa che comunque, come risulta dai verbali, non potevano essere spesi per una annualità diversa a causa della mancata proroga della norma statale che aveva permesso fino all'anno 2023 di utilizzare gli importi risparmiati in annualità precedenti nell'ambito dei fondi di destinati all' assistenza sanitaria.

Per l'anno 2024, è stato attribuito un addendum al contratto già sottoscritto per 7,8 milioni che sono stati attinti dai fondi erogati dallo Stato per il Covid e non spesi. Tale aggiunta al budget 2024 si è potuta realizzare per effetto di un emendamento approvato dal parlamento ed inserito nella conversione in legge del decreto legge 19 ottobre 2024 n. 155 (Completo utilizzo delle risorse del SSN contro il Covid-19). Di tale ultima norma saranno beneficiarie, per un importo almeno pari, anche le strutture ambulatoriali nell'anno 2024 (l'assessore al Bilancio Ettore Cinque ha assicurato che le suddette somme aggiuntive saranno inserite nella delibera dei tetti di spesa 2024 anche per la macroarea ambulatoriale in fase di emanazione). La recente levata di scudi della Federlab per l’accordo raggiunto sembrerebbe dunque in questo caso fuori bersaglio.

E.M.

20 dicembre 2024
© Riproduzione riservata

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