Covid. Veneto: scoperti 17 tipi di mutazioni, 4 sono pericolose
Il punto sulle indagini è stato fatto oggi dall'Istituto Zooprofilattico che sta sequenziando il Covid in regione. Tra le diverse varianti, segnalata in particolare l’identificazione dalla seconda metà di dicembre 2020 della variante inglese "che si caratterizza per una maggiore trasmissibilità ed una possibile maggiore virulenza". Evidenziata inoltre la recente (12 febbraio) identificazione della variante brasiliana che "presenta mutazioni che ne aumentano la trasmissibilità e riducono l’efficacia di neutralizzazione da parte di alcuni anticorpi".
18 FEB - Ad oggi sono stati identificati 17 gruppi genetici diversi in Veneto. Quattro delle varianti identificate nel territorio regionale sono definite dal Centro Europeo per la prevenzione e controllo delle malattie come varianti “che destano preoccupazione da monitorare con attenzione”.
A fare il punto sulle indagini è stato oggi dall'Istituto Zooprofilattico che sta sequenziando il covid in regione per la Regione Veneto. Tra le diverse varianti, "si segnala in particolare l’identificazione dalla seconda metà di dicembre 2020 della variante VOC-202012/01 (B.1.1.7) anche detta variante inglese che si caratterizza per una maggiore trasmissibilità ed una possibile maggiore virulenza. Si evidenzia inoltre la recente (12 febbraio) identificazione della variante P.1 o brasiliana in Veneto. Tale variante presenta mutazioni che ne aumentano la trasmissibilità e riducono l’efficacia di neutralizzazione da parte di alcuni anticorpi".
Le indagini effettuate nella prima metà di febbraio hanno interessato 296 campioni ricevuti da 12 laboratori distribuiti sul territorio regionale e prelevati da pazienti Sars-CoV-2 infetti tra il 25 gennaio e il 15 febbraio.
L'istituto zooprofilattico segnala dunque "il consolidarsi della circolazione della variante inglese sul territorio regionale". L’identificazione della variante brasiliana in cittadini residenti nel territorio regionale senza viaggi pregressi viene considerata "preoccupante visto anche il possibile impatto delle mutazioni tipiche della variante sull’efficacia della profilassi vaccinale (necessari titoli anticorpali post vaccinazione elevati per la protezione)".
Data infine l’identificazione di numerosi clusters di infezione non ascrivibili alle varianti inglese, brasiliana o sudafricana, "si ritiene prioritario continuare ad effettuare la caratterizzazione del genoma completo dei virus identificati al fine di poter riconoscere l’emergere di nuove mutazioni che possano avere un impatto sulla trasmissibilità, la virulenza e l’immunogenicità dei virus circolanti nel territorio".
18 febbraio 2021
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