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Vertenza sanità. I sindacati incontrano Lanzarin. Todesco (Fp Cgil): “Speriamo che questo sia l’inizio di un nuovo corso”

Sospeso lo stato di agitazione dopo l'incontro con l’assessore Lanzarin, che ha concordato con le parti sociali la sottoscrizione di un protocollo che indichi le priorità da affrontare. “Organici e risorse sono i temi che andremo a declinare da subito con tempi definiti di chiusura”, spiega in questa intervista la segretaria regionale della Fp Cgil. La sindacalista auspica che la collaborazione con la Regione porti le soluzioni necessarie, ma evidenzia anche come “questa regione ha spesso lavorato perché si alimentassero fratture”

di Endrius Salvalaggio
19 GIU - Nell’ambito della vertenza “codice rosso”, dopo l’incontro/confronto del 29 maggio tenutosi in prefettura a Venezia tra i sindacati della sanità veneta ed rappresentanti della Regione Veneto, e conseguente sospensione dello stato di agitazione, il 13 giugno scorso le stesse Organizzazioni Sindacali della dirigenza medica e della dirigenza PTA, sono state convocate, come d’accordo, dall’assessore alla salute e al sociale Manuela Lanzarin. Temi della discussione: la carenza dei medici in Veneto atteso che mancano ancora 1.300 medici e un migliaio di infermieri; monte ore straordinari retribuiti, recuperati e non; residuo ferie; richiami in servizio del personale nelle giornate di riposo; tassi di assenza; tetti di spesa del personale bloccati al 2004 e molto altro. A relazionarci l’incontro è Sonia Todesco, Segretaria FP CGIL Veneto

Perché avete voluto questo tavolo di incontro?
Il tavolo, che segue l’incontro in Prefettura del 29 maggio, risponde alla necessità politica di fare il punto, con l’assessore alla sanità e al sociale Manuela Lanzarin, sulla sanità in Veneto in termini sia di organici che di salario accessorio del personale. Nel panorama italiano, infatti, il Veneto non brilla in nessuno di questi aspetti. Oggi dobbiamo affrontare vere emergenze, come ad esempio la mancanza di medici – all’incirca 1300 - ma anche i ritardi importanti nelle assunzioni del personale infermieristico, con un sotto organico di circa 1000 unità, oltre alla carenza di personale tecnico sanitario e anche amministrativo. Tutti problemi in grado di mettere in seria difficoltà la sanità regionale veneta. Per questa ragione le Organizzazione Sindacali dei medici e del comparto hanno dichiarato la vertenza “codice rosso “. Per chiedere all’assessore Lanzarin di affrontare una situazione organici che sta procedendo in maniera disgiunta dalle scelte di programmazione regionale

Potrebbe essere più precisa?
Oggi la sanità veneta riesce ancora ad offrire, grazie agli operatori, servizi di qualità. Ma tutto questo sta avendo costi molto importanti per il personale che, fino ad oggi, in un numero molto ridotto, ha garantito i livelli essenziali di assistenza ai cittadini, caricando su di sé molta attività aggiuntiva sulle ore di ferie mancate o sui riposi non fatti. Oggi siamo ad un punto in cui il sacrificio chiesto al personale è arrivato al limite e le risposte ai cittadini diventano sempre più lente: si allungano così le liste di attesa ed aumentano le rinunce alle cure. I carichi di lavoro spingono i professionisti verso condizioni di lavoro migliori, anche se lontane, e questo non fa altro che generare nuovi rallentamenti del sistema sanitario regionale. Di tutto questo la politica sembra non accorgersi. O meglio, se ne accorge ma non trae le dovute conseguenze. Basta guardare la nuova programmazione ospedaliera per capire che sono ancora alti i costi della politica in sanità. L’esempio classico sono i punti nascita.

Tenere aperti punti nascita con 100-200 parti, oltre a rappresentare un rischio per le donne che vanno a partorire, rappresenta un investimento in termini di organici che finisce per depotenziare i servizi che realmente hanno un senso. In questa direzione dobbiamo pure riflettere sulle ricadute sul personale della mobilità attiva.

Il Veneto è tra le regioni che presentano un saldo attivo di mobilità pari a oltre 161 ml nel 2017. Al netto del contributo sulla mobilità del privato accreditato, per erogare i DRG a cittadini extra regione, oggi il Veneto utilizza le risorse per la spesa del personale fissate in ogni azienda dalla normativa nazionale e che dovrebbero essere utilizzate per i cittadini veneti. Con i riparti arrivano poi le compensazioni regionali sulla mobilità che però non tornano ad alimentare il budget per il personale. Il risultato è che a più mobilità attiva corrisponde una minor disponibilità di personale per i cittadini in Veneto.

Per queste ragioni il tavolo deve essere politico: non perché vogliamo sostituirci alla politica ma perché le Organizzazioni Sindacali possano proporsi in maniera costruttiva e forte nei confronti della politica, a tutela dei professionisti e, per l’effetto, anche dell’utente finale.

Non è molto frequente l’indizione di uno stato di agitazione tra Organizzazioni Sindacali mediche e del Comparto. Che esperienza ha fatto?
E’ stata, ed è, un’esperienza molto interessante e costruttiva. Per la prima volta in Veneto tra le Organizzazioni sindacali dei medici e del Comparto c’è stata piena sintonia tra analisi, obbiettivi e strategie. Insieme, abbiamo parlato ai lavoratori nelle assemblee tenutesi il 3 maggio scorso in tutte le aziende sanitarie e insieme stiamo ponendo temi importanti all’attenzione della politica. Come FP CGIL siamo soddisfatti.

Ora come proseguirà la vertenza “codice rosso”?
Abbiamo concordato la sottoscrizione, nei prossimi giorni, di un protocollo con l'assessore Lanzarin che indichi le priorità che affronteremo e che abbiamo condiviso. Organici e risorse sono i temi che andremo a declinare da subito con tempi definiti di chiusura. Per fare questo, lavoreremo con impegno, senza riposo estivo.

Le sembra di respirare un’aria nuova nelle relazioni sindacali?
Purtroppo questa regione ha spesso convocato tavoli senza credere nella possibilità che le Organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori potessero dare un contributo alla soluzione dei problemi. Anzi, spesso ha lavorato perché si alimentassero fratture.

Speriamo che questo sia l’inizio di un nuovo corso in cui, per prime, vi hanno creduto le organizzazioni sindacali di tutte le aree. I tavoli servono per produrre risultati per i lavoratori e per qualificare il Servizio Sanitario regionale, altrimenti sono solo delle ingiustificabili perdite di tempo.

Endrius Salvalaggio

19 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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