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Ospedale di Rovigo. Benazzato (Anaao Veneto): “Stanno esplodendo le gravi criticità note da tempo”

Assumere. Questa la parola d'ordine, secndo Benazzato, che denuncia come la carenza di personale sanitario sia “a dir poco drammatica e diffusa in tutti i servizi e reparti dell'azienda sanitaria”. I medici dovrebbero essere di 620 unità, ma in servizio ve ne sarebbero solo 480 circa. Per la quale la colpa è “tutta in capo alla politica” che “non ha voluto ascoltarci”

di Endrius Salvalaggio
29 MAR - L’Ospedale di Rovigo, circa dieci anni fa, fu sottoposto ad un grosso processo riorganizzativo da oltre 100 milioni di euro, con due obbiettivi: una maggiore efficienza a costi più bassi. E’ stata una tra le prime strutture venete a ricevere la visita di accreditamento istituzionale (un giudizio regionale positivo sulle funzioni assistenziali e sui servizi garantiti dell’Azienda) e rappresentò per il territorio veneto un’eccellenza in termini di sanità su progetti, tecnica, e risultati. Poi, improvvisamente, il “declino”. Ad accendere i riflettori sulla dell’attuale e drammatica situazione è il Segretario Anaao Veneto Dr Adriano Benazzato.

Circa un paio di settimane fa, sia i medici ed infermieri del comparto ospedaliero hanno lanciato un grido di allarme sulla precaria situazione del personale nell’Ospedale di Rovigo. Cosa sta succedendo nell’Hub provinciale?
Stanno esplodendo le gravi criticità note e presenti da tempo nella azienda sanitaria, che hanno anche dato vita nel marzo del 2016 ad uno sciopero aziendale del personale sanitario, ripetutamente rappresentate e segnalate a chi di competenza. La situazione si è deteriorata a tal punto che lo stesso personale dipendente dell’azienda ha deciso ed organizzato una clamorosa azione di protesta pubblica, recandosi in delegazione dal Prefetto di Rovigo per discutere la grave realtà sanitaria degli ospedali e dei servizi sanitari del territorio del Polesine.

Circola voce che in alcuni reparti dell’ospedale di Rovigo manchi personale sufficiente per coprire i turni e, verosimilmente, vi è il rischio che alcuni reparti possano essere chiusi. Cosa ci dice? E’ vero?
Certo. La carenza di personale sanitario è a dir poco drammatica ed è diffusa in tutti i servizi e reparti della azienda sanitaria. La dotazione organica di medici dovrebbe essere di 620 unità, ma in realtà in servizio ve ne sono solamente 480, circa. Solo nel 2018 hanno lasciato l’Aulss 5 Polesana circa 80 medici per pensionamenti anche anticipati, passando ad altre strutture o alla sanità privata per le migliori condizioni economiche e di lavoro. Per i primi mesi dell’anno sono stati annunciate ulteriori perdite, una decina di medici al momento, prevalentemente occupati in medicina d’urgenza ed anestesisti.

Non si riesce garantire il turnover del personale sanitario aziendale: mancano in particolare i medici della prima urgenza, gli anestesisti, i ginecologi e gli oncologi. E’ stato esternalizzato il 118 in tutto il territorio del Polesine affidando il servizio ad una cooperativa. Si continuano ad ingaggiare medici, anche non specialisti e pensionati, ricorrendo alle cooperative o ai contratti atipici; il tutto per cercare di evitare l’interruzione multipla di pubblici servizi. I posti letto della Pneumologia sono ora a carico della Geriatria e Medicina Interna, poiché è rimasto in servizio ancora un solo collega pneumologo coadiuvato da due medici a gettone. L’oncologia soffre enormemente per la grave riduzione di organico, che si è ridotto del 50% presso l’ospedale di Adria, come la chirurgia e la ortopedia. Stessa situazione per anestesia e rianimazione con una riduzione del 40% degli personale in servizio. In queste situazioni è impossibile garantire il regolare svolgimento delle attività chirurgiche, e non solo.

E’ stato inoltre segnalata un’insufficienza, se non assenza, di alcuni servizi di guardia e/o reperibilità fondamentali in situazione di urgenza, quali l’angiografia interventistica e la broncoscopia operativa. Tutto ciò sta determinando una progressiva riduzione della sicurezza dell’ospedale e della sicurezza delle cure ed un aumento del rischio clinico.

I problemi sono sempre gli stessi: carenza di organico, mancanza di specialisti, il blocco del contratto della dirigenza, fughe di medici e infermieri. Lei, se potesse assumere una qualche decisione, cosa farebbe?
Assumere, assumere personale sanitario, medici ed infermieri, sburocratizzare al massimo le procedure concorsuali per le assunzioni, utilizzare subito negli ospedali gli specializzandi dell’ultimo anno, utilizzare tutti gli strumenti normativi e contrattuali che consentano l’acquisto di orario medico ed infermieristico aggiuntivo, la cosiddetta libera professione d’azienda, attivare immediatamente gli ospedali di insegnamento.

La politica ha investito negli ultimi anni in questo ospedale oltre 100 milioni di euro. Perché dopo nemmeno qualche decennio da questo cospicuo investimento si dovrebbe lasciare “morire” un Hub provinciale così importante?
I reparti ed i servizi, ma anche gli ospedali, saranno costretti a ridurre drasticamente le loro attività se non addirittura a cessarle del tutto per la gravissima e progressiva carenza di personale medico ed infermieristico. Responsabilità questa tutta in capo alla politica con la p minuscola che ha deciso di non scegliere quando avrebbe potuto farlo e quando si era ancora in tempo. Non hanno voluto ascoltarci e non lo stanno facendo ancora oggi, anche se ormai il danno è stato fatto ed è impossibile porvi rimedio nell’immediato

Sotto i 500 nati, i punti nascita vengono chiusi per decreto Balduzzi. Con riferimento al fatto che Rovigo doveva ricoprire il ruolo dell’ospedale di Adria in ordine a questo aspetto, cosa ne pensa?
La chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, così come disposto dal decreto ministeriale 70, è sacrosanta per salvaguardare la sicurezza di mamme, neonati e operatori sanitari. La ratio è quella per cui i poli più piccoli non possono garantire gli alti standard di personale, esperienza e strutture richiesti. Adria (299 parti) pur «in possesso di tutti i requisiti organizzativi, tecnologici e di sicurezza previsti», non ha disagio orografico e le partorienti, pertanto, possono rivolgersi agli ospedali di Rovigo e Chioggia.

Endrius Salvalaggio

29 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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