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Veneto. Ipertensione. L’indagine nelle farmacie vicentine. Il 26,2% è iperteso ma non lo sa. E il 49% ignora il rischio di danni renali

Un anno fa un gruppo di studio istituito da Azienda Ulss 6 Vicenza, medici di medicina generale e farmacie ha avviato la raccolta dati tramite la somministrazione di specifici questionari e la misurazione della pressione arteriosa. I medici di medicina generale e l'U.O. Di Nefrologia hanno poi valutato i risultati. "Sviluppare sinergie interprofessionali per rafforzare rete assistenziale".


11 MAR - Il 12 marzo si celebra la ‘Giornata Mondiale del Rene’, evento voluto dalla Federazione Internazionale delle associazioni scientifiche che si occupano di malattie renali e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Proprio in occasione di questa ricorrenza vengono presentati i risultati del progetto ‘Farmacia ed ipertensione: prevenzione del danno renale’, nato dalla sinergia tra l’Azienda Ulss 6 Vicenza, medici di medicina generale e farmacie vicentine. E’ stato quindi costituito sul territorio un gruppo di studio composto da 56 farmacisti operanti in 35 farmacie e 12 medici di Medicina generale della provincia di Vicenza, deputati alla raccolta dei dati.

I risultati preliminari dello studio hanno evidenziato non solo la necessità di collaborare a tutti i livelli nell’ambito del Ssn ma anche la possibilità di comunicare in maniera efficiente tra tutti gli operatori sanitari: farmacisti territoriali ed ospedalieri, Mmg e medici nefrologi ospedalieri che hanno partecipato al progetto. L’iniziativa nasce dalla necessità da un lato di stimare la popolazione ipertesa nel territorio e, dall’altro, dal continuo monitoraggio che richiedono questi pazienti allo scopo di evitare le complicanze più severe della patologia. Il progetto evidenzia in primis che la quasi totalità dei pazienti ipertesi vengono ad oggi assistiti nell’ambito della medicina generale ed è noto che un medico di medicina generale con 1500 assistiti ha circa 400-450 pazienti affetti da ipertensione arteriosa.

Di questi solo il 35% si può definire a target rispetto gli obiettivi pressori e proprio i dati della medicina generale indicano alcuni dei punti critici alla base del mancato controllo pressorio:
- mancato contatto medico-paziente (pazienti che non si presentano per i controlli);
- mancata misurazione della pressione arteriosa o comunque di registrazione del dato;
- aderenza alla terapia insufficiente, specie in caso di ipertesi politrattati e/o con comorbilità.

A questo bisogna aggiungere il fatto che circa un quarto dei soggetti ipertesi presenta una reazione da camice bianco, la cui diagnosi richiede l’auto misurazione domiciliare e/o di monitoraggio pressorio delle 24 ore. La necessità di superare i problemi si colloca quindi in un contesto complesso, caratterizzato da problemi di risorse (carenza di forme organizzate con personale), di sovraccarico di lavoro (aumento dei contatti a parità di numero di assistiti, ulteriore aumento del carico burocratico).

Un tal numero di pazienti richiede, sottolinea in via preliminare il progetto, un’adeguata organizzazione del lavoro, dato che per ogni iperteso è necessario valutare correttamente i valori pressori, assicurare un adeguato inquadramento del rischio cardiovascolare globale al momento della diagnosi, raggiungere l’obiettivo pressorio concordato/raccomandato assicurando adeguata prescrizione ed utilizzo dei farmaci, incentivando e sostenendo le misure per corretti stili di vita ed impostando una adeguata verifica con controlli periodici programmati (follow up). “Si può quindi comprendere come la risposta a questi bisogni richiedesse la realizzazione di un modello integrato che comprendesse le realtà territoriali e quelle ospedaliere”.

I presupposti scientifici e sanitari, che hanno visto come “radice primaria” del modello l'U.O. di Nefrologia, sono rappresentati dal fatto che l’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per l’Insufficienza Renale Cronica (di seguito IRC). Infatti, da anni l'U.O. di Nefrologia guidata dal Prof. Claudio Ronco conduce una campagna di prevenzione delle malattie renali, sottolineando l’importanza della Ipertensione Arteriosa come causa principale del danno renale e della sua progressione. Per questo si è scelto di realizzare un progetto trasversale coinvolgendo il territorio ed in particolare, oltre alla popolazione, le farmacie e i Mmg.

E' stato ritenuto importante far emergere il ruolo della farmacia nelle campagne di prevenzione e screening, il ruolo della farmacia nell' appropriatezza dell'invio del paziente al Mmg ed il ruolo della farmacia come servizio al cittadino nel contesto del Ssn Risulta fondamentale, anche nell'ambito della farmacia, attuare strategie di tipo preventivo volte a fornire informazioni alla popolazione (educazione sanitaria), al fine di promuovere corretti stili di vita e/o correggerli, nonché valutare fattori di rischio che potrebbero determinare Irc. Attraverso le farmacie è possibile operare un attento monitoraggio che consenta un'indagine epidemiologica che descriva in maniera chiara ed esaustiva gli aspetti sopra evidenziati nella popolazione di Vicenza e provincia.

Tra gli obiettivi primari del progetto ‘Farmacia ed ipertensione: prevenzione del danno renale’, rientrava la stima dei soggetti ipertesi misconosciuti, vale a dire non ancora diagnosticati sul territorio. Ulteriore obiettivo era censire tutti i pazienti ipertesi che, pur essendo in trattamento farmacologico, non rientravano in termini di valori pressori nei target definiti dalla Società Europea di Ipertensione (ESH) e dalla Società Europea di Cardiologia (ESC). In questo contesto appare evidente che tutti questi soggetti sono di fatto a rischio di danno renale. Tra gli obiettivi secondari il Progetto proponeva inoltre di individuare la percentuale di popolazione a conoscenza del fatto che l'ipertensione arteriosa costituisce uno dei principali fattori di rischio per l'Irc.

Dopo un primo evento formativo interdisciplinare ha preso il via la fase sul campo iniziata il 6 ottobre 2014 e protrattasi fino al 6 febbraio 2015. In questo periodo lo studio è stato proposto a tutti gli utenti delle farmacie partecipanti secondo precisi criteri di inclusione.
Presso le farmacie il farmacista ha somministrato agli utenti arruolati uno specifico questionario (scheda paziente – allegata al presente comunicato) ed effettuato la misurazione gratuita della pressione arteriosa. Ai soggetti risultati ipertesi è stato consegnato un diario pressorio e gli stessi sono stati invitati a ripresentarsi per effettuare almeno tre misurazioni nell'arco di una settimana; una volta raccolti i valori pressori il farmacista invitava l'utente a recarsi dal MMG fissando un successivo appuntamento (dopo 30 giorni) al fine di poter somministrare una scheda di feedback del paziente, di verifica dell'eventuale successivo percorso diagnostico individuato dal MMG. Ai soggetti risultati non ipertesi il farmacista consegnava ugualmente il diario pressorio invitandoli a periodici controlli della pressione arteriosa.Successivamente l'U.O. Di Nefrologia ha effettuato l'analisi statistica dei dati raccolti.

Durante i quattro mesi di studio, presso le farmacie partecipanti, sono state effettuate 2036 interviste che hanno interessato in percentuali diverse maschi (38,4%) e femmine (61,6%) dove il 44,6% aveva un'età compresa tra i 45 e i 65 anni. L’analisi statistica preliminare evidenzia una popolazione di soggetti ipertesi misconosciuti pari al 26,26%. Tale dato è estremamente importante in quanto mette in luce una percentuale consistente di persone che se non individuate, sottoposte a screening specifici e ad eventuale terapia medica, nel tempo possono manifestare i cosiddetti danni d’organo e/o eventi acuti a carico di organi definiti “bersaglio” come rene, cervello, cuore , grossi vasi .

Le patologie a carico di questi organi possono essere estremamente debilitanti ed invalidanti: Ictus, emorragie cerebrali, infarti miocardici , uremia terminale con necessità di terapia sostitutiva (Dialisi )  Un altro dato importante emerso dallo studio è che il 56,97% di pazienti ipertesi in trattamento farmacologico risulta non essere a “Goal terapeutico”, cioè i loro valori pressori sono superiori a quelli indicati come normali dalle Linee Guida Internazionali.

Tale dato riveste importanza perché questi soggetti possono nel tempo sviluppare il danno d’organo o eventi cardiovascolari acuti che potrebbero sfociare in invalidità permanenti. Il tutto può essere interpretato, sottolinea lo studio, come espressione di una inadeguata compliance (aderenza) del paziente alla terapia e come mancanza, da parte del sistema sanitario, di una adeguata informazione ed educazione del paziente al trattamento farmacologico .

Se la conoscenza da parte della popolazione del fattore di rischio rappresentato dall'ipertensione arteriosa per le patologie vascolari è ormai invalso, non è altrettanto vero per quanto riguarda le patologie renali. Infatti il 49,2% degli intervistati, quasi la metà del campione, ha dichiarato di non essere a conoscenza del fatto che l'ipertensione arteriosa, se non adeguatamente trattata, può determinare un danno renale . Emerge, inoltre, l’alta prevalenza di diabete mellito e dislipidemie negli ipertesi intervistati. Questa osservazione è in linea con quanto già conosciuto in letteratura ma sottolinea ulteriormente l’importanza di tali comorbilità che aggravano ulteriormente ed in modo significativo il rischio di insorgenza di complicanze cardiovascolari e del danno renale con significativo rischio di progressione verso le fasi più avanzate dell’Irc.

Il progetto viene considerato uno studio pilota per realizzazioni future. Il cambiamento in essere nell'ambito della Medicina generale da lavoro individualista a favore di forme organizzative più complesse quali le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e la Medicina di Gruppo Integrata rende necessaria l’interazione con più figure professionali da una parte e dall’altra l’acquisizione di una diversa mentalità organizzativa che dovrà far interagire, anche attraverso strumenti più evoluti, tutti gli operatori nel comparto della sanità con l’obiettivo di migliorare tanto la prevenzione quanto il processo di cura con l’adeguata appropriatezza.

“La messa a punto di modelli organizzativi, la condivisione di metodologie, il superamento di inevitabili criticità, lo sviluppo di sinergie interprofessionali resteranno patrimonio comune, utile per il rafforzamento della rete assistenziale a disposizione del cittadino”. Ciò si rende sempre più auspicabile, se non addirittura necessario, “da un lato perché le esigenze di salute della popolazione richiedono un approccio di professionalità diverse sempre più coordinato, dall'altro perché un'efficiente rete assistenziale integrata permette un utilizzo più razionale e mirato delle risorse economiche del Servizio Sanitario e dell'utente, investendo anche in quelle iniziative di prevenzione che – conclude lo studio - nell'attuale momento economico vengono spesso forzatamente trascurate ma potrebbero indurre significativi risparmi già nel medio periodo”.

11 marzo 2015
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