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Stabilità. Anche il Veneto ricorre alla Consulta: “Tagli alle regioni incostituzionali”

Per la regione vanno rivisti i criteri previsti per la ripartizione dei tali tra regioni a statuto ordinario e autonome. Ma non va bene neanche il parametro usato del Pil regionale. Al suo posto usare i costi standard che evidenziano chi “è virtuoso e chi no”.


25 FEB - Dopo il ricorso della Lombardia, è stato depositato ieri dalla Regione Veneto il ricorso contro la legge di stabilità nella parte in cui impone alle Regioni ordinarie un taglio di 5,7 miliardi, che si aggiunge – sottolinea una nota della regione – “a quelli disposti per oltre 15 miliardi dalle ultime manovre”. 

“Questo comporterà il sostanziale azzeramento della spesa extra sanitaria per beni e servizi delle Regioni – continua la nota - e/o la messa a repentaglio, come rilevato dalla Corte dei Conti nella delibera n. 29 del 29 dicembre 2014, dell’adempimento dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritto alla salute”.

"Quello che più sconcerta – commenta il presidente del Veneto, Luca Zaia – è il criterio previsto dal governo Renzi per ripartire tale taglio fra le Regioni a Statuto ordinario, che disattende gli attuali criteri stabiliti dalla giurisprudenza costituzionale. Sconcerta molto anche il favore riservato alle ricche province autonome di Trento e Bolzano, dove nella tabella della legge di stabilità, art.1 comma 400, il contributo ad esse richiesto risulta solo di 46 milioni di euro. Il criterio per ripartire il taglio viene infatti individuato per le Regioni ordinarie prevedendo che il peso maggiore vada a carico di quelle con un Pil più elevato, ma non di Trento e Bolzano che hanno il PIL più elevato d’Italia". 

“Questo criterio penalizza gravemente e indebitamente il Veneto, in quanto non colpisce gli sprechi che abbondano in molte Regioni, ma i sistemi virtuosi – riprende Zaia –. Anziché tagliare i privilegi delle Regioni speciali, gli sprechi delle altre Regioni e la spesa eccessiva dei ministeri centrali, si tagliano in modo speciale le Regioni ordinarie virtuose, mettendone a rischio i sistemi sociali e sanitari e la possibilità di aiutare le imprese, con una pesante ricaduta sui diritti dei cittadini veneti, che con il loro residuo fiscale invece finanziano ogni anno lo Stato italiano per 20 miliardi di euro”.

Per questi motivi la Regione del Veneto, che ha affidato il ricorso al professor Luca Antonini, ha chiesto alla Corte Costituzionale che per ripartire il taglio, anziché il criterio del Pil regionale, venga adottato il criterio dei costi standard, “perché questi ormai esistono e davvero non si comprende perché, se si vuole attuare una seria spending review invece della messa a repentaglio dei sistemi virtuosi, non vengano applicati con determinazione”. 

La Regione del Veneto, ha impugnato la legge di stabilità anche su altri punti come quello relativo all'introduzione, in violazione del diritto comunitario, dello split payment, e ha chiesto alla Corte Costituzionale la sospensione, in attesa del giudizio, delle disposizioni statali impugnate, in modo da rendere il più celere possibile il giudizio della Consulta.

25 febbraio 2015
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