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Carcere di Verona, aggredito uno psichiatra. PsiVe: “Urgente garantire sicurezza alla nostra professione” 

Preso a pugni da un detenuto con la conseguente lesione del setto e frammentazione della piramide nasale. E’ ciò che è capitato ad un psichiatra dopo il ricovero coatto di un detenuto nel carcere nella provincia di Verona.  La sezione veneta della Società italiana di psichiatria esprime preoccupazione: “Un attacco brutale che non deve essere sottovalutato dalle istituzioni. Si deve investire di più in prevenzione e sicurezza”.

di Endrius Salvalaggio 
31 AGO - C’è preoccupazione da parte del coordinamento della Società italiana di psichiatria (Psi) del Veneto sul recente fatto di violenza, ai danni di un medico psichiatra dell’Azienda universitaria Ospedaliera Integrata di Verona, avvenuto nel reparto psichiatrico dedicato ai detenuti con disturbi mentali presso il carcere di Montorio (Verona). “La sicurezza degli operatori della salute mentale è un problema da affrontare con urgenza. La sezione veneta della Società italiana di psichiatria (PsiVe) esprime solidarietà al collega aggredito presso il carcere di Verona e ribadisce l’importanza della cultura della prevenzione”, commenta a riguardo Antonio Lasalvia, coordinatore PsiVe.

L'aggressione è stata perpetrata da un detenuto con disturbi mentali che aveva precedentemente ricevuto un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) proprio dal collega aggredito. “Animato da motivi di risentimento – si legge nella nota della sezione veneta della Società Italiana di Psichiatria (PsiVe) – per essere stato costretto al ricovero e all’assunzione forzosa della terapia, il detenuto ha attaccato il collega durante il suo lavoro, infliggendo lesioni gravi, tra cui la frammentazione della piramide nasale e la rottura del setto. L'intervento degli agenti della polizia penitenziaria (che, purtroppo, al momento dell’aggressione non si trovavano nel luogo in cui questa è avvenuta) ha scongiurato conseguenze peggiori”.

Il brutale attacco nel carcere veronese, per il coordinatore della PsiVe, dovrebbe rappresentare un campanello d'allarme per tutti sulla scarsità delle misure di sicurezza a tutela di chi cura e si prende cura, in particolare nella circostanza se i pazienti sono dei detenuti. “È necessario – avverte il professore - un impegno concreto da parte della politica anche in forza al precedente atto di violenza e fatale di pochi mesi fa ai danni di una psichiatra presso il Centro di salute mentale di Pisa”.

“L'evento – spiega Lasalvia – evidenzia, in generale, la necessità di rivedere e rafforzare le misure di sicurezza nei contesti dove gli operatori della salute mentale lavorano e, in particolare, solleva interrogativi preoccupanti sulle misure di sicurezza adottate all'interno del carcere di Montorio. La professione di psichiatra richiede un alto grado di empatia, competenza tecnica e pazienza, ma spesso i professionisti si trovano a fronteggiare pazienti con disturbi psicopatologici gravi nei quali talora minacce verbali possono trasformarsi in reali azioni aggressive”.

La Sezione Veneta della Società Italiana di Psichiatria, esprimendo la sua solidarietà al collega aggredito, sottolinea con vigore la necessità di promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e di prevenire aggressioni al personale sanitario. “È cruciale evitare che eventi come questo siano considerati banali incidenti inevitabili nel campo della psichiatria e garantire la massima attenzione a quanto accaduto. La salute mentale è un diritto umano fondamentale e coloro che lavorano per preservarla meritano la massima protezione e riconoscimento”.

Endrius Salvalaggio

31 agosto 2023
© Riproduzione riservata

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